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Tutte le fiabe che parlano di "mostro"

La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "mostro", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".

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La Fata Gelsomina

C’era una volta una contadina che pianse tutte le sue lacrime per la perdita del marito, ma nessuna di esse poté ridarle lo sposo. Così, con il cuore ferito continuò a occuparsi del solo amore rimastole: il loro bambino.

Egli, benché fosse bello come il sole al mattino, aveva un difetto, quello di diventare un mostro appena un no gli veniva detto.

Gli occhi si trasformavano in due uova al tegamino, il naso lungo e rosso tale e quale a un peperoncino.

Le orecchie come cimbali s’ingrandivano e, stonati come coperchi sulla testa, rintronavano.

La bocca spalancava pari a quella dell’ippopotamo che sbadiglia e, i denti, mamma mia, con quelli del pescecane facevano pariglia!

La Fata Gelsomina

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Il campo di margherite e la vera bellezza

Al limite della città di Meraviglia, c’era un bellissimo prato ricolmo di margherite e tutte se ne stavano tranquille e beate a prendere il sole, in attesa che i contadini le venissero a raccogliere per abbellire le loro tavole.

Un giorno accadde che tra queste, ne spuntasse una diversa dalle altre.

“Come sei strana”, cominciarono a dirle “Sì, sei proprio stravagante”.

Il piccolo fiore non sapeva neppure che cosa volesse dire quella parola e quindi non ci fece caso.

Il campo di margherite e la vera bellezza

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Il mostro delle ciambelle

Sapete perché le ciambelle hanno il buco? È una storia molto antica, che i pasticceri tengono segreta…

Tanto tempo fa esisteva un mostro assai dispettoso e molto, molto goloso, che prendeva d’assalto le cucine dove si preparavano dolci: entrava di soppiatto, e… GNAM!!! Biscotti, torte farcite, budini, caramelle, cioccolatini, cornetti…  Divorava tutto con grande avidità.

A quel tempo, le ciambelle erano dei soffici panini pieni di un ripieno squisito, il più buono mai creato al mondo, che a dire il vero era anche il preferito del mostro.

Ogni volta che i pasticceri tornavano in cucina non trovavano più niente, così con i clienti dovevano inventare mille scuse e dire che non c’era nulla da vendere.

Temendo di rimanere senza lavoro, i più grandi Mastri Pasticceri si riunirono per trovare una soluzione. “Non si può continuare così! Dobbiamo fare qualcosa!”.

Clicca su “Leggi tutto” per la video fiaba!

Il mostro delle ciambelle

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Un vocabolario per lo squalamaro

Domitilla, Priscilla e Camilla sono tre gemelline che vivono in un bel paese in riva al mare, in una casetta che si trova a cinquanta piedi, dieci talloni e due pollicioni  dalla spiaggia. Non c’è quindi da stupirsi se le sorelline conoscono più il mare che i propri nonni, che non vedono quasi mai perchè abitano in un’altra città.

Qualche giorno fa, le gemelline mi hanno raccontato un fatterello che è stato una lezioncina per tutti gli abitanti del paese, sindaco compreso. Questo strano avvenimento è accaduto niente poco di meno che ad agosto, quando l’orchestra del paese suonava tutte le sere nella piazzetta principale, accompagnata da due ballerini. Clown, giocolieri, mangiatori di fuoco e granite con panna attiravano un fiume di persone da ogni parte, venute per divertirsi e mangiare in compagnia.

Un vocabolario per lo squalamaro

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Auguraoro

C’era una volta, nel regno di Erin un Re che aveva tre figli.

Un giorno andò  fare una passeggiata sulla spiaggia con l Regina per guardare insieme il mare.

Dopo aver caminato un po’ videro una barca che si avvicinava alla spiaggia.

Sulla barca c’era una vecchio dai capelli bianchi che disse loro:

“Salite sulla mia barca che vi porto in mare”

Il re e la Regina salirono a bordo e dopo aver navigato per lungo tempo giunsero sull’isola della Solitudine dove sbarcarono.

Auguraoro

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Il merlo e la gazza ladra

Tanto tempo fa il merlo era bianco come il latte, così quando volava alto nel cielo si confondeva con le nuvole e quando stava per terra si confondeva con la terra innevata.

Un giorno, una gazza, una vera  ladra,si posò sul ramo di un pino caricodi neve, senza far caso al fatto che il merlo era poco distante. Credendo di non essere osservata, cominciò a graffiare la corteccia dell’albero e a darle piccoli colpi con il becco, nel quale stringeva ben saldo un oggetto brillante.

“Ehilà, gazza! Cosa stai combinando a quel povero pino?” chiese incuriosito il merlo.

La gazza, che credeva di essere sola. Non capì da dove provenisse quella voce e per poco, per lo spavento, non cadde giù.

Il merlo e la gazza ladra