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Tutte le fiabe che parlano di "segreto"

La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "segreto", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".

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Lo specchio di Boris

Boris era un bambino come tanti altri. I suoi 9 anni non gli pesavano più di tanto e passava le sue giornate leggendo, giocando, guardando la tv e divertendosi con i suoi amichetti. La sua mamma e il suo papà gli volevano un gran bene, come tutti i genitori del resto con i propri figli: insomma, tutto sembrava rientrare in quella normalità familiare che è consuetudine nella nostra società.

Un giorno, purtroppo molto triste, il suo ultimo nonno ancora in vita si ammalò gravemente. Quando il dottore uscì dalla sua stanza dopo la sua ultima visita a domicilio, parlò con i genitori di Boris i quali a capo chino ed affranti dal dolore si rivolsero al bambino seduto mestamente in disparte, come se avesse già capito che c’era ben poco da fare.

– Boris, il nonno vorrebbe parlarti. – disse la mamma al filgio.

Con molto indugio e lanciando qualche sguardo dubbioso ai suoi genitori, Boris aprì lentamente la porta entrò nella stanza del nonno.

– Oh, caro Boris ! – esclamò con voce fioca il nonno …. – scusa se è un po’ buio ma, sai, il dottore è un tipo un po’ pignolo e non ama che si sprechi troppa luce in occasioni come queste. –

Lo specchio di Boris

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Celestino Mingherlino e il ritorno dei Verdastri

È un’afosa mattina di giugno.

Una primavera capricciosa sta infastidendo gli abitanti del paese e del bosco con scrosci di acquazzoni e pioggerelle antipatiche.

Il tipico profumo di erba e foglie bagnate sembra non esistere più, al suo posto un caldiccio umido e malato che si appiccica addosso e fa sudare tanto costringe tutti a rimanersene nelle proprie casette con le persiane socchiuse, cercando di acchiappare un po’ di fresco nella penombra.

Questo clima non fa certo bene al povero Celestino Mingherlino che, malgrado la salute di ferro e l’incrollabile ottimismo, soffre di reumatismi da umido.

Celestino Mingherlino e il ritorno dei Verdastri

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Il Cavaliere che divenne Principe

In un tempo senza tempo, in un paese lontano lontano, viveva un cavaliere dall’armatura scintillante.

Il sole splendeva alto nel cielo, i monti disegnavano l’orizzonte, distese di fiori alti quanto bambini riempivano gli occhi, ed il prode cavaliere, con una bella piuma rossa come pennacchio, cavalcava il suo destriero lungo strade, boschi e campi.

Ogni volta che c’era un problema lui arrivava in soccorso: salvava fanciulle in difficoltà, portava bimbi al sicuro e sconfiggeva bestie feroci.
“Ti siamo debitori, prendi in dono uno zecchino”, lo ringraziavano i vecchi capi villaggio. “Fermati un poco con noi, ti daremo lingotti d’oro e argento”, lo allettavano i borgomastri. “Rimani a proteggere il castello e ti coprirò di gioielli e pietre preziose”, gli proponeva il Conte della fortezza antica.
“No, grazie mille”, rispondeva il cavaliere, faceva un inchino, scuoteva il rosso pennacchio e ripartiva in groppa al suo cavallo mai stanco. Lui degli zecchini non sapeva proprio cosa farsene e poi nella bell’armatura non aveva neanche una tasca piccina piccina dove metterli; l’oro e l’argento lo facevano riempire di bolle peggio di un folletto col varibillo; e la fortezza non gli piaceva per niente, tutta scura e piena di spifferi com’era.

Il Cavaliere che divenne Principe