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Tutte le fiabe della categoria "Le vostre fiabe"

La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi appartenenti alla categoria "Le vostre fiabe", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".

L’asino che (non) vola

asinoIl paese degli asini che NON volano è un posto molto lontano. In quel paese gli asini si sono scordati di come potessero a volare, tanto che ora sono convinti di non poterlo fare.

A noi pare incredibile, ma in questo strano mondo, gli asini che NON volano camminano su quattro zampe, con quelle orecchie irte come i nostri asini.

Gli asini che NON volano si sono scordati il loro passato di asini migratori. Gli asini che NON volano nemmeno immaginano cosa si stanno perdendo.  Gli asini che NON volano non hanno mai volato.

Chissà come ci sono finiti in quello strano mondo, chissà perché nessuno ha mai volato. Me lo chiedo da sempre. Come può esistere quel mondo dove gli asini NON volano?

Asini che NON volano, ma pensa te …

Talmente asini, quegli asini, da scordarsi pure di guardare il cielo. Talmente asini, quegli asini, da non accorgersi dei mille passaggi dei loro compagni migratori sopra le loro teste. Talmente asini, quegli asini, dal dileggiare chi s’avventurasse nell’idea che potesse esistere l’asino che vola.

L’asino che (non) vola

I massimi sistemi? A brugola!

brugolaVita, morte, che vuoi che sia? Due istruzioni in svedese e te le faccio e te le disfo con una brugola.Vita, morte, due facce della stessa medaglia dell’imponderabilità.

Eh, no, così non vale, troppo semplice.

Troppo semplice davvero? Mi vuoi fare credere che ci sia tutta ‘sta complessità davanti a due stati essenzialmente assimilabili in una condizione e nella negazione della stessa?

Ma pensa a quante sfumature del vivere esistono. Pensa a quanti modi di vivere. Pensa a quante scelte hai fatto.

Ma dai: nasco e muoio, batte e non batte, funziona e non funziona. Tutto il resto sono invenzioni, costruzioni e costrutti messi lì per aumentare il prezzo. Questione di marketing.
I massimi sistemi? A brugola!

pensiero

L’uomo senza pensiero

L’uomo senza pensieri viveva d’una vita fatta di gesti abituali.

Svegliarsi comportava l’alzarsi.  L’alzarsi il lavarsi. Il lavarsi il vestirsi. Fino alla sera, quando s’addormentava davanti alla televisione.

Viveva di pensieri passivi. Viveva la vita altrui. Viveva di bisogni imposti.

L’uomo senza pensieri viveva il nulla altrui, se ne impossessava nell’inconsapevolezza di farlo.

Si stava bene con l’uomo senza pensieri come amico, gli si poteva rifilare qualsiasi pensiero, lui si limitava ad ascoltare, senza pensare, per definizione. Dava risposte, vuote, perchè a domanda si risponde. Gesto abituale.

L’uomo senza pensieri dipingeva. Il prato verde prato, il cielo azzurro cielo, il sole giallo sole. L’uomo senza pensieri era un’artista apprezzato. L’uomo senza pensieri esprimeva il suo nulla in un gesto quotidiano, dove la fantasia lasciava il posto all’abitudine.

Ma un giorno il sogno. Nei suoi quadri l’ordine si scombinò. Il prato divenne giallo sole, il cielo verde prato e il sole azzurro cielo.  

L’uomo senza pensiero

abc

ABC

Andavo Biascicando Con Distrazione E Faciloneria

Gli Hegeliani Ideali,

Lasciando Marcire Nell’Oblìo

Passioni Quiescenti,

Reprimendo Sospiri,

Trascinando

Un Vagheggiare Zoppo.

 

ABC

volta

C’era una volta

C’era una volta, una Volta che sosteneva un intero palazzo. Una volta, quella Volta si stancò. Con tanto di Chiave, prese la chiave, aprì la porta che porta fuori ed uscì. Il palazzo, nemmeno per… C’era una volta

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La città dei presidenti

Vi presento la Città dei Presidenti: l’esasperazione democratica, di una Città che subì una feroce dittatura.

Nella Città dei Presidenti ognuno ha la sua propria presidenza da onorare. Tutti. Tranne uno. Il Cittadino. L’unico.

I presidenti gestiscono ogni cosa, dal Consiglio Comunale alla pulizia delle fughe delle piastrelle. Il Presidente del Consiglio sta alla pari del Presidente delle Fughe delle piastrelle. Ce n’è per tutti. Migliaia di presidenze (38.441 per la precisione).

Ma lui no. Il Cittadino non ha competenze. Il cittadino non ha responsabilità. Eppure, per le Leggi della Città, è l’unico elettore. L’unico senza conflitto d’interesse. L’unico che essendo scagionato da ogni responsabilità, ha la responsabilità più grande: quella della Nomina. Democrazia perfetta.

I presidenti coccolano il Cittadino, sperando nella ri-nomina. I presidenti sanno fare solo i presidenti, non avrebbero scampo come scialbi cittadini. Non sarebbero mai all’altezza del compito del Cittadino.

Il Cittadino è l’unico a non avere alcuna competenza. Il Cittadino è colui che decide il collocamento di ogni Presidente. Il Cittadino ha il potere di nominare Presidente del Consiglio il Presidente delle Fughe.  

La città dei presidenti

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Il quadro senza senso

Lo trovarono così: guardava il cielo lungo disteso nell’erba fresca. Morte tanto rapida quanto sciocca: soffocamento da nocciolina. Il suo cuore delicato non resse.

Astrattista nell’anima. Lasciò l’ultima opera.  Accanto a se. Lunga distesa, rivolta al cielo, nell’erba fresca. Dualismo artista, arte.

Opera perfettamente compiuta, se non fosse stato per un dettaglio. Mancava la firma. E ora come s’appende? In quale direzione? Qual è il senso?

Il dilemma del senso. Furono chiamati i più grandi esperti d’arte i quali cercarono di svelare il mistero del quadro senza senso. Ognuno aveva i propri argomenti. Ognuno proponeva la soluzione. Una delle quattro possibili.

Il quadro restava intimamente senza senso.  L’artista s’era portato il senso con se.

Si cercò negli ultimi scritti del povero artista. Si scavò negli ultimi istanti. Si cercarono tracce sul cavalletto. Si cercò persino di capire la direzione della pennellata. Tecniche da polizia scientifica e rocambolesche indagini soprannaturali. Ma furono solo ipotesi.

 

Il quadro senza senso

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Tre parole

Tre parole, non di più. Nel Regno Silente sono tre quelle permesse. Tre misere parole. Le uniche possibili per liberare la propria voce. Tre parole. Muto prima. Muto tra una e l’altra. Muto poi. Tacere… Tre parole