La signora del tempo (7) / Gli stessi nemici

La signora del tempo (7) / Gli stessi nemici

Fiaba pubblicata da: marzia.o

Qui tutte le puntate.

Luce aveva salutato il pianeta Pleseo con un sorriso, quando il piccolo vortice che aveva avvolto lei e Linda si fermò, si ritrovò in un laboratorio, dei militari stavano scappando e una voce gracchiante diceva:

«Sterminare».

Luce reagì immediatamente schiacciando il pulsante del medaglione più piccolo, prendendo in braccio Linda. La voce tornò a ripetere la sua minaccia, lanciando contro la ragazza e la bimba, un raggio rosso, ma nonostante che lo lanciava a ripetizione sembrava non colpirle.

Luce lo guardò con tutta calma, ora sapeva che il medaglione scudo funzionava alla grande. L’essere che le veniva incontro era alto circa un metro, il corpo era a forma di cilindro, con una corazza di metallo a nido d’ape, si spostava su un cuscinetto a sfera, una testa rotonda sempre di metallo che poteva spostare a trecentosessanta gradi, al centro un cono con un occhio dove lanciava il raggio rosso. Luce cercò nella sua memoria il nome di quella specie di robot, continuò a osservarlo finché l’essere, non fu a pochi passi e finalmente la ragazza si ricordò il suo nome e sussurro “Darek”, improvvisamente gli venne in mette che era stata una delle razze che avevano cercato di approfittare della situazione quando era scoppiata la guerra tra le due fazioni dei signori del tempo. Luce fu colta da rabbia e quando il Darek disse di nuovo “sterminare” la ragazza alzò una gamba e dandogli un calcio rispedendolo in fondo alla stanza gli disse:

«Tu non stermini proprio nessuno dannato Darek».

Colto di sorpresa il Darek, rimase immobile inquadrandola con il suo occhio, nel frattempo Luce estrasse il suo cacciavite sonico e glielo puntò contro, l’occhio esplose. Uno dei militari si avvicinò e le domandò:

«Sono il tenente Parcher, al comando di questo sito militare, come ha fatto entrare? E soprattutto lei chi è signora?».

«Giorno e anno tenente?», chiese Luce eludendo la domanda dell’uomo.

«23/02/2004 signora mi vuol dire chi è lei».

«Sono la dottoressa Braun, Luce Braun con precisione, e lei tenete mi ha comunicato una bellissima notizia», rispose Luce con un magnifico sorriso, poi domandò: «Mi dica tenete cosa ci fa un Darek qui dentro?».

«Darek? È il nome di quel coso?».

«Sì, ma non mi ha ancora risposto?».

«Lo abbiamo trovato in un ripostiglio, volevamo esaminarlo, ma…».

«Ma lui non era dell’idea di farsi esaminare, mi faccia vedere il ripostiglio tenente».

«Dottoressa Braun, la bambina non sarebbe più al sicuro se fosse portata a casa?».

«No, per ora lei resta qui, mi faccia vedere il ripostiglio». Il tenente Parcher non insistette, aveva bisogno d’aiuto e sembrava che quella ragazza sapesse il fatto suo. Luce aprì lentamente la porta del ripostiglio, vuoto, totalmente vuoto, ma la ragazza sapeva che non doveva fidarsi, esaminò l’interno dello sgabuzzino con la penna cacciavite, e scoprì che dietro alla parete cera un tunnel, Luce si fece pensierosa ora doveva davvero riportare a casa Linda quindi disse al tenente che era in attesa: «Tenente la devo lasciare per qualche minuto, se uno dei Darek si fa vedere voi, sparate contro l’occhio. Vi consiglio di centrarlo al primo colpo, e soprattutto non toccate quello distrutto, potrebbe essere ancora vivo, se è toccato, potrebbe rigenerarsi, tenete mi lasci un pass all’entrata», a Luce l’era basto guardare fuori dalla finestra per capire dove si trovava lo stabile con il laboratorio.  Luce tornò schiacciare il pulsante sul medaglione più grande e questa volta si trovò all’interno della macchina del tempo. Linda protestò, ma Luce questa volta fu irremovibile, raggiunse il laboratorio militare in macchina. Fu subito lasciata passare, il tenente Parcher le andò incontro salutandola con il saluto militare e le disse:

«Ben tornata dottoressa Braun, mi permetta di dirle che è un vero onore averla al nostro fianco».

«Grazie ma non ho ancora fatto niente per meritarmi codesta ammirazione».

«Mi permetta di dirle che avere qui una delle menti più eccelse del nostro tempo non è poca cosa», rispose il tenente pieno d’ammirazione.

«Se lo dice lei tenente», sorrise Luce mentre si dirigeva verso il ripostiglio.

«Lei è la dottoressa Luce Braun della fondazione Luminos Braun, laureata in geofisica, in astrofisica, in aerospaziale, in scienze naturali, in biologia, in lettere antiche e in lingue arcaiche, in storia antica e moderna chimica e…».

«Va bene, va bene tenente, ho capito ha fatto i compiti, ora mi dica i Darek si sono visti?».

«No dottoressa, abbiamo solo sentito dei rumori».

«Bene, qualcuno ha toccato quello del laboratorio?».

«No dottoressa».

«Bene mi dia un paio di guanti in lattice, non voglio che si rigeneri assorbendo il patrimonio genetico dei signori del tempo, sarebbe proprio un paradosso», Luce si mise i guanti e si avvicinò al Darek distrutto prima, come supponeva la parte esterna di metallo, era solo una corazza. Il vero Darek era suo interno, era piccolo e informe. Luce lo esaminò l’essere era morto, stranamente Luce provò pena per quel povero essere che forse era nato e addestrato per uccidere, che forse in altre circostanze non avrebbe mai ucciso nessuno. Si forse la sua razza era stata coinvolta nell’ultima grande battaglia del tempo, ma in quella guerra nessuno aveva vinto, perché una volta scatenato il vortice del tempo, le razze coinvolte erano rimaste, imprigionate per sempre. Luce sospirò poi disse: «Tenente, con molta probabilità questo essere non è solo e l’entrata per arrivare gli altri sarà nel ripostiglio. Adesso io entro nel ripostiglio, lei e i suoi uomini entreranno solo quando vi chiamo, non prima, mi dia anche un auricolare per tenerci in contato».

«Come desidera dottoressa».

«Forse ci saranno altri passaggi da cui i Darek potranno arrivare, faccia sorvegliare il perimetro e tutta la zona in torno al palazzo per almeno 2 km».

«Agli ordini dottoressa».

Luce attivò lo scudo e aprì il ripostiglio, ancora una volta lo trovò vuoto, dalla tasca interna della giacca estrasse la penna cacciavite e trovò il punto esatto, dove la parete nascondeva l’entrata del tunnel, lo sfondò vi si addentrò. Il tunnel si addentrava sotto terra per circa 2 km poi verso la fine si allargava sempre di più per poi diventare una caverna, la grotta era piena di Darek, Luce sorrise e disse:

«A pero una vera invasione, in piena regola».

I Darek nel sentire la voce della ragazza si girarono verso di lei, alcuni la circondarono dissero.

«Sterminare».

I raggi partirono in più punti, ma non la colpivano. Luce li lasciò sfogare per un po’ poi impazientita, disse:

«Allora gente questa storia deve andare ancora avanti per molto, no perché io avrei qualcosa da dire».

I raggi terminarono all’istante, tre Darek con colori diversi dagli altri, quello al centro chiese:

«Chi sei? Perché i nostri raggi non ti colpiscono? E come hai ucciso il nostro compagno?».

«Al piano superiore mi chiamano la dottoressa Braun. I vostri raggi non mi colpiscono perché ho uno scudo, e per quanto riguarda al vostro compagno, mi dispiace, ma mi ha costretto. Si è vero, all’inizio quando ho capito che era uno di voi mi sono lasciata prendere dalla rabbia, ma non è né nella mia natura la violenza, ma per rispondere la vostra domanda, ho usato questo», Luce mostrò la penna cacciavite sonico, poi aggiunse «Ora detto tutto ciò vi do la possibilità, andatevene ed io non farò nulla contro di voi».

«Chi sei veramente, come fai ad avere un cacciavite sonico?», chiese il Darek.

«Ve lo già detto chi sono, e vi sto dando la possibilità di andarvene senza danni».

«Tu parli come il nostro peggior nemico».

«Davvero, e chi sarebbe?», chiese Luce sorridendo, perché conosceva già la risposta.

«L’ultimo signore del tempo, quello che tutti chiamano il dottore, forse tu sei la sua compagna, e lui ci sta preparando una trappola». Luce sorrise, ma non commentò, mentre parlava con il Darek, si era guardata attorno e aveva anche cominciato a spostarsi. La grotta in realtà era l’astronave dei Darek, Luce aveva tenuto il caccia vite sonico in mano, il Darek non se ne accorse perché la ragazza lo nascondeva nella manica della giacca, con molta calma lo puntò contro il quadro di comando, e modificò i parametri di accensione. Il Darek le domandò ancora: « Dove si trova il dottore?».

«E chi lo sa, piacerebbe saperlo anche a me. Ma se non ti spiace, vogliamo tornare a noi, ve ne andate con le buone o devo passare alle maniere forti».

«Tu non sei una minaccia, tu sei una terreste, e i terrestri non sono avanzati come noi».

«Ma io ho un cacciavite sonico, uno scudo energetico che mi protegge, e posso spostarmi da un punto all’atro della tua nave come e quando voglio», dette queste parole Luce scomparve lasciando il Darek confuso. La sala motori era un vero groviglio di fili, ma al centro c’era un cilindro. Luce sorrise, l’era bastato uno sguardo per capire di cosa si trattasse, non cerano Darek in quella zona dell’astronave, così la ragazza lavorò con calma, prima di tornare a parlare con il Darek, ebbe il tempo tornare dal tenente Parcher, il quale le disse d’aver trovato altri due ingressi sospetti, Luce sigillo le due entrate dopo d’aver appurato che il tenente avesse ragione, e sigillo anche l’entrata del ripostiglio. Luce tornò dal Darek che le domandò:

«Come sei riuscita a sparire, come può una terrestre comportarsi come un signore del tempo?».

«Forse perché lo sono».

«No i signori del tempo sono morti tutti, ne è sopravissuto uno solo, il dottore».

«Sì, è vero, ma ti assicuro, anche se io sono nata su questo pianeta, io sono una signora del tempo, e se avessimo più tempo, te lo mostrerei».

«Dov’è la tua macchina del tempo?».

«Non ti riguarda, e non interrompermi mentre parlo. Come ti stavo dicendo, non c’è più molto tempo, ho sigillato le tre uscite della vostra astronave, se non ve ne andate di vostra scelta, farò saltare il vostro mezzo spaziale».

«Anche tu morirai».

«No, io sarò l’unica a sopravvivere, io posso viaggiare nello spazio temporale, mentre voi esplodete, io sarò a sorseggiare the su Sondrio quattro».

«Il palazzo sopra di noi esploderà con noi».

«Si c’era questa probabilità ma sai non sono stata via mezz’ora per niente. Allora cosa decidete?». Il Darek rimase in silenzio, Luce sperava ardentemente che decidessero d’andarsene, ma sapeva che avrebbero deciso di combattere, infatti, pochi istanti dopo i Darek cominciarono agirle intorno pronti ad attuare la loro offensiva e a gracchiare la loro minaccia “sterminare”, nel sentire quella parola alla giovane si strinse il cuore, anzi i due cuori, anche se non erano del tutto sviluppati. Luce fece un respiro profondo poi disse: «Questa è dunque la vostra decisione, ho detto che vi avrei fatto esplodere, ma il termine giusto che vi farò sparire come hanno fatto i signori del tempo, e non ho bisogno neanche di aprire il vortice dello spazio delle epoche grazie alla mia macchina del tempo. Sai, mi basterà puntare questo contro il panello di comando», mentre parlava, aveva estratto il cacciavite sonico, «E il cilindro che si trova nella sala motori esploderà e si aprirà il vortice, e voi scomparirete risucchiati, proprio come i vostri antenati».

«Se lo farai, sarai risucchiata anche tu».

«Rischierò». Luce non aspettò più che il Darek controbattesse la sua affermazione, puntò il cacciavite sonico contro il panello di controllo e schiaccio il pulsante, si sentì un leggero suono poi tutto cominciò a vorticare intorno a lei, e mentre attivava il medaglione per tornare nella stanza dove lo aspettava il tenente Parcher, sussurrò: «Mi dispiace, non mi avete lasciato scelta». Luce tornò a casa quasi subito, dicendo al tenente Parcher che se avesse avuto bisogno d’aiuto di lasciarle un messaggio. Viaggiando nel tempo Luce dovette combattere con molte specie aliene, le stesse che combatteva anche l’ultimo signore del tempo.

Qui tutte le puntate.



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