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Quando venne il diluvio

Fiaba pubblicata da: daniela p.

Chissà se era notte o giorno, se era autunno o primavera quando iniziò a piovere: nessuno si accorse della prima goccia che cadde, leggera e silenziosa …e dietro di lei quante altre gocce  scesero a bagnare l’erba ,a formare cerchi sempre più grandi  dentro l’acqua del fiume, a innalzare la marea. E mentre la pioggia cadeva, un rumore si sentiva dalla casa di un anziano signore: lunga era la sua barba, bianchi i suoi  capelli, Noè era il suo nome. 

Lavorava senza sosta, perché  sapeva che quella pioggia non si sarebbe fermata, che avrebbe continuato a cadere, sommergendo tutto quello che madre natura aveva creato… e lui non poteva di certo permettere che tutto finisse cosi!

Con il legno che teneva conservato nella sua cantina pensò di costruire una semplice imbarcazione, inchiodando delle assi di legno di cedro diede vita ad una semplice imbarcazione, su cui far salire tutte le specie viventi e salvarle così da quel diluvio infernale che non avrebbe dato scampo a nessuno.

Costruire l’arca non fu facile, anche perché nessuno aiutò Noè, addirittura i suoi figli lo presero per pazzo quando lo videro tra assi e chiodi, tagliare e inchiodare. Ma Noè aveva la testa dura e da solo, lavorando giorno e notte, riuscì a finire l’imbarcazione. Intanto la pioggia non smetteva di cadere e tutti gli esseri viventi, grandi e piccoli, belli e brutti, erano in serio pericolo: non tutti erano in grado di nuotare, non tutti si  trovavano a loro agio nell’acqua, non tutti avevano ali per volare lontano. E adesso non era facile  cercare di radunare tutte le creature della terra per farle salire sull’arca: molte si erano nascoste per  scappare dall’acqua che saliva di livello, altre erano cosi spaventate che non avrebbero ascoltato nessuno.

Così il povero Noè dovette  faticare non poco per radunare tutti gli animali, metterli in fila ordinata e farli  salire a bordo… eh si, perché c’era il leone che sgomitava  perché voleva salire per primo, essendo il re della foresta, c’era il topo, che scorrazzava tra le zampe di tutti, la scimmia che faceva dispetti a non finire e un’aquila birichina che si divertiva a becchettare sulla testa di chi gli capitava sotto, per poi nascondersi e scappare. Non fu facile tenere l’ordine per fare l’appello, rigorosamente in ordine alfabetico, ma quando Noè ebbe chiamato quasi tutti e arrivò alla lettera z, dopo aver chiamato la zebra e la zecca era il turno dello zontocefalo.

Lo so, il nome può apparire alquanto strano, forse un tantino bizzarro, ma lo zontocefalo esisteva veramente. Era una specie di felino, un lontano cugino del gatto, dal manto scuro, che si arrampicava facilmente sugli alberi e da lì su, spiccava enormi salti per raggiungere terra.

Chissà, forse sarà rimasto appollaiato su un ramo lo zontocefalo.

Ci provò Noè a chiamarlo, ad aspettarlo, ma la marea saliva velocemente, la pioggia non smetteva di scendere e cosi non gli restò altro che salire a bordo e chiudere la porta dell’arca.

Dello zontocefalo non si sono avute più notizie … e chissà se Noè ogni tanto ci pensa a quel simpatico animale che è rimasto fuori dell’arca!



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