Era l’inizio di dicembre. Matteo, un bambino di otto anni, stava scrivendo la sua letterina a Babbo Natale. Il suo più grande desiderio, da sempre, era quello di avere un cane. Aveva visto la cassetta delle lettere per Babbo Natale davanti alla cartoleria vicino alla sua scuola e così aveva deciso di preparare la sua. Dopo aver finito di scriverla, la mise nella cartella e la imbucò facendosi accompagnare dalla mamma. Non aveva detto ai genitori quale fosse il suo desiderio come regalo e loro non sembravano particolarmente curiosi.
Nel frattempo, in Finlandia, precisamente in Lapponia, dove abitava Babbo Natale, la fabbrica dei giocattoli lavorava a pieno ritmo. Babbo Natale faceva un giro ogni giorno per controllare che tutto fosse a posto.
«Mi raccomando, oliate spesso i macchinari, non devono guastarsi proprio adesso», diceva agli elfi e ai folletti.
«Non ti preoccupare, Babbo Natale, qui funziona tutto a meraviglia», lo tranquillizzavano loro.
Così Babbo Natale tornava contento nella sua casa, si sedeva nella poltrona a dondolo davanti al camino acceso e leggeva le letterine ricevute.
«Cara, sono un po’ preoccupato, non so come esaudire il desiderio di un bambino italiano, Matteo», disse un giorno alla moglie.
«Perché, cosa vorrebbe questo bambino?» chiese lei incuriosita.
«Desidera un cagnolino.»
«Non mi sembra un problema, si possono produrre i cani giocattolo, pure quelli che abbaiano e muovono la coda», gli disse la moglie sorridendo.
«Non hai capito, cara. Vuole un cane vero. Ma come faccio io a metterlo nella slitta e portarlo in Italia? Non posso certo infilarlo nella sacca. E poi i cani che vivono dalle nostre parti temo non siano in grado di abituarsi alle temperature del Sud Europa. Capisci?»
«Ah già, non ci avevo pensato. Non ti resta che contattare qualcuno in Italia.»
«E come faccio? La gente non mi deve vedere. È proprio un pasticcio. Ma non posso deludere quel bambino. Tu hai qualche idea?» le chiese.
«Cosa ne pensi di contattare quella signora con la quale sei arrabbiato, la Befana?» gli suggerì lei.
«Quella che porta via tutte le feste? Non mi parlare di lei, non la sopporto. Come passa lei laggiù, io devo togliermi questo vestito rosso al quale sono molto affezionato e riporlo nell’armadio. Non l’ho mai incontrata, ma se la vedessi gliene direi di cotte e di crude», iniziò a sbuffare Babbo Natale.
«Hai forse delle alternative?»
«Ho paura di no. Hai ragione, dovrò per forza rivolgermi a lei», disse Babbo Natale, evidentemente poco contento.
«Chi sarà adesso?» disse la Befana al suo gatto Biagio, riferendosi al telefono che suonava.
«Pronto, chi parla? Non sento bene!»
«Buongiorno, mi scusi se disturbo. Sono Babbo Natale», disse lui alzando il tono della voce.
«Babbo Natale, ma che bella sorpresa! Sono contenta di sentirla, cosa posso fare per lei? Sa che, quando ero piccola, lei mi portava sempre tanti regali?»
«Ecco, Befana, dovrei chiederle un favore. Però prima volevo dirle una cosa che mi tengo dentro da sempre. Io sono molto, molto arrabbiato con lei.»
«E per quale motivo?» chiese lei stupita.
«Perché lei porta via tutte le feste. Come passa lei, la magia svanisce e io non riesco a digerire questa cosa.»
«Ma Babbo Natale, ci pensi un po’. Se il Natale durasse tutto l’anno non sarebbe poi così speciale, capisce? È bella l’attesa, poi i mesi passano velocemente e arriva sempre il Natale successivo.»
«Mmm, non lo so, ci devo pensare su. Come le ho già detto, avrei una richiesta. Solo lei può aiutarmi. C’è un bambino lì da voi che mi ha chiesto un cane come regalo. Le devo chiedere se riesce a procurarmelo, perché non posso portarlo da qui.»
«Ha ragione, però come faccio io ad andare in giro a chiedere? La gente non mi deve vedere. Mi riconoscerebbero subito dalle mie calze rotte.»
«Non ha altri vestiti, Befana?»
«Ho soltanto un paio di salopette che uso quando faccio lavori pesanti, tipo imbiancare la casa.»
«Lei imbianca la casa da sola?» rimase stupito Babbo Natale.
«Certo, devo fare tutto da sola, non ho un marito. Comunque proverò a chiedere se qualcuno ha magari un cucciolo da regalare. Il cane è il più bel regalo che si possa fare a un bambino, credo. Mi darò da fare. Mi metterò la salopette, spero non mi riconoscano.»
«Grazie, Befana. Mi faccia sapere per tempo.»
Così Babbo Natale riferì alla moglie tutta la conversazione con la Befana. Conclusero che forse lei aveva ragione sul fatto che il Natale non potesse durare tutto l’anno. La neve scendeva copiosa e Babbo Natale continuava a leggere le letterine arrivate, sorseggiando un tè preparato dalla moglie.
Dopo qualche giorno, la Befana gli diede la buona notizia. Una signora regalava i cuccioli della sua cagnetta e uno l’avrebbe dato volentieri a lei. Così si misero d’accordo che il giorno della Vigilia Babbo Natale sarebbe passato a casa sua a prenderlo. Prese l’indirizzo della Befana e la ringraziò.
Arrivò la Vigilia di Natale. Gli elfi e i folletti aiutavano Babbo Natale a caricare tutti i regali sulla slitta. Le renne sembravano un po’ emozionate. Finalmente la slitta spiccò il volo e gli elfi, i folletti e la moglie di Babbo Natale la salutarono da sotto. La prima fermata fu la casa della Befana.
«Aspettatemi qui, arrivo subito», disse Babbo Natale alle renne.
«Buon Natale, Befana.»
«Grazie, Babbo Natale, altrettanto a lei. Ecco qua questo bellissimo cagnolino. Non è una meraviglia con questo musetto nero?» Il cagnolino si mise ad abbaiare e Babbo Natale lo accarezzò.
Babbo Natale osservava la casa della Befana. Era minuscola ma accogliente. Vicino alla finestra c’era un albero di Natale addobbato con biscottini e caramelle. Dopo averla ringraziata ancora una volta, le chiese:
«Scusi se sono indiscreto, ma voi qua usate ancora la stufa a legna per cucinare?»
«No, Babbo Natale. La uso soltanto io. Vedesse che cucine moderne hanno gli altri. Ma a me va bene anche questa. Faccio fatica a cambiare abitudini, sono un po’ all’antica.»
«Adesso devo andare, mi aspetta una notte lunga di lavoro. Grazie ancora, Befana. Stia bene.»
Così la slitta spiccò il volo un’altra volta.
Arrivò il giorno di Natale. Come tutti i bambini, anche Matteo corse a vedere che cosa c’era sotto l’albero, anche se aveva già sentito abbaiare.
«Mamma, papà, Babbo Natale mi ha portato un cagnolino, evviva!»
«Che bello che è», disse la mamma, evidentemente stupita. Di solito Babbo Natale a Matteo portava tanti giocattoli. Concluse che forse prima era troppo piccolo ed era arrivato il momento giusto per regalargli un cane.
«Lo chiamerò Teo», disse Matteo felice.
Anche gli altri bambini furono contenti dei regali: Babbo Natale non aveva deluso nessuno.
Nel frattempo, la Befana stava sistemando i suoi sacchi con i dolcetti. Aveva ancora un po’ di tempo per preparare tutto quando scorse un pacchettino sotto l’albero.
«Ma che cos’è?» chiese al gatto Biagio. Incuriosita lo aprì in fretta. Dentro c’era una calzamaglia di lana pesante.
«Ma guarda, quel furbacchione, mi ha fatto il regalo», disse contenta. «Sai, Biagio, queste tengono così caldo che potrei andare fino in Finlandia.»
«Non lo dirai sul serio?» Il gatto sembrò preoccupato.
La notte che precede l’Epifania, la Befana e il suo gatto spiccarono il volo sulla scopa. Dovevano distribuire tutti quei dolcetti, i giocattoli e un po’ di carbone. Una volta completato questo compito impegnativo, la Befana chiese al gatto:
«Te la senti di volare fino in Lapponia? Anche Babbo Natale si merita i suoi dolcetti.»
«Non lo so, Befana, ho paura che la scopa non regga così a lungo.»
«Non ti preoccupare, mi sono procurata un motore, lo attacco alla scopa e via.»
«Va bene, mi fido di te, Befana.»
La scopa spiccò il volo un’altra volta, e questa volta era motorizzata.
«Befana, cos’è quello sotto?» chiese Biagio spaventato.
«Quello è il ponte che collega la Danimarca alla Svezia. Non ti preoccupare, non manca tanto», lo tranquillizzò lei.
Il giorno dell’Epifania Babbo Natale si svegliò con un po’ di malinconia. Il giorno dopo avrebbe tolto il suo bel vestito rosso. Si diresse in soggiorno e rimase stupito vedendo una calza appesa sul camino.
«Cara, che cos’è?» chiese alla moglie. Guardò dentro e vide che era piena di cioccolatini.
«Ma guarda, è stata la Befana. È la prima volta che viene dalle nostre parti.»
Babbo Natale e la moglie sorrisero, sorpresi e felici.
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