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Tutte le fiabe della categoria "Domenico Ciampoli"

Ha scritto diverse raccolte di novelle popolari d’impronta verista: Bianca del Sangro (1878), Fiori di monte (1878), Fiabe abruzzesi (1880), Racconti abruzzesi (1880), Trecce nere (1882), Cicuta (1884), Fra le selve (1891), alle quali seguirono, dal 1884 al 1897, cinque romanzi influenzati dal D’Annunzio: Diana, Roccamarina, Il Pinturicchio, L’invisibile e Il Barone di S. Giorgio, privi di valore artistico. Oltre a curare diverse traduzioni di canti epici e popolari slavi e di racconti e romanzi di classici russi dell’Ottocento, nel 1891 pubblicò gli Studi letterari e le Letterature slave, nel 1896 una ricerca erudita sull’opera poetica dell’Aleardi, Plagi aleardiani, e nel 1904 i Saggi critici di letterature straniere.
Forse è storia, ed è in voce di leggenda.
 
Le giovinette che sentono raccontarla si stringono alla mamma facendosi rosse, e poi la notte fanno brutti sogni. E la dimane raccontano il brutto sogno al fidanzato sotto le ombre de’ boschi o delle siepi di rovi per affrettare il giorno delle nozze.”(Fiabe Abruzzesi, Il duca zoppo) 
Tutte le favole sono tratte da “Fiabe Abruzzesi. – Lecce: S. Ammirato, 1880″
La pagina di Domenico Ciampoli su Wikipedia.
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La rupe della Zita

Tratto da: “Fiabe Abruzzesi” di Domenico Ciampoli, trovi le altre fiabe della stessa raccolta qui.

Camminavamo a rilento; io su di un povero cavallo da nolo e il mio vetturino a piedi. Un sentieruzzo scosceso, pieno di ciottoli ci menava al guado del Sinello, le cui acque s’udivano scorrere fra i macigni pel cupo mormorio che brontolava da lontano.

Si faceva sera. Il sole indorava le case di un paesello – Gissi – posto al culmine dell’erta collina al di là del fiume, e ne facevi luccicare i’ vetri, i quali splendevano per un poco di luce viva e scintillante, e poi sparivano a mano a mano che il cavallo avanzava. Sulle alte siepi, che fiancheggiano tuttora la viuzza, s’udiva spesso un battere d’ali delle passere che andavano appollaiandosi, un pigolio di capinere, e più giù, là tra i pioppi della riva, il lamento di un rosignuolo, accompagnato dal monotono gracidar delle rane, venute su da qualche pantano che nel letto del fiume resisteva ancora ai caldi estivi.

La rupe della Zita