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Tutte le fiabe che parlano di "natura"

La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "natura", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".

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Ode alla Terra

Dal tuo profondo nasce la vita
e dai al mondo ricchezza infinita.
L’acqua dal cielo disseta i tuoi solchi,
che piano piano germogliano tutti.

Discreta ti lasci baciare dal sole,
fedele rimane il tuo unico amore.
Da venti impetuosi difendi i tuoi figli,

Ode alla Terra

ragno

Il ragno

Quando lo vide il suo primo pensiero fu: “Che creatura schifosa! E  per di più è enorme! Perché Dio ha creato bestie simili? Qual è la loro funzione?”.

Non si sa se anche l’altro avesse visto lui, ma ambedue si ritrassero, ognuno vinto dalle proprie fobie.

Quando ritornò era ancora là, troppo vicino al suo cibo perché avesse voglia di mangiare, troppo invadente nel suo ambiente che non intendeva condividere con un simile obbrobrio.

Avrebbe voluto ucciderlo, ma solo l’idea di avvicinarglisi, lo disgustava, provocandogli un accesso di nausea.

Il ragno

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La leggenda della tigre Kalkin

Dedicato a Diane Fossey, Fateh Singh Rathore e Richard O’Barry, eroici custodi e difensori dei gorilla di montagna, delle tigri e dei delfini. Si racconta che nella più antica jungla dell’India, Vishnu, il Signore di tutte le creature viventi, si è nascosto per risolvere i mali del mondo e ristabilire il Dharma, l’ordine della Natura.

Da quando l’Uomo si crede l’essere più potente del pianeta Terra, l’ordine cosmico è in pericolo.

Il collo di Vishnu è adorno di una ghirlanda fatta con tutti gli esseri viventi dell’Universo.

Nessuno di essi può vivere senza tutti gli altri e se l’Uomo insisterà nella sua vana presunzione, una perla della sacra collana di Vishnu si sfilerà e tutto il mondo cadrà nell’abisso di Mara, il Dio della Morte. Per ristabilire l’armonia della vita, Vishnu, chiamò nella foresta del Karnataka, uno dei suoi potenti Avatara: Kalkin.

La leggenda della tigre Kalkin

albero-ciliegio

L’albero di ciliegio

In un antico giardino popolato da fiori e piante risiede immobile e silente un bellissimo albero di ciliegio dal fusto molto alto.

L’inverno era alle porte , un vento umido e freddo soffiava tra le cime dell’albero oramai spoglio e vuoto e due timide foglioline dal manto giallo giacevano pendenti sull’estremità dei secchi rami.

La prima fogliolina disse “Siamo rimasti soli qui su questo albero, anche stanotte molte delle nostre sorelle se ne sono andate via” …

La seconda fogliolina rispose “ Non avere paura , si sa che prima o poi dobbiamo seguire il nostro destino” Ma prima distaccarmi dall’albero avrei un desiderio da esprimere” gemette la prima fogliolina“Voglio che tutte le mie sorelle ritornano a darmi l’ultimo saluto”

L’albero di ciliegio

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La bimba del bosco di lecci

Era una bimba, una donna, o forse uno spirito? Neanche lei lo sapeva, era stata sempre sola con il suo cerbiatto e non sapeva chi fosse, quanti anni avesse, che differenza ci fosse tra uno spirito e un corpo, tra un uomo e un fantasma. Conosceva solo il bosco, fitto di lecci, che a lei, piccolissima, apparivano alberi scuri e immensi.
Aveva una nuvola arruffata di capelli rossi, pelle bianchissima e due occhioni scuri, dolci e impauriti, ma brillanti e vivaci. Viveva di notte, riparandosi dalla pioggia in piccoli anfratti, parlando alle stelle e ai fiori, volando sulle ali delle civette per farsi cantare melodie lievi dalla luna, giocava a rincorrere i ghiri e i topi quercini, e non si separava mai dal suo unico amico, un cerbiatto che, come lei, non sapeva crescere ed invecchiare. All’alba i due amici cercavano un morbido letto di muschio e vi si adagiavano per dormire.

La bimba del bosco di lecci

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Il giardino di nonna Costanza

Il giardino di nonna Costanza è poco più  grande di una piccola stanza.
E’ un fazzoletto tutto intero e vi manca solo un pero.
Ci trovi tutto,proprio ogni cosa:pesche,limoni e anche una…rosa.

Lei lo cura con tanto passione ,ci mette fatica ,piacere e sudore.
Come un figlio lo tiene protetto,e guai a chi strappa un solo rametto.

Con la pianta lei ci parla, le da l’acqua ,pulisce la terra e questa d’incanto diventa più bella
con foglie,fiori e colore e lei, la guarda con tanto amore.

Il giardino di nonna Costanza

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Tullipan

C’era una volta, quando non si sa, una principessa che si chiamava Tullipan, che nome strano direte voi, ma tanto strano non è, perché il suo papà, Re Gaudio, gli diede quel nome quando la vide per la prima volta nella culla.

Re Gaudio era un re buono che amava viaggiare e conoscere il mondo (ma questa è un’altra storia) e nel corso dei suoi viaggi vide tante cose belle, ma bella come quella bambina nella culla non aveva mai visto nulla.

Era così felice che quando dovette scegliere il nome per sua figlia cercò nella sua memoria il posto più bello che avesse mai visto e si ricordò di un bellissimo campo di tulipani in Olanda, illuminato dalla luce dell’alba e bagnato dalla rugiada, quell’immagine magnifica gli ricordò la bellezza di sua figlia e da quel giorno la principessa fu Tullipan.

Tullipan

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Il serpente e la stella polare

Chi oserebbe oggi prendere in giro il serpente a sonagli?

Tutti sanno che il suo veleno è terribile e che anche un piccolo morso è letale. Ma non sempre è stato così.

Un tempo, il serpente a sonagli non era altro che un grosso verme strisciante, ridicolo o inoffensivo, e tutti si prendevano gioco di lui, uomini e animali, alberi e rocce.

Le stelle, specialmente, non capivano come si potesse essere così vicini alla terra e così lontani dal cielo.

Perché mai dovevano esistere esseri così grotteschi quando si poteva brillare come loro, alte nella notte e scintillanti nel punto più lontano dal firmamento?

Il serpente e la stella polare

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Rosa CuorDiPetalo e il mondo delle piccole cose.

Rosa CuorDiPetalo profumava d’acqua di rose, era piccola e delicata come un bocciolo vestito di rugiada ed era solita portare tra i capelli una piccola rosa.

Per molti era una bambina come tante, ma alcune persone ben informate dicevano con certezza che fosse una fata venuta da NonSiSaDove.

La piccola Rosa viveva sulla collina, in una minuscola casa circondata da rose e fiori di campo, baciata ogni mattina dal sole e rallegrata dal cinguettio di allegri passerotti.

Rosa ogni mattina riempiva il suo sguardo di meraviglia ammirando il leprotto dal codino bianco, che saltellava lesto dietro al cespuglio, poi ascoltava attenta il tordo zirlare, quindi respirava profondamente l’odore dell’erba tagliata e infine annusava le sue rose per scegliere quella più adatta ad adornare la sua folta chioma.

Rosa CuorDiPetalo e il mondo delle piccole cose.

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Uno di molti

Esisteva un luogo, tanto tanto tempo fa, dove gli alberi svettavano alti e il cielo era blu come non avete mai visto.

C’era una grande foresta che ricopriva i pendii di montagne maestose, e un lago ampio come un occhio spalancato, e lì gli inverni erano lunghi e freddi e le estati brevi e calde.

Giù a valle, sulle rive del lago, gli uomini avevano costruito un villaggio fatto di legno, che cresceva fino al centro dell’acqua stessa, su un lungo pontile scricchiolante che si specchiava sulle onde.

Tra gli uomini del villaggio ce n’era uno che si chiamava Beren, un giovane alto dai capelli scuri la cui principale occupazione era di andare a caccia di lupi nella foresta. Spesso partiva il mattino all’alba, quando i raggi del sole erano rossi e neanche arrivavano a lambire il lago, e tornava giorni dopo all’imbrunire, carico di pelli e carni. Il vecchio Zorb, che era il più anziano del villaggio e ricordava tante cose, non vedeva di buon occhio la passione di Beren, e scuoteva la testa sconsolato ogni volta che il giovane riportava i corpi senza vita dei lupi della foresta.

Uno di molti