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Tutte le fiabe di Kri2202

Questa la raccolta personale di Kri2202. Puoi contribuire anche tu al progetto "Ti racconto una fiaba" inviando i tuoi testi attraverso l'apposita pagina invia la tua fiaba.

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Momo e il tempo

Tra tutte le favole, antiche e moderne, che sono state raccontate, molte sono quelle che vanno bene tanto per i bambini che per gli adulti. Anzi, diciamoci la verità, spesso le favole hanno più cose da dire a noi “grandi”, che ce le siamo ormai dimenticate, rispetto ai “piccoli”, i quali invece se le ricordano benissimo.

Un piccolo libro, di facile lettura ma di grande spessore, si intitola semplicemente “Momo”.

Pubblicato nel 1973 dallo scrittore tedesco Micheal Ende, è diventato famoso in tempi più recenti per un film d’animazione girato da Enzo d’Alò. Ma come spesso accade, la parola scritta ha un fascino che nessun mezzo multimediale può eguagliare.

La storia parla di una bambina misteriosa, Momo: non si sa da dove venga, nè quanti anni abbia. Viene adottata da una piccola comunità perchè ha un dono particolare: sa ascoltare, e semplicemente facendo questo, riesce a dirimere molte delle liti e dei contenziosi che si vengono a creare tra gli abitanti del villaggio in cui viene ospitata. Ma un brutto giorno, arrivano degli Uomini Grigi che rubano il tempo alla gente, e Momo sarà l’unica immune al loro potere, e capace di salvare i suoi amici con l’aiuto di Mastro Hora e Cassiopea, una magica tartaruga…

Momo e il tempo

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Il Veliero – Una favola Sì e No

Che domenica ragazzi! Andiamo! Mio padre col solito sacco da marinaio mi consegna un sacco tutto mio. Erano anni che aspettavo questo momento. Dai racconti sapevo che una barca a vela era la passione dei miei genitori. Dai loro racconti la conoscevo come fosse la mia. Sì, eccola, è proprio lei!

Nera, brilla sull’acqua immobile del porto come una stella nel blu del cielo. Sì, sono proprio a bordo. Il comandante mi da il benvenuto: mi sento piccolo piccolo. È proprio come l’avevo immaginato. Lo conosco da sempre. Poi un’annusata profonda di Blak conferma la mia presenza a bordo. No, non sto sognando, è tutto vero! Salpa l’ancora, ordina il comandante. Su la vela; attento, ordina mio padre, stai sempre dove si mette Blak. Lui la sa lunga su dove la barca è più sicura. Il veliero si inclina, le vele soffian via il vento con un sospiro da fiaba: le onde che scivolano lungo lo scafo fanno da eco. Una affettuosa slinguazzata di Blak mi assicura che è tutto vero.

Il Veliero – Una favola Sì e No

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Arianna e la Volpe

Arianna quell’inverno era molto triste, perché i suoi genitori avevano deciso di partire per il periodo natalizio, quando le scuole erano chiuse, e così non avrebbe potuto giocare con lo slittino sulla collina dietro il municipio del paese con i suoi amici, Gianni e gli altri. Arianna infatti adorava la neve, e lì dove vivevano loro nevicava sempre molto, ma non tanto da dare fastidio! Si formava un velo sottile di alcuni centimetri in cui affondare i piedi era un piacere, e tutte le cose si coprivano di bianco. Quando i fiocchi cadevano, erano lievi e leggeri come farfalle.

Era la prima volta che doveva lasciare il paese proprio per la feste di Natale, e lei amava tanto vedere tutte le case addobbate con le luci colorate, e gli alberi pieni di festoni decorativi e stelle sulla punta! Ma i suoi genitori avevano deciso e lei, anche se a malincuore, avrebbe obbedito.

Arianna e la Volpe

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Uno di molti

Esisteva un luogo, tanto tanto tempo fa, dove gli alberi svettavano alti e il cielo era blu come non avete mai visto.

C’era una grande foresta che ricopriva i pendii di montagne maestose, e un lago ampio come un occhio spalancato, e lì gli inverni erano lunghi e freddi e le estati brevi e calde.

Giù a valle, sulle rive del lago, gli uomini avevano costruito un villaggio fatto di legno, che cresceva fino al centro dell’acqua stessa, su un lungo pontile scricchiolante che si specchiava sulle onde.

Tra gli uomini del villaggio ce n’era uno che si chiamava Beren, un giovane alto dai capelli scuri la cui principale occupazione era di andare a caccia di lupi nella foresta. Spesso partiva il mattino all’alba, quando i raggi del sole erano rossi e neanche arrivavano a lambire il lago, e tornava giorni dopo all’imbrunire, carico di pelli e carni. Il vecchio Zorb, che era il più anziano del villaggio e ricordava tante cose, non vedeva di buon occhio la passione di Beren, e scuoteva la testa sconsolato ogni volta che il giovane riportava i corpi senza vita dei lupi della foresta.

Uno di molti

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Tutti i bambini crescono, tranne uno

Forse può sembrare superfluo scrivere una recensione circa uno dei personaggi più amati della letteratura per bambini, intendo dire Peter Pan.

Viceversa, l’invito è quello di riavvicinarsi proprio al testo originale, di leggerlo e rileggerlo facendo piazza pulita delle varie rivisitazioni cinematografiche che ne sono state date.

Perchè, se l’intima vocazione di Peter Pan, a onor del vero, non è mai stata tradita, le pagine scritte da sir James Matthew Barrie hanno però una levità e allo stesso tempo una profondità che possono essere percepite a fondo soltanto se ci si riavvicina a loro con animo sgombro e mente pulita.

L’invenzione di questo straordinario bambino che, caduto dalla sua carrozzina, decide caparbiamente di non crescere più, e riesce a farlo, appare così nuovamente nella sua straordinarietà e purezza. Accanto a Peter, che resta sempre uguale a se stesso assecondando a fondo l’intima vocazione dei personaggi letterari, si muove poi una miriade di altre figure che vengono sbozzate dalla penna dell’autore, e pure si stagliano nitidamente all’immaginazione del lettore: non ultima quella di Tinker Bell, Trilli Campanellino, la fatina gelosa e fedele, cattiva ma altruista, assolutamente deliziosa, nata dal sorriso dei bambini, salvata dal battito delle mani degli stessi.

Tutti i bambini crescono, tranne uno

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Omero, il gatto nero

Omero era un bel gatto dal pelo lungo e folto, lucido come seta. I suoi occhi erano dorati, fondi come pozzi e pieni di saggezza, e i suoi baffi lunghi e luccicanti. Aveva un graziosissimo naso rosa e orecchie a punta.

In effetti, Omero aveva un solo difetto, ed era il suo colore.

In verità, lui non ci trovava niente di strano, ma gli umani, chissà perché, ogni volta che lo vedevano cambiavano strada, o facevano strani gesti, e addirittura qualcuno aveva provato a tirargli dietro degli oggetti.

Il suo pelo, infatti, era completamente nero, dalla punta della coda alla punta del musetto.

Quando aveva chiesto in giro, alle sue amiche colombe o ai suoi amici cani, per quale motivo i bipedi temessero un gatto nero, bhe, nessuno aveva saputo spiegarglielo, e alla fine si era rassegnato ad essere scansato da tutti.

Omero, il gatto nero