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Tutte le fiabe che parlano di "sogno"

La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "sogno", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".

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Le favole sono stupide?

Era una fredda mattina di dicembre ed Elisa si stava preparando per andare a scuola; frequentava, orgogliosamente, la quarta elementare. Sua sorella Laura, tre anni più piccola, non ne voleva sapere di alzarsi dal letto.

“Fa freddo fuori!” strillava.

“Ma dai Laura!” la incitò la mamma, “Oggi a scuola la maestra Silvia vi legge le favole”

“Le favole sono stupide!” affermò con grinta Laura e si infilò con la testa sotto le coperte.

Elisa intanto aveva finito di bere il suo latte, aveva preparato lo zaino e si era imbacuccata con cappotto, sciarpa e guanti. Sua madre le infilò il berretto di lana, calzandoglielo fin sugli occhi e gridò, per farsi sentire da Laura: “Noi siamo pronte e ce ne andiamo! Qualcun altro vuol venire a scuola?”

Le favole sono stupide?

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Il topino sognatore

Guardando la luna
un dolce topino
sorseggia sidro,
si pappa un dolcino.

Sfoglia un buon libro,
indossa il pigiama,
pensa e ripensa
a ciò che più ama:
alla topina
della porta accanto,
che non ricambia, forse
per vanto;

Il topino sognatore

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L’oca giuliva

Se ne va la bella ochetta,
con un  piglio un pò da  sogno,
piano piano nello stagno.

Le sue piume si rassetta,
sotto l’acqua infila il collo
e poi lo scrolla in grande fretta.  

Pronta e tutta sistemata, danza al suon di un “minuetto”,
le fan coro tutt’intorno le ranocchie del “laghetto.”

L’oca giuliva

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Una vacanza speciale per Anita

C’era una volta una bambina di nome Anita che viveva con i suoi genitori nella grande città “Difrettainfuria” dove tutti andavano di corsa.

Un giorno i suoi genitori, stanchi della loro vita frenetica, decisero di farsi una vacanza nella tranquilla casa in montagna, ma Anita non abituata alla tranquillità non voleva proprio andarci.

Iniziò a piangere a più non posso,ma nulla di fatto. I due erano ormai convinti di voler partire.

Anita andò a letto senza più replicare, per l’eccessivo pianto si addormentò subito abbandonandosi ai sogni.

Improvvisamente la bambina si ritrovò in giro per il paesino di montagna dove notò uno cupo chalet col tetto spiovente pieno di gracchianti corvi e una donna con una corona in testa,bardata in uno scuro e gonfio abito che ordinava acida di entrare nello chalet a una lunga fila di bambini dall’aria triste!

Una vacanza speciale per Anita

angioletto-palloncino

L’angioletto e il palloncino

Canti …balli e luci accese…c’è la festa giù in paese!
Burattini , giocolieri e giostrine colorate,
caramelle e torroncini per la gioia dei piccini.
Che succede all’improvviso?

Dalle mani di un bambino scappa via il suo palloncino,
vola via sempre più in alto e si perde là nel cielo.
Lui lo segue con gli occhietti che si chiedono interdetti:
“chi fa mai questi  dispetti?”

L’angioletto e il palloncino

cavalluccio-dondolo

Il cavalluccio a dondolo

Trotta trotta cavalluccio,
sul tuo dondolo di legno io comincio un gran bel sogno.
Vado avanti e ondeggio indietro dolcemente con la  testa ,
se poi chiudo  gli occhi un poco  mi ritrovo….. in una festa!

Una festa con le danze, luci accese in grandi stanze,
dove vedo tanta gente tutta allegra e sorridente.
Io continuo a dondolare,perché voglio ancor sognare,
questa festa è straordinaria,mi vien voglia di cantare!

Il cavalluccio a dondolo

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La bimba del bosco di lecci

Era una bimba, una donna, o forse uno spirito? Neanche lei lo sapeva, era stata sempre sola con il suo cerbiatto e non sapeva chi fosse, quanti anni avesse, che differenza ci fosse tra uno spirito e un corpo, tra un uomo e un fantasma. Conosceva solo il bosco, fitto di lecci, che a lei, piccolissima, apparivano alberi scuri e immensi.
Aveva una nuvola arruffata di capelli rossi, pelle bianchissima e due occhioni scuri, dolci e impauriti, ma brillanti e vivaci. Viveva di notte, riparandosi dalla pioggia in piccoli anfratti, parlando alle stelle e ai fiori, volando sulle ali delle civette per farsi cantare melodie lievi dalla luna, giocava a rincorrere i ghiri e i topi quercini, e non si separava mai dal suo unico amico, un cerbiatto che, come lei, non sapeva crescere ed invecchiare. All’alba i due amici cercavano un morbido letto di muschio e vi si adagiavano per dormire.

La bimba del bosco di lecci

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Il custode dei sogni

Quest’ uomo andava in giro con la sua valigia e raccoglieva i sogni dei bimbi e degli uomini e donne che li immaginavano e li lasciavano in giro.

Raccoglieva i sogni e li riponeva nella sua valigia di cartone con sopra dipinte le stelle.

Lui poteva vederli erano leggeri ed evanescenti e leggermente luminosi. Molte volte le persone li abbandonavano e si spegnevano un poco e lui camminando per strade e piazze li vedeva e li raccoglieva.

Giorno dopo giorno continuava a mettere i sogni in questa valigia.

Il custode dei sogni

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Che lavoro farò da grande?

Qualche mese fa, a scuola ci hanno assegnato un compito per la settimana seguente: dovevamo scrivere un testo intitolato “Che lavoro farò da grande?” e spiegarne il perchè.

Tornai a casa, mi misi comoda, andai in camera mia e, sulla scrivania avevo carta e penna… in testa non avevo idee, non sapevo cosa scrivere; in realtà non avevo mai, ma dico mai pensato al fututro.  

Alcuni giorni dopo, mi iniziarono a gironzolare per la testa delle idee, delle strane idee. Visto che solo a pensarle erano idee assurde, non scrissi nulla sula foglio; era ancora bianco e vuoto come quando l’avevo tirato fuori dal pacco… Mi stavo addormentando, grazie alla mia sorellina che la notte prima, piangendo, non mi aveva fatto chiudere occhio, tutta la notte a fissare il buio soffitto della camera. Mi stesi sul letto e nel giro di pochi minuti, mi addormentai. Aprii gli occhi e, mi ritrovai in uno strano posto.

Che lavoro farò da grande?

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La bambina e l’orsacchiotto

E’ appena mattino e non riesco a svegliarmi. Ho tanto sonno. Saltando la colazione e senza accorgermi di essere vestita, mi trovo già fuori dalla porta per avviarmi verso la scuola. Eppure non mi sembra tutto normale o, quantomeno, di ordinario aspetto. Anche i prati che mi circondano hanno un colore verde intenso con miliardi di goccioline di rugiada che riflettono luce come tante stelline.

E’ una giornata di cielo sereno e l’aria ventila brevi soffi, alquanto freschi. Siamo nella prima decade d’aprile e la primavera comincia a mostrare i suoi sorrisi. Indosso una gonna azzurra con una camicia bianca ed un pullover celeste. Ho calzato un berrettino molto raffinato, con brevi tese e un nastrino anch’esso azzurro che gira intorno alla sua base. Così, con i miei libri sottobraccio, mi avvio sul sentiero a tratti inghiaiato, a tratti selciato. Guardandomi intorno ho l’impressione di vedere gli alberi e tutta l’area circostante non proprio come solito; mi sembra di vivere in un mondo diverso.

La bambina e l’orsacchiotto

Walden

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Qualche giorno dopo essere nato mi trasformai in asino.

Ero benvoluto da tutti.

M’insegnarono a dire sempre di sì e portavo carichi pesanti sul groppone, trascinandomi per vasti aridi deserti.

Ogni tanto qualche mercante di spezie, che incontravo nelle oasi, si divertiva a farmi domande strane:

– Senti Ciuchino, domani mi porti sul tuo dorso in cima a quell’alta duna? Se lo fai, ti do in cambio…una bella pedata nel sedere! -.

Purtroppo non conoscevo che una sola parola per rispondere agli sghignazzi sgangherati di quei mascalzoni:

Walden