Celestino Mingherlino e l’omino del Tempo
Già da una settimana sul bosco cadeva una pioggerella incessante e malata, di quelle che impregnano l’aria di umido, un umidiccio fastidioso che ti si insinua nelle ossa e ti fa venire tutti gli acciacchi.
Celestino Mingherlino si sentiva così, stanco, malaticcio e acciaccato.
Era un po’ preoccupato, lui sempre così arzillo e allegro e scattante, si ritrovava col mal di schiena e con uno strano umore sospeso tra la pigrizia e la noia: cominciava le cose e le lasciava a metà, andava alla finestra, andava a fare la pipì, tornava in salotto, si sedeva, si alzava, intrappolato in un’impazienza che non esplodeva in nulla di creativo.
Le settimane successive fu anche peggio: la pioggia si alternava ad acquazzoni violenti, con certi fulminacci e certi tuoni che ti facevano sobbalzare da sotto uno spesso strato di coperte, proprio mentre eri lì lì per cascare nel sonno.












