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Tutte le fiabe che parlano di "cappello"

La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "cappello", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".

voglio mio cappello klassen video

Voglio il mio cappello

Fiaba di Jon Klassen Edizioni ZooLibri Narrata da Barbara Balduzzi, Ilaria Antonini Videolettura prodotta dal Laboratorio di Comunicazione e Narratività dell’Università degli Studi di Trento-Rovereto diretto da Marco Dallari. Gli insegnanti che volessero utilizzare il materiale… Voglio il mio cappello

palloncino e cappello

Palloncino e Cappello

Ci sono, ma non qui nella realtà, un Palloncino rosso e un Cappello, di quelli che usano i maghi per farci uscire fuori uccelli e coniglietti. Il Cappello è tutto nero, molto elegante, da lord… Palloncino e Cappello

kataplan

Kataplàn

Ti narro la storia di kataplàn.

Gnomo grassottello con barba bianca e rosso cappello,
il quale occultò le origini malinconiche e avare e di notte, con la ramazza sulle
spalle entrava nelle dimore fischiettando un allegro motivetto frammentato da
queste parole:

“Io sono Kataplàn che tutto in fretta fa” (fischiettare)

Così, dando rapidi colpi di saggina, dappertutto spazzava e potevi esser
certa che neanche un granello in nessun angolino potevi trovarvi al mattino.
In alcune case però questa grascia durava assai poco, quando la massaia
diventava indolente e poltrona, allora non si sentiva più il suo allegro
canticchiare bensì modulava la voce in un roco tono di rimprovero, la sua ombra
diventava gigantesca e, minaccioso diceva:

Kataplàn

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Ogni favola è un gioco

Ogni favola incomincia con un c’era una volta… questa inizia con un omino, tra tanti omini, in una città senza tempo, senza un dove ma sempre grigia.

Gli omini erano tutti uguali, tutti vestiti di uno stesso colore.

Stesso abito grigio, stesse scarpe, stesso cappello.

Uscivano tutti insieme la mattina, anche se tutti vivevano in case diverse, in quartieri diversi. Tutti in punto alle 7,30 chiudevano l’uscio di casa. Aprivano l’ombrello contemporaneamente, tanto pioveva sempre, e se non pioveva c’era la nebbia. Insieme salivano sul tram per andare a lavorare. Il cancello, l’edificio grande e grigio… quello era il lavoro… quella era la fabbrica.

Ogni favola è un gioco

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Il bambino che non rideva mai

C’era una volta nel paese di Sorrisi un bimbo che non rideva mai. Sua madre, Anna Gioia, rideva e gioiva in ogni occasione, sin da quando, piccina, il padre, Giannino, un uomo “alto 2 metri e uno sgabello” ma secco come uno “spillone”, come dicevano la mamma e la nonna, la portò al circo a vedere i pagliacci. Il padre, Walter Felici, era felice di nome e di fatto.

Tutto il paese era famoso per lo spirito giocoso e spensierato dei suoi abitanti. Poi, in una strana giornata primaverile di pioggia era nato lui, il piccolo Luigino e tutto era cambiato. Da quel giorno, l’estate si era fatta più corta e meno calda, l’inverno più lungo e più freddo. Gli uccellini non fischiettavano al caldo tepore dei raggi del sole che non splendeva in cielo come nel passato ovvero prima che nascesse il piccolo Luigi. Nel paese tutti, uomini, animali e cose pensavano che fosse colpa del bimbo che non rideva mai. Anzi piangeva sempre: se aveva fame piangeva; se aveva sonno piangeva; se aveva sete piangeva; se aveva voglia di uscire a fare una passeggiata piangeva….. ecco, piangeva proprio sempre!

Il bambino che non rideva mai

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Settimio il Mago dal cappello blu

C’era una volta nella lontana Valle dei Maghi un dolcissimo Maghetto dal cappello blu e gli occhi di una cangiante tonalità viola scuro, di nome Settimio.

Mago apprendista, non ancora dotato di una bacchetta sua, la magica creatura, trascorreva i suoi giorni allenandosi nei propri sortilegi studiando chino dal Grande Libro degli Incantesimi tutte le Formule necessarie da imparare per divenire una bravo mago, col sorriso ben stampato sulle labbra.

Animo nobile e coraggioso, generoso e leale, alla nascita allegro e spensierato, il più vivace fra i suoi fratelli, lui non cullava altro Sogno nel proprio cuore, se non quello di entrare in possesso della sua agognata bacchetta e poter divenire un giorno un Mago a tutti gli effetti, brillante e diligente.

“E ci riuscirò!” levava in alto il mento quando ne parlava “Ci riuscirò!” imbottava sicuro “Ma ci vuole Tempo! Tanto Tempo! Perché ciò avvenga! E’ necessario prima che io impari tante cose e bene!” ripeteva col fare umile e semplice di chi vuole realizzare i propri progetti con vigore e tenacia.

Settimio il Mago dal cappello blu