E dai no …
Un bimbo, quando dice “no!” grida da matto! Un bimbo quando dice “no!” insiste, ma lui è convinto! Quando dice “No!” è sempre un “No!”. Quando però lo sgridi, il bimbo piange, e sei tu che… E dai no …
La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "bimbo", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".
Un bimbo, quando dice “no!” grida da matto! Un bimbo quando dice “no!” insiste, ma lui è convinto! Quando dice “No!” è sempre un “No!”. Quando però lo sgridi, il bimbo piange, e sei tu che… E dai no …
Non lontano da Asiago,
viveva assai felice un bimbo mago.
Era talmente buono e saggio
che gli abitanti decisero che doveva contar i buchi del formaggio.
Uno, due, tre, ogni fetta quarantatré.
E segnava proprio tutto
dalla mattina alla sera, ed era bello,
tanto bello che decise di contar tutte le stelle.
C’era una volta una contadina che pianse tutte le sue lacrime per la perdita del marito, ma nessuna di esse poté ridarle lo sposo. Così, con il cuore ferito continuò a occuparsi del solo amore rimastole: il loro bambino.
Egli, benché fosse bello come il sole al mattino, aveva un difetto, quello di diventare un mostro appena un no gli veniva detto.
Gli occhi si trasformavano in due uova al tegamino, il naso lungo e rosso tale e quale a un peperoncino.
Le orecchie come cimbali s’ingrandivano e, stonati come coperchi sulla testa, rintronavano.
La bocca spalancava pari a quella dell’ippopotamo che sbadiglia e, i denti, mamma mia, con quelli del pescecane facevano pariglia!
Nell’orfanotrofio di San Germano d’Auxerre erano accuditi tanti trovatelli e tra questi c’era Luc un bambino davvero speciale, perché era molto buono, ma buono davvero.
Se aveva qualcosa, si apprestava a dividerlo con gli altri e se poteva aiutare, non se lo faceva chiedere. Era generoso e d’animo semplice.
Il piccolo, era stato lasciato sui gradini della struttura che aveva solo pochi mesi e da allora, erano già trascorsi otto anni. Stranamente, non aveva trovato nessuno che lo adottasse, sebbene fosse molto grazioso e educato.
Per la sua giovane età, il bambino aveva una saggezza che lasciava tutti sempre a bocca aperta ed era per questo però, lasciato in disparte dagli altri. Troppo diverso dai suoi simili, tanto che trascorreva gran parte del suo tempo da solo.
Un giorno nell’approssimarsi del Natale, Suor Josephine disse:
“Bambini, prendete carta e penna e scrivete la letterina, mettendo che cosa volete ricevere come regalo”.
In un tempo senza tempo, in un paese lontano lontano, viveva un cavaliere dall’armatura scintillante.
Il sole splendeva alto nel cielo, i monti disegnavano l’orizzonte, distese di fiori alti quanto bambini riempivano gli occhi, ed il prode cavaliere, con una bella piuma rossa come pennacchio, cavalcava il suo destriero lungo strade, boschi e campi.
Ogni volta che c’era un problema lui arrivava in soccorso: salvava fanciulle in difficoltà, portava bimbi al sicuro e sconfiggeva bestie feroci.
“Ti siamo debitori, prendi in dono uno zecchino”, lo ringraziavano i vecchi capi villaggio. “Fermati un poco con noi, ti daremo lingotti d’oro e argento”, lo allettavano i borgomastri. “Rimani a proteggere il castello e ti coprirò di gioielli e pietre preziose”, gli proponeva il Conte della fortezza antica.
“No, grazie mille”, rispondeva il cavaliere, faceva un inchino, scuoteva il rosso pennacchio e ripartiva in groppa al suo cavallo mai stanco. Lui degli zecchini non sapeva proprio cosa farsene e poi nella bell’armatura non aveva neanche una tasca piccina piccina dove metterli; l’oro e l’argento lo facevano riempire di bolle peggio di un folletto col varibillo; e la fortezza non gli piaceva per niente, tutta scura e piena di spifferi com’era.
Come è strano questo sentimento
sguaiato,ovvero banale,
consumato troppo in fretta
o sbiadito dal tempo
o dimenticato tra le pieghe della mente,
o sbattuto,svilito,contro un muro o tra le scale
nella penombra di un portone grigio
ove la poesia è morta magari per disgrazia
o per eccesso d’amplesso.