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Celestino Mingherlino e lo strano caso del fungolo

Bramante il farmacista fu svegliato nel cuore della notte.

Fuori stava scrosciando un acquazzone primaverile che aveva rinfrescato l’aria e reso umido il terreno.

L’intero bosco grondava acqua, e da quasi una settimana la pioggia non accennava a smettere.

Dicevamo: Bramante il farmacista quella sera era tornato a casa piuttosto stanco. Erano stati giorni intensi in farmacia, perché quella perturbazione inaspettata aveva sparso raffreddori e influenze dappertutto.

Celestino Mingherlino e lo strano caso del fungolo

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Celestino Mingherlino e il mago Barbabè

L’incontro di Celestino Mingherlino col mago Barbabè fu simpatico e curioso.

Celestino era malaticcio, si era beccato da poco uno di quei fastidiosi virus parainfluenzali, cioè che non sono ancora influenza vera e propria, ma poco ci manca.

Il povero Celestino, che per tutta la sua lunga vita non si era mai buscato più di un raffreddore, si sentiva proprio giù.

Sembrava che il suo proverbiale ottimismo l’avesse abbandonato.

Era a letto con un febbrone da cavallo, il naso tappato e gocciolante, gli occhi cisposi e lacrimanti, e un tossone da far invidia al tuono.

La gente del paese lo aiutava sollecita, poiché Celestino era benvoluto da tutti.

Celestino Mingherlino e il mago Barbabè

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Celestino Mingherlino e la chiocciola domestica

Finalmente è arrivata la primavera!

Il bosco è una distesa di viola e lilla su un prato verdissimo e soffice.

Nel cielo terso e senza nuvole il sole splende e riscalda la vita.

Celestino Mingherlino ne approfitta per uscire all’aria aperta e fare le sue consuete camminate, stavolta munito di cestino da pic- nic pieno di ogni prelibatezza.

Giovanna la fornaia ha preparato per lui due morbidi panini farciti. Piero il lattaio gli ha consigliato un pecorino saporito, e il macellaio Giorgio gli ha tenuto da parte un certo salsicciotto..

Celestino Mingherlino e la chiocciola domestica

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Celestino Mingherlino e l’orco col raffreddore

Celestino Mingherlino è un ometto sempre vispo e arzillo, acuto e curioso, gode di buona salute ed è un inguaribile ottimista. Ha molti anni, ma nessuno sa esattamente quanti.

È magro magro come un chiodo, da qui il soprannome. Ha una lunga barba soffice e candida, e due occhialetti sul naso appuntito. A vederlo, sembrerebbe uno gnomo.

Vive in una casetta di legno al limitare del bosco, dove ancora la natura è incontaminata e il traffico cittadino si stempera nell’aria pura e nella quiete degli alberi.

Celestino Mingherlino abita con un canarino e due gatti.

È sempre di ottimo umore, non si perde mai d’animo, convinto che a tutto ci sia rimedio. Sorride ogni giorno a un nuovo mattino che, è sicuro, sarà pieno di belle sorprese.

Celestino Mingherlino e l’orco col raffreddore

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Fata e Fattucchiera

La Fata Acquamarina era da tempo oggetto dell’invidia della Fata del Topazio: quest’ultima non poteva sopportare di essere arrivata seconda alla finale del famoso e importantissimo concorso “Miglior Fata dell’Anno”: l’annuale iniziativa aveva luogo a Boscocipresso, e premiava la Fata che più si era distinta per buone azioni e Magia Bianca, dunque la più meritevole.

La Fata del Topazio aveva sempre vinto, fin dalla prima edizione della gara, ormai erano passati più di cinquecento anni. Topazio era diventata famosa, era conosciuta in tutti i Boschi Incantati, avevano versato fiumi di inchiostro, a proposito delle sue vittorie, sul più importante giornale locale, La Penna del Gufo e, al suo castello, Topazio custodiva tutte le coppe in una stanza nella torre più alta, in cima alla scala a chiocciola.

Fata e Fattucchiera

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La battaglia della minestra

Nel paese di Salicebianco i bambini non avevano più il sorriso. Si svegliavano senza entusiasmo, facevano svogliatamente colazione, non volevano andare a scuola (beh, la scuola non aveva mai costituito una grossa attrattiva, in realtà). Le mamme erano preoccupatissime, proprio su di giri. Improvvisamente erano diventate così permissive!

Se prima facevano di tutto per non viziare i loro figli, per farli rigare diritto, insomma, ora erano arrendevoli e consentivano ai bambini di fare praticamente qualsiasi cosa.

La situazione stava degenerando, ma per capire meglio cosa stesse accadendo occorre fare un passo indietro.

La battaglia della minestra

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La panchina occupata

Il signor Ermete era stufo, ma così stufo, ma così arcistufo che non ne poteva proprio più del mondo, soprattutto dei suoi abitanti.

Viveva in un appartamento al terzo e ultimo piano di un palazzo che dava su una via porticata, a due passi dai giardinetti.

Tutte le mattine si alzava presto e usciva subito a comprare il latte e il giornale, poi si piazzava in cucina o sul divano, con una coperta di lana quando faceva freddo, scaldava il latte con un po’ di miele, apriva il giornale, accendeva la radio e, sgranocchiando i suoi biscotti preferiti (a volte li sostituiva coi savoiardi, che si inzuppano meglio), leggeva le notizie.

Leggendo si arrabbiava e si rattristava tanto, ma talmente tanto che gli veniva il mal di pancia e non riusciva a finire il suo latte, così lo rifilava al micio della dirimpettaia, in un delizioso piattino blu a pallini.

La panchina occupata

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La valle di lacrime

Il paese di Lagopiano non aveva mai conosciuto la siccità.

C’era tanta acqua, ed era da sempre considerato il polmone verde del mondo, poiché ricco di prati sterminati, valli, montagne e colline, fiumi, laghi, torrenti.

Un inverno, però, la popolazione locale rimase vittima di una devastante alluvione, che travolse e distrusse mezzo paese.

Bisogna spiegare meglio la situazione.

C’era una montagna oltre un fitto bosco, chiamato Monte dei Piagnoni perché si diceva fosse abitato da una strana comunità di gente che piangeva tutto il giorno e non smetteva mai.

La valle di lacrime

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Il giraluna

Il Sole era davvero soddisfatto. Ogni mattina si svegliava molto presto per illuminare la vita di tutti gli abitanti della Terra.

I suoi raggi scaldavano che era un piacere.

Il mondo gli sorrideva riconoscente.

La Luna, invece, nonostante volesse molto bene al Sole, si sentiva, come dire, un fenomeno di nicchia. Come tutti sanno, infatti, la Luna è un corpo illuminato, cioè non brilla di luce propria, ma deve la sua luminosità proprio al Sole.

E così la poverina si sentiva inferiore per importanza.

Il giraluna

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Cibo in capsule

In un simpatico paesino al confine tra Francia e Liguria le massaie e le casalinghe avevano organizzato una protesta perché erano stanche di cucinare. Ne avevano abbastanza di pentole, mestoli e tegami. E di mariti che mangiavano a ufo senza alzare un dito.

Il farmacista Narciso, furbo di nascita, inventò il cibo in capsule.

Così, di punto in bianco.

Verdura, carne, pesce, uova, pasta, tutto. Tutto in capsule. O al massimo in polvere. L’idea gli balenò nella mente durante una notte d’insonnia, fissando il soffitto al calduccio sotto le coperte. Ascoltando scrosciare un acquazzone.

Cibo in capsule

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Il gatto senza stivali e il gemello impostore

Emidio, il celebre gatto con gli stivali, era stufo marcio di stare in una favola.

Sempre la stessa storia, che barba!

Non aveva mica nulla contro i bambini, intendiamoci. Però si annoiava. E parecchio.

Sarebbe voluto partire per una meta esotica e calda, magari i Caraibi o il Madagascar, e starsene in panciolle tutto il giorno, dondolandosi su un’amaca con uno stuzzicadenti in bocca e un cappello di paglia sugli occhi, a sonnecchiare.

Il gatto senza stivali e il gemello impostore

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Rosaspina e il ladro gentiluomo

– Oh Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo…. Stupido gattaccio obeso, non fai altro che trascinarti dal tappeto al divano, dal divano al tappeto, ma ti sembra?! Povera me, povera me, cosa ho fatto per meritarmi questo.. E non invece un bel siamese con gli occhioni blu…._

Rosaspina afferrò Romeo, un enorme gattone dal pelo fulvo, e lo fece piombare sul sofà, tanto solo lì voleva stare, accanto al fuoco scoppiettante e possibilmente con la pancia piena di croccantini, ma mica quelli del supermercato. Ah no. Dovevano essere sapientemente scelti, triturati e mescolati dallo chef di fiducia che inventava nuove ricette appositamente per il gatto.

Rosaspina e il ladro gentiluomo