Il paese del sorriso

Fiaba pubblicata da: maurapetrosino

C’era una volta un paese incantato dove la vita scorreva in maniera inusuale: tutti gli abitanti andavano perfettamente d’accordo tra loro, nessuno criticava l’altro.

Un giorno uno straniero triste di nome Tristoforo giunse in quel paese perché aveva smarrito la strada. Appena arrivato nella piazza, vide una grossa fontana zampillante, le cui goccioline che cadevano sulla strada producevano un gran luccichìo, come se fossero tante stelle cadenti.

Il fornaio del paese si fermò a salutare lo straniero dandogli un cordiale benvenuto e gli fece una proposta: “Ti darò il pane tutti i giorni a condizione che mi regali un sorriso al giorno”.

Lo straniero si stupì di fronte a questa richiesta, ma pur senza capire, accettò. Il fornaio, allora, lo condusse in una casa abitata da una famiglia povera.

Essi non avevano neanche le scarpe, ma il capofamiglia lo accolse con un gran sorriso e tanta premura. Tristoforo si fermò lì per un po’ di tempo e notò che, pur avendo solo lo stretto necessario per vivere, essi sorridevano sempre fra loro.

Ad un certo punto, cominciò ad essere contagiato anche lui. Poco per volta, sentì di voler appartenere alla famiglia del sorriso. Cercò di rendersi utile in casa, riparando tutto ciò che era rotto, dalla sedia alla spalliera del letto, dalla culla del bambino più piccolo alla finestra che non si apriva più da anni perché bloccata.

Tutti i membri della famiglia si accorsero del suo cambiamento e ne furono felici. Man mano Tristoforo fece amicizia con tutti gli abitanti del paese, i quali furono subito molto cordiali e ben disposi verso di lui. Intanto era passato un anno, durante il quale, lo straniero grazie alla sua abilità di riparare le cose era diventato il falegname del paese.

Il suo buon umore era prezioso per tutti; quando vedeva qualcuno un po’ triste, lui distribuiva un affettuoso sorriso, anche senza bisogno di aggiungere parole.

Un giorno, incontrò un bambino seduto sotto un grosso girasole, ”Che ci fai qui sotto?” gli chiese.

Il bambino rispose: “Sto aspettando che il girasole rivolga i suoi petali dall’altro lato, verso il sole, cosi avrà ricevuto la luce da entrambe le parti”.

Tristoforo decise di aspettare con il bambino, solo che si allontanarono dal campo e salirono su una collina, là vicino. Si sedettero sull’erba, il loro sguardo fu rapito dal panorama del paese visto dall’alto.

Osservando meglio essi si accorsero che la strada principale tagliava il paese in due parti;in quel momento solo una parte era illuminata dal sole e l’altra era all’ombra, proprio come il girasole; quindi si doveva attendere un bel po’ prima che il sole illuminasse l’altra parte. Quell’attesa, non fu inutile. Essi cominciarono a pensare che il tempo può trasformare le opere semplici in capolavori.

Il girasole aveva ragione ad aspettare tutto il tempo per essere interamente illuminato(anche se in momenti differenti) affinchè fosse completo nella sua bellezza.

Così è successo anche a Tristoforo, e agli abitanti del paese;ci sono voluti anni di allenamento per far diventare quel paese, il paese del sorriso.I l tempo, speso bene, fa sempre la sua parte.



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