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Tutte le fiabe che parlano di "famiglia"

La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "famiglia", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".

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Un amico sempre presente

Giunge l’estate e con essa finisce l’attesa. Dà alla luce, Eliana la rana, una piccina tenera e bella, cui i genitori raggianti danno il nome di Ciccièlia. Eliana riposa mentre Ciccio bisonte la culla, oppure canticchia mentre Eliana l’allatta.

Passano i giorni. Ciccièlia cresce amata e felice, gracchia soltanto se ha fame o è bagnata.

Un giorno d’inverno, ahimè! la piccina s’ammala.

Rifiuta la pappa, tossisce poi piange. Rossi i guanciotti, termometro a mille! Si dispera l’Eliana mentre Ciccio si fionda a chiamare il dottore.

Incontra per strada Gigi Canguro che, malgrado la neve, procede spedito a salti e balzelli, diretto alla tana per giocar con Ciccièlia, cui porta in dono vermetti ed insetti di buon caramello.

Un amico sempre presente

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Stella Martina

Nel grande firmamento del cielo, tutte le stelle si preparavano all’Alba che da lì a poco avrebbe anticipato l’entrata del Sole.

Sidrone, una tra le più anziane della sfera celeste, si accorse della nascita di una nuova stella e, nel chiarore dell’aurora, esclamò con voce calma: “Benvenuta tra gli astri, piccola mia! Come stai?”.

La nuova stella restò interdetta: era ancora disorientata e scombussolata; non capiva bene chi avesse parlato, né da dove provenisse la voce.

In più non comprendeva bene in quale luogo si trovasse; forse era notte, per via del buio profondo delimitato soltanto da piccole fiammelle tutt’intorno; o forse era giorno, per via della luce, calda e accogliente, che proveniva dalla sua sinistra.

Stella Martina

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Parole a un elefante

Un rumore nella foresta: tra i rami degli alberi si avanza lentamente un elefante. E’ guidato da un uomo che gli siede in groppa. Trasporta tronchi di albero dalla foresta, dove sono stati tagliati alla segheria.

Basta un piccolo cenno della mano, una parola dell’uomo, perchè l’elefante prenda con la proboscide un tronco, lo posi sulle zanne tenendolo bene fermo e lo trasporti dove vuole il padrone.

Questo è il lavoro di tutti i giorni, per il guidatore e per l’elefante.

Un giorno, in cui il lavoro era stato più duro del solito, l’uomo tornò a casa stanchissimo. Durante la notte si sentì male e allo spuntare dell’alba non potè riprendere il lavoro.

Parole a un elefante

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Il lupo grigio

Gli animali selvatici, si sa, non hanno un nome, perciò saremo noi a chiamare, per comodità, il nostro protagonista Grey.

Grey era un lupacchiotto grigio, membro di una cucciolata di tre.

La madre e il padre avevano eletto a loro tana una profonda grotta della fredda montagna sulla quale, da sempre, il loro branco era vissuto.

Già, il branco: un tempo era numeroso, erano in tanti, una vera comunità dove tutti si davano un aiuto.

Il lupo grigio

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Di notte tutti i gatti sono bigi

Se è vero che di notte tutti i gatti sono bigi, è proprio un bel problema.

Perché finché è giorno si riconoscono facilmente, e non corrono di certo il rischio di confondersi, ma di notte!

Di notte sono successi certi fatti da parlarne per un mese e anche di più.

Ad esempio l’altra sera, dopo aver guardato il tramonto sul fiume con tutta la famiglia, il gatto Paolone è sceso dal tetto con moglie e figliolini per andare a fare una passeggiata notturna.

Di notte tutti i gatti sono bigi

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Una vacanza speciale per Anita

C’era una volta una bambina di nome Anita che viveva con i suoi genitori nella grande città “Difrettainfuria” dove tutti andavano di corsa.

Un giorno i suoi genitori, stanchi della loro vita frenetica, decisero di farsi una vacanza nella tranquilla casa in montagna, ma Anita non abituata alla tranquillità non voleva proprio andarci.

Iniziò a piangere a più non posso,ma nulla di fatto. I due erano ormai convinti di voler partire.

Anita andò a letto senza più replicare, per l’eccessivo pianto si addormentò subito abbandonandosi ai sogni.

Improvvisamente la bambina si ritrovò in giro per il paesino di montagna dove notò uno cupo chalet col tetto spiovente pieno di gracchianti corvi e una donna con una corona in testa,bardata in uno scuro e gonfio abito che ordinava acida di entrare nello chalet a una lunga fila di bambini dall’aria triste!

Una vacanza speciale per Anita

orso-buono

L’orso buono

Era il tempo delle fragole, delle ciliegie e dei fiori sbocciati in primavera. Il sole splendeva come non mai e nel Bosco di Rugiada tutti gli animali erano felici. Ah, che bella la primavera, ricca dei suoi mille colori e dei suoni che echeggiano nell’aria. Tutto era perfetto nel bosco, tanto da attirare l’attenzione di una famiglia di Orsi trasferitasi da un paese lontano per sfuggire alla furia dell’uomo e della sua caccia.

Luckas, detto Luck, era l’unico figlio rimasto della famiglia Robbins, costituita dalla mamma Gelda, attenta e premurosa e dal papà Bartolo, severo ma comprensivo. Le grandi, a volte esagerate attenzioni nei confronti di Luck da parte dei suoi genitori, derivavano a causa della perdita improvvisa dei suoi fratelli, morti durante una combutta contro gli uomini di caccia.

L’orso buono

nonni-sara

I nonni

Cari nonni, 
voi siete molto importanti per me.
Vi voglio molto bene.

Vi voglio dare una carezza
per donarvi il mio amore.

I nonni

riccidoro

Riccidoro // Audio fiaba

La storia dei tre orsi (attualmente principalmente conosciuta come Riccioli d’oro e i tre orsi) è una favola per bambini, una delle più popolari in lingua inglese.

La favola fu messa per la prima volta su carta dal poeta inglese Robert Southey, e pubblicata nel 1837 nel quarto volume della sua collezioneThe Doctor. Lo stesso anno, lo scrittore George Nicol ne pubblicò una versione in rime sulla base del racconto in prosa di Southey, e con l’approvazione dello stesso. Entrambe le versioni raccontano di tre orsi e di una anziana che entra nella loro proprietà.

In realtà la storia dei tre orsi era in circolazione molto prima della pubblicazione della versione di Southey. Nel 1831, per esempio, Eleanor Mure regalò al nipote per il suo compleanno un libretto su tre orsi realizzato a mano e, nel 1894, l’esperto di folclore Joseph Jacobs scoprì la favola di Scrapefoot, un racconto con una volpe come antagonista. Scrapefoot aveva una sorprendente somiglianza con il racconto di Southey, e può essere derivata da una ancora più antica tradizione orale.

Probabilmente nella sua stesura della storia, Southey confuse il termine “vixen” come volpe con quello di una astuta donna anziana.

(Wikipedia)

Clicca su “Leggi tutto” per ascoltare l’audiofiaba.

Riccidoro // Audio fiaba

clementina

La Clementina

Chi vi presento questa mattina?
La dolce e cara zia Clementina!
Tutta paillettes, lustrini e bigioux,
unghie laccate e capelli all’insù.

Sfreccia veloce in macchinina.,
va in giro e svuota ogni vetrina,
di tutto compra qualche dozzina,
poi torna a casa con la “spesina”  
e si mette ai fornelli della cucina.

La Clementina

benvenuta-margherita

1 + 1 = 3

C’era una volta un mondo fatto di 1 + 1 = 2 dove tutti vivevano sereni nelle proprie certezze, ma anche nella consapevolezza, per quanto bella a volte noiosa, del sapere che 1 +1 = 2 oggi e pure domani.

Ci fu poi un bel giorno in cui ti guardò con quel sorriso che fa perdere ogni punto di riferimento anche alla mente più matematicamente convinta che 1 + 1 faccia 2.

Da quel giorno 1 + 1 fece 3  e un leggero profumo, embrionale, di fiore primaverile era nell’aria. Come una piccola margherita che ancora deve sbocciare, ma che inizia a farsi spazio nell’amniotico tepore di madre terra.

Niente principi e principesse, sarebbe troppo fiaba e si potrebbe persino credere che esista solo nell’immaginazione. Invece quel 3 è concreto, palpabile, si muove, vive e cresce. Sono quasi convinto di averlo persino visto sorridere.

E’ un 3 sempre più tondo, con quella sua aura da numero perfetto che illumina gli occhi di 1 e 1.

Basta poco a pensare che 1 + 1 abbia sempre fatto 3, ci si abitua ad un pensiero che inizi a cullare ancora prima di poterlo fare davvero.

1 + 1 = 3