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Tutte le fiabe che parlano di "padre"

La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "padre", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".

aspettami mamma

Aspettami mamma

Aveva da poco smesso di piovere e tra le nuvole scure e qualche sprazzo di azzurro l’arcobaleno spiccava nitido nel cielo incorniciando come un’aureola la montagna che si ergeva scura all’orizzonte. Emily era alla finestra… Aspettami mamma

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Svegliati mondo

Al sole… alla vita al vento dedicar lode Alle tante bellezze del creato immenso un’ arco elevato di grandezza nel suo bene infinito Sentire il rumore dell’amore che nasce in te vederlo dal fiore delle… Svegliati mondo

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La storia di Raggio di Sole

Un tempo, il magnifico Sole ebbe una relazione con una stella tra le più luminose in cielo: dalla passione tra i due nacque un bellissimo fanciullo, con grandi occhi profondi come il mare e capelli sottili color biondo oro e riflessi striati di tramonto.

Il Sole fu molto orgoglioso di essere diventato padre; impiegava le ore a cullare tra i suoi raggi quel figlio adorato.

Un giorno, sbirciando sulla Terra, si rese conto che restando tra le sue calde braccia, il piccolo non avrebbe potuto fare ciò che fanno tutti i bambini, in particolare giocare, correre e saltare tra i verdi prati.

Deluso e amareggiato, decise di donare il suo pargolo alla specie umana.

La storia di Raggio di Sole

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Topolina, la ragazza topo

Un uomo camminava lungo la sponda di un fiume. Vide un corvo che teneva nel becco una topolina.

Gli lanciò contro una pietra. Il corvo lasciò andare la bestiola, che cadde nell’acqua. L’uomo la trasse in salvo e se la portò a casa.

Quell’uomo non aveva figli. “Ah!” egli sospirava, “se questa topolina fosse una ragazza!”.

Ed ecco che il suo desiderio si avverò e la topolina si trasformò in ragazza.

Quando fu grande, l’uomo le domandò: “Chi vuoi sposare?”.

La ragazza rispose: “Voglio per marito il più forte di tutti”.

Topolina, la ragazza topo

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Il bove

Fiaba tratta da “Lezioni e racconti per bambini” di Ida Baccini (1882).
“Dettati nel puro e gentile idioma toscano, questi libri parlano al fanciullo il suo linguaggio, lo dilettano, lo avvezzano a vedere, ad osservare il mondo esteriore, come ad amare il bene morale” (Dalla prefezione al libro di Pietro Dazzi).

Attilio sta per finire sei anni, e a vederlo tutto assennato e composto, gli se ne darebbe anche dieci. Ha quasi l’aria di un omino. La sua passione, quando ha finito di far le cose di scuola, è di guardare i libri colle figure.

A volte la mamma gli presta un librone grosso grosso, dove ci sono disegnate tutte le bestie, tutte le piante e tutte le pietre che si trovano sulla terra. Il babbo dice che quel librone è intitolato «Storia Naturale», ma il bambino non si confonde coi titoli, e passa delle ore a guardare ora un bell’uccello dalla coda lunga lunga, ora qualche albero dalle foglie gigantesche, ora certe pietre dalle forme curiose, che sporgono dall’interno d’una grotta o rotolano dal vertice d’un monte scosceso.

Il bove

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I tre fratelli

C’era una volta un padre che aveva tre figli, e nessuno dei tre si decideva a prendere moglie; un giorno quest’uomo, sentendosi vecchio, pensò:
“Come devo fare che, pur avendo tre figli, nessuno si vuole sposare? Meglio che ci pensi io e trovi un rimedio”.

Diede loro tre palle, li portò in piazza e disse di buttarle in aria: dove cascavano lì avrebbero preso moglie. Una cascò sopra la bottega di un vinaio, un’altra sul negozio di un macellaio, la terza in una vasca. 

Il maggiore dei tre aveva tirato la palla sulla bottega del vinaio, il secondo sulla bottega del macellaio, e il terzo, che aveva tirato sulla vasca, era il più piccino e si chiamava Checchino. Il padre, perché non ci fosse gelosia tra fratelli, diede una camicia ad ogni figlio, e disse che la donna che la cuciva meglio sarebbe stata la prima a sposarsi.

I tre fratelli

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Le piacevoli notti // Favola I

Salardo, figliuolo di Rainaldo Scaglia, si parte da Genova, e va a Monferrato, dove fa contra tre comandamenti del padre lasciatili per testamento, e condannato a morte vien liberato ed alla propia patria ritorna.

– Di tutte le cose che l’uomo fa over intende di fare, o buone o rie che elle si siano, dovrebbe sempre il termine maturamente considerare. Laonde, dovendo noi dar cominciamento a’ nostri dolci e piacevoli ragionamenti, assai piú caro mi sarebbe stato, se altra donna che io al favoleggiare avesse dato principio; perciò che a tal impresa non molto sofficiente mi trovo, perché di quella facondia che in tai ragionamenti si richiede, al tutto priva mi veggio, per non mi essere essercitata nell’arte dell’ornato e polito dire, sí come hanno fatto queste nostre graziose compagne. Ma poiché cosí piace a voi, ed emmi dato per sorte ch’io a ragionare sia la prima, acciò che ’l mio tacere a questa nostra amorevole compagnia non cagioni disordine alcuno, con quella maniera di dire che mi sará dal divino favore concessa, al nostro favoleggiare darò debole cominciamento, lasciando l’ampio e spazioso campo alle compagne, che dopo me verranno, di poter meglio e con piú leggiadro stile sicuramente raccontare le loro favole, di ciò che da me ora udirete.

Le piacevoli notti // Favola I

libero-di

Libero di …

Chi non è libero-di, nel mondo incantato del qui-tutto-puoi?

I bambini sono liberi-di giocare, di fare i compiti, di mangiare il dolce dopo due mandarini, di dormire quando vogliono dopo un’ora di TV la sera.

Gli adolescenti sono liberi-di andare a scuola, incontrare gli amici dopo le ripetizioni di latino, raccontare la propria giornata a tavola tutti insieme, mandare SMS agli amici dopo cena, aggiornare il proprio stato su Facebook prima di andare a dormire.

Le donne sono libere-di lavorare mentre i figli sono al nido pubblico, fare shopping dopo avere pensato a cosa fare per cena, abbracciare il marito quando torna di buon umore, pensare a sé stesse prima di addormentarsi, per cinque minuti.

Libero di …

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Seconda parte, trovate tutte le puntate qui.

Finché un giorno un plumbeo burocrate sorrise all’illuminazione sopraggiunta. Sorrise di gusto, qualcuno giurerebbe che la risata fosse di un bell’arancione acceso. I colleghi non erano abituati a vederlo ridere. Curioso.

Prese un paio di giorni di ferie e attraversò il suo paese e al limitar del grigio caliginoso, iniziò ad intravedere il verde esangue del bosco cittadino. Si inoltrò verso quel luogo che ricordava smeraldo nella sua fantasia e ritrovò l’argenteo stagno.

Sorrise di nuovo nello specchiare il volto rosa smunto nel lucido specchio dei ricordi.

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