Il Forziere della Concordia

Fiaba pubblicata da: LiberaMente

C’era una volta……No no!!!! Ricominciamo.

Una volta c’era! …Si si! Una modesta casetta di legno… Ricordo bene, era lì, in mezzo alla radura, vi abitavano due fratelli; entrambi facevano gli artigiani. Il più piccolo, Loris, era calmo e molto riflessivo; lo si vedeva spesso disteso ai piedi di qualche albero, con le braccia incrociate dietro la testa, a fissare con aria meditabonda, il sole che occhieggiava tra i verdi rami. Gli piaceva filosofare su ogni cosa che gli girasse attorno e, quando parlava, lo faceva quasi esclusivamente per aforismi; perlopiù incompressibili! “Il tempo è come un buon piatto” decantava “bisogna gustarselo lentamente!”

L’altro, Ivan, era decisamente più irruente, cinico, molto più spiccio e pratico nelle sue decisioni; non amava perdersi in futili discorsi meditativi come suo fratello. “Vaneggiamenti!!!” gli rispondeva “Il tempo è come un fiume. Scorre e va’!” gli apostrofava ogniqualvolta.

Un giorno passò di lì un gran signore dall’aspetto pasciuto, ché vista l’insegna da lontano, si fermò davanti all’officina dei due fratelli; i quali non appena scorsero il ricco signore tutto bardato a dovere, rimasero a fissarlo con aria instupidita.

“Siete voi i fratelli Fantutto!” chiese cordialmente il gran signore.

“Si mio signore!” risposero in coro.

“Arrivo da una regione vicino e mi hanno detto che qui avrei trovato i fabbricanti più in gamba del paese!”

“oh!” intervenne Loris “noi siamo solo degli umili …”

“…e siamo lieti di servirla!” interruppe bruscamente Ivan, che con un balzo in avanti si frappose tra il fratello e il gran signore.

“Ho bisogno di un nuovo e robusto forziere, ma dovrà avere una chiusura con una combinazione particolare.” I due fratelli si scambiarono uno sguardo interrogativo.

“Se farete un ottimo lavoro, nel giro di poco tempo, vi ricompenserò generosamente.” aggiunse sfregandosi pollice e l’indice.

Ai due fratelli istantaneamente brillarono gli occhi e dopo che il signore diede loro le misure necessarie, si accomiatò rassicurandoli che sarebbe ritornato da lì a una settimana.

Dal pomeriggio stesso Ivan disegnò il primo bozzetto del forziere, mentre Loris, come al solito, se ne andò a bighellonare per il bosco.

Nei giorni avvenire mentre Ivan iniziò a segare, martellare, a forgiare, incidere, intagliare, Loris continuava a fare strani ghirigori sui fogli. Ivan l’osservava, con aria accigliata, attraverso la fessura dell’uscio e, alzando gli occhi al cielo, biascicava qualcosa che era meglio non comprendere. A due giorni dal ritorno del nobile straniero, non poté più soffrire la flaccidezza artefatta del fratello e sbottò:

“Insomma, tra due giorni tornerà il forestiero e tu vai a mormorare e scarabocchiare idiozie invece di aiutarmi!”

Ma l’altro sbadigliando disse: “Vedi fratello, la fretta di fare tutto alla svelta è il tuo peggior difetto.  Sprechi troppo energia per fare la cosa più facile!”

“Cosa diamine vai farneticando!” sbuffò l’altro “aiutami, invece di continuare a dire idiozie”. Loris, allora per dimostrargli di non aver oziato nel frattempo, illustrò al fratello il suo progetto per chiudere il forziere; così i due fratelli, tra alterchi, citazioni filosofiche e bizze varie, terminarono il lavoro nei tempi pattuiti.

Quando fu sera, Ivan guardò il lavoro finito con aria soddisfatta:

“Ho fatto proprio un bel lavoro! “esclamò portandosi le mani ai fianchi.

“Come sarebbe a dire “ho fatto” !?” protestò Loris.

“Se non avessi pensato io alla combinazione del forziere, non avremmo di certo finito in tempo!” aggiunse.

“Come?!?!” gracchiò l’altro.

“Ne facciamo a decine di forzieri come questi” riprese Loris infastidito “e tu, come sempre, hai iniziato la parte più facile, mentre io su quella più difficile. Le cose più complicate sono toccate sempre a me. D’altronde, quando si tratta di pensare, tu…!” e si interruppe.

“Nella vita bisogna essere pratici e sbrigativi! “sentenziò Ivan facendo un gesto con la mano come per rimandare al vento le parole superflue di Loris.

“È con la calma e la riflessione che si ottengono i risultati migliori!”

“Tu sei un flaccido riflessivo!” urlò Ivan.

“E tu sei un rozzo istintivo!!!!” gli strillò a sua volta Loris.

“Potevo benissimo fare a meno di te! Me la sarei comunque cavata!”  continuò adirato Ivan voltandogli le spalle.

“Ah sì!” Bene, se le cose stanno cosi, vado via!”  Loris sbatté forte la porta e se ne andò livido di rabbia.

Il giorno seguente come deciso, tornò il nobile forestiero. Tutto inorgoglito Ivan fece bella mostra del forziere, illustrando con non poca leziosaggine tutti i dettagli: gli intagli, le belle iniziali incise con caratteri celtici, la resistenza delle giunture, del buon materiale ed infine della peculiarità del sistema di chiusura. Il gran signore lo seguiva attentamente benché fosse divertito da quella dimostrazione particolareggiata dell’artigiano; anche i due servitori al suo seguito si lanciavano occhiate un po’ beffarde ma, non appena il nobile forestiero lo invitò ad aprire il forziere, le cose mutarono. Il povero artigiano fece per spostare le levette sui simboli giusti ma proprio in quell’istante lo assalì un senso di vuoto. Si fermò e rivolse lo sguardo verso il forestiero ostentando un sorriso rassicurante; cercava di mantenere la calma sotto  gli occhi interrogativi e cocenti dei presenti. Ad un certo punto iniziò a spazientirsi e ormai non più curante di chi c’era attorno a sé, prese a scuotere il forziere: impugnò martello, seghetto, levachiodi, finanche prese a saltargli sopra, niente…non si apriva! Quando alzò la testa si accorse che sul volto del forestiero e quello dei suoi servitori, c’era stampata un’espressione allibita e allo stesso tempo sardonica. Non sapendo cosa dire, fece un sorrisetto nervoso, li piantò in quella posizione e corse a frugare nella stanza del fratello.

“Perso qualcosa?” Improvvisamente una voce da dietro lo fece sobbalzare. Era Loris, seduto sul davanzale della finestra, le braccia incrociate dietro la testa, che lo guardava con un ghigno insolente.

“Ah giusto in tempo!” disse Ivan tirando un lungo respiro “Non ricordo più come aprire il forziere!” riprese concitato.

“Beh, fratello, mi dispiace per te, ma il foglio su cui è scritta la combinazione è chiuso proprio dentro il forziere!”

“ Cosaaa?” Ivan soffocò l’urlo. “Ma tu lo ricorderai di certo, nevvero?”

“Oh si ! E sarò io stesso ad aprirlo!” L’altro stava sul punto per abbracciarlo, quando Loris, sollevando una mano, lo arrestò immediatamente e disse:

“Dopo che mi avrai chiesto scusa e ovviamente grazie!”

“Non è il momento” protestò Ivan.

“Va bene, come vuoi!!!” Così dicendo Loris fu sul punto di scavalcare il davanzale quando, all’improvviso, si sentì afferrare per le spalle. Ivan lo guardò supplichevole, e a fior di labbra pronunciò le sue scuse e un timido grazie.

Entrambi tornarono dal forestiero che intanto nell’attesa, lo trovarono andare avanti e indietro con le mani dietro la schiena spazientito.

Loris iniziò a far scattare le levette tracciando la combinazione… ma…prima dell’ultimo scatto si fermò.

Ivan sgranò gli occhi preoccupato. Non ricordava più la combinazione? Loris guardò il forestiero e con un gesto della mano lo invitò a terminare: affinché rimanesse davvero segreta, bisognava che fosse lui a stabilire gli ultimi simboli della combinazione.

Un punto cui Ivan non aveva minimamente pensato. Il forestiero gli sorrise compiaciuto, terminò la combinazione e finalmente il forziere si aprì.

Il nobile forestiero rimase pienamente soddisfatto del lavoro svolto dai due fratelli; e come promesso, li ricompensò lautamente con tante monete d’oro; ma fece di più, li nominò suoi personali artigiani di palazzo.

Bene, questo è la breve storia dei fratelli Fantutto: sempre discordi, diversi nel percepire la vita. Si ma, cosa ci hanno voluto insegnare?

La calma e la riflessione sono virtù preziose dalla quale si ricavano risultati migliori. È solo quando si è certi di ciò che si vuole fare, bisogna agire decisi e con praticità.



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