In un tempo senza tempo, in un paese lontano lontano, viveva un cavaliere dall’armatura scintillante.
Il sole splendeva alto nel cielo, i monti disegnavano l’orizzonte, distese di fiori alti quanto bambini riempivano gli occhi, ed il prode cavaliere, con una bella piuma rossa come pennacchio, cavalcava il suo destriero lungo strade, boschi e campi.
Ogni volta che c’era un problema lui arrivava in soccorso: salvava fanciulle in difficoltà, portava bimbi al sicuro e sconfiggeva bestie feroci.
“Ti siamo debitori, prendi in dono uno zecchino”, lo ringraziavano i vecchi capi villaggio. “Fermati un poco con noi, ti daremo lingotti d’oro e argento”, lo allettavano i borgomastri. “Rimani a proteggere il castello e ti coprirò di gioielli e pietre preziose”, gli proponeva il Conte della fortezza antica.
“No, grazie mille”, rispondeva il cavaliere, faceva un inchino, scuoteva il rosso pennacchio e ripartiva in groppa al suo cavallo mai stanco. Lui degli zecchini non sapeva proprio cosa farsene e poi nella bell’armatura non aveva neanche una tasca piccina piccina dove metterli; l’oro e l’argento lo facevano riempire di bolle peggio di un folletto col varibillo; e la fortezza non gli piaceva per niente, tutta scura e piena di spifferi com’era.
Il Cavaliere che divenne Principe