Margherita
C’era una volta in un villaggio di Rose, un piccolo fiore di nome Margherita. Tutti i bambini del villaggio di “Gran Terreno” la isolavano perchè la vedevano diversa da loro. Eppure Margherita aveva un dono che altre… Margherita
La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "emarginazione", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".
C’era una volta in un villaggio di Rose, un piccolo fiore di nome Margherita. Tutti i bambini del villaggio di “Gran Terreno” la isolavano perchè la vedevano diversa da loro. Eppure Margherita aveva un dono che altre… Margherita
Era una bella giornata di sole, un giorno importante a detta degli antichi saggi della tribù delle Chiome Nere. Nell’aria si respirava un’energia positiva, un’atmosfera d’infinita eccitazione, tutti erano in attesa di qualcosa che era… Chioma Scarlatta
La storia di Macchiolina: una macchia bizzarra!
C’era una volta , tanto, tanto tempo fa, nel paese di Guarda un po’, una macchia piccola e irregolare dai mille colori.
Macchiolina era un po’ piccola, ma tanto curiosa.
Non aveva una forma definita e non assomigliava a nulla.
Ma lei era decisa a trovare il suo posto nel mondo.
“Ciao Bambini! Io non sono sicura di chi sono, ma lo scoprirò!” disse.
In una caverna di un’isola sperduta, viveva Dilan, un drago molto buono. Viveva allegramente con la sua famiglia e con le altre creature dell’isola: gli elfi, gli unicorni e le sirene.
Amava la sua isola e stava per diventare un drago a tutti gli effetti. E sì, perché nella sua isola per diventare drago a tutti gli effetti, era necessario saper sputare il fuoco.
Dilan era molto emozionato dall’idea, finalmente poteva diventare un vero drago e per consacrare quell’evento, era stata invitata tutta la popolazione dell’isola.
Oggi la mamma ci ha portato a giocare nei giardinetti. E’ divertente incontrare là tanti amici.
Mio fratello corre dietro al pallone e corre fortissimo insieme ai suoi compagni più grandi di me.
Io corro corro corro…ma non raggiungo mai gli altri perché io corro soltanto piano.
A volte cado, ma mi rialzo subito e non mi importa di cadere tante volte.
Ho voglia di giocare con i bambini e non voglio stare sola.
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Scese la sera sulla foresta ai piedi della grande montagna.
Le ombre si fecero spazio tra gli alberi nascondendo i sentieri e costringendo i fiori a chiudere le loro corolle. Gli insetti ritornarono nelle loro casette, imitati da scoiattoli passerotti e altri animali del bosco.
Solo due abitanti del piccolo popolo si attardarono, presi com’erano dalla raccolta di succose bacche e piccoli ramoscelli che servivano per il fuoco dei loro camini.
Essi appartenevano alla grande famiglia degli gnomi e vivevano da sempre nella foresta.
Dudù era una farfalla nata male, non aveva colori.
Da che mise piede sulla Terra aveva capito che qualcosa in lei non funzionava; osservava le compagne librarsi leggere nell’aria con splendide tinte ad accarezzare il cielo, mentre lei era nata completamente bianca.
Capì della sua diversità tutte le volte che quelle dispettose delle compagne la tenevano alla larga, senza darle spiegazioni.
E allora lei, una mattina più triste del solito, prese coraggio e chiese all’amica di stanza, con una punta di dolore: “Perchè non parli mai con me? cosa hanno le altre che io non ho?”
Di luce qui ne arriva poca, giusto il tanto che serve ad illuminare il contorno delle cose: alghe, spugne e coralli che si lasciano accarezzare dal soffio della corrente. Dietro una roccia , dopo una pinna triangolare, appuntita ecco spuntare una bocca grande , immensa che contiene due file di denti aguzzi, affilati come spade e apparire un corpo affusolato, allungato che taglia l’acqua con il suo muso appuntito.
Fa paura a guardarlo e solo a pronunciare il suo nome vengono i brividi: squalo. Il suo aspetto così minaccioso incute timore, ma non è quello che vuole lo squaletto che nuota nelle acque profonde di questo mare. Il suo branco lo ha lasciato andare , perché uno squalo che non vuole mangiare gli altri pesci che squalo è?
C’era una volta nel paese di Sorrisi un bimbo che non rideva mai. Sua madre, Anna Gioia, rideva e gioiva in ogni occasione, sin da quando, piccina, il padre, Giannino, un uomo “alto 2 metri e uno sgabello” ma secco come uno “spillone”, come dicevano la mamma e la nonna, la portò al circo a vedere i pagliacci. Il padre, Walter Felici, era felice di nome e di fatto.
Tutto il paese era famoso per lo spirito giocoso e spensierato dei suoi abitanti. Poi, in una strana giornata primaverile di pioggia era nato lui, il piccolo Luigino e tutto era cambiato. Da quel giorno, l’estate si era fatta più corta e meno calda, l’inverno più lungo e più freddo. Gli uccellini non fischiettavano al caldo tepore dei raggi del sole che non splendeva in cielo come nel passato ovvero prima che nascesse il piccolo Luigi. Nel paese tutti, uomini, animali e cose pensavano che fosse colpa del bimbo che non rideva mai. Anzi piangeva sempre: se aveva fame piangeva; se aveva sonno piangeva; se aveva sete piangeva; se aveva voglia di uscire a fare una passeggiata piangeva….. ecco, piangeva proprio sempre!