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Tutte le fiabe che parlano di "arcobaleno"

La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "arcobaleno", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".

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L’arcobaleno di verdure

C’era una volta un cuoco che si chiamava Ciambella aveva un sogno! Voleva far mangiare le verdure a tutti i bambini!

Già! si sa che non sono molto amate e che alla fine rimangono sempre tutte sole solette tristi nei piatti….

Cuoco Ciambella, andava in giro per la città con una grande padella e il suo bel cucchiaione “venite ad assaggiare le buonissime carote!!! Sono fresche appena raccolte dall’orto!! ” gridava, sperando che qualcuno si avvicinasse.

Ma tutti passavano davanti alla padellona e nessuno assaggiava!

L’arcobaleno di verdure

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I colori dell’arcobaleno e i colori della vita

Fiaba dedicata a chi crede che la creatività sia utile per il benessere dei bambini e dei più grandi perchè aiuta a “dare vita” a qualcosa di nuovo da scoprire di se stessi, da condividere.

Era in arrivo un forte acquazzone.

Grossi nuvoloni grigi si addensavano pesanti all’orizzonte.

Presto sarebbe caduta la pioggia.

Una scatola nuova di colori ad acquarello era stata gettata dal figlio del contadino con noncuranza, sul vecchio tavolo di ferro battuto.

Si chiamava Erick

Lui non amava dipingere.

Preferiva sporcarsi nella terra e giocare con le macchinine o le costruzioni.

I colori dell’arcobaleno e i colori della vita

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La storia delle nuvolette

Perchè piove?

Se alzi la testa, guardi su nel cielo vedi tante nuvolette, sono bianche morbide…

Sembrano cuscini di merletti soffici sono tutti in fila come pecorelle al gregge, col pancino gonfio di goccioline d’acqua, il vento le trasporta da una parte all’altra, cullandole.

Si tengono per mano perchè hanno paura di cadere giù.

Dormono e bevono tè tutto il giorno, sono allegre e giocano tutte insieme.

La storia delle nuvolette

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L’arcobaleno del coraggio

In una grande fattoria Irlandese viveva insieme ai suoi fratelli un bambino bellissimo di nome Niko.

Niko amava molto gli animali e trascorreva le giornate in compagnia dei suoi piccoli amici.

Un giorno venne all’improvviso un bruttissimo temporale che allagò l’intera fattoria, Niko e i suoi fratelli erano molto tristi e osservavano stupiti dietro la finestra di casa la pioggia che scendeva copiosa dal cielo,si vedeva anche il lungo serpeggiare dei fulmini e si udiva il forte fragore dei tuoniNiko pensò: “ma quando finirà questo brutto temporale? Che malinconia la pioggia”.

Niko aveva perfettamente ragione, la pioggia aveva creato disagi nella fattoria e gli animali si erano rifuggiati nelle loro tane tutti impauriti.

L’arcobaleno del coraggio

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Capelli blu

Quando venne alla luce, i genitori rimasero qualche minuto a guardarlo in silenzio.

Il loro sguardo si era fissato sui folti capelli. Su un particolare preciso, il colore. Il bambino aveva i capelli blu.

Ai loro occhi si trattava di una cosa inconcepibile perché tutti avevano capelli neri. Da sempre il nero era l’unico colore di capelli che avessero mai visto. Di qualsiasi tipo: ricci, ondulati, lisci, leggermente mossi, corti o lunghi ma rigorosamente neri.

Uomini, donne, giovani e vecchi. Nessuno faceva eccezione.

I due genitori si guardarono perplessi. La prima idea fu quella di mettergli un cappellino in testa, di quelli che si mettono ai neonati. Non avrebbe creato alcun sospetto. Sapevano che a breve sarebbero venuti amici e parenti per congratularsi con loro e per vedere il bambino.

Capelli blu

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Satya e il Sole

I – IL TRAMONTO SULL’ALBERO

In un tempo in cui solo la luna, i pianeti e le stelle riflettevano barlumi di luce nelle notti più buie, una bimba di nome Satya sedeva sulla cima di un albero sperando che i tramonti non avessero mai fine.

Ogni giorno, all’imbrunire, Satya restava stupita dalla bellezza della luce e dei colori, dalle ombre che ponevano in risalto i contorni della valle, dal distendersi delle colline e dai campi dorati che scintillavano in lontananza.

Nulla le appariva più stupefacente dell’ora del giorno in cui le sfumature dell’arancio, del rosso e del viola coloravano il cielo creando uno spettacolo celestiale.

Satya e il Sole

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L’arcobaleno

Tic tac ,tac e tic, fa la pioggia sopra ai vetri,
guardo fuori e mi stupisco, viene giù tant’ acqua a “secchi”. 

Per la strada c’è un signore che ripara in un portone,
resta là tutto seccato, l’ha bloccato l’acquazzone.

Vedo ombrelli colorati che si scontrano veloci,
altri volano nel cielo e s’impigliano nel melo.

Io rimango alla finestra a guardar quel grande” fiume” ,
l’acqua scorre con gran furia e del mondo non si cura .

L’arcobaleno

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In nocte Sancti Laurentii

Erano anni, forse dieci, forse cento, o chissà, che sulla terra nessuno aveva più visto il cielo. Non c’era più memoria del sole, della luna, delle stelle, dell’arcobaleno, delle nuvole, delle albe, dei tramonti. Tutto era avvolto in una nebbiolina grigia ed uniforme, satura di umidità. Persino il mare. Persino la brughiera (dicono che una volta esistessero i prati, ma, forse, si era persa la memoria anche di questi) e gli animali sembravano grigi, spenti da quell’atmosfera monotona, che rendeva il giorno tanto simile alla notte, il mattino al pomeriggio e alla sera. Ed erano grigie le città, i villaggi. Dicono che al principio, quando scomparve il sole, la gente, dipingesse di giallo, rosso, viola, verde, blu, arancio, lilla, rosa, azzurro, avorio, indaco, turchese i muri delle case.

In nocte Sancti Laurentii

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Il bell’anatroccolo

C’era una volta un bellissimo anatroccolo che suscitava l’invidia di tutti. Reietto per sua bellezza di piume dai mille colori, nato con l’arcobaleno indosso che a vederlo non ci si credeva.

Tutti lo guardavano con sdegno, non si può essere così belli dalla nascita, è un’ingiustizia sociale, il Sacro Libro dei Savi Grimm impedisce cotanto splendore.

La consolidata abitudine della Legge Universale, non può essere sovvertita in un solo semplice esemplare, ma il Sinodo delle Anatre non consente nemmeno quell’eccezione che conferma la regola.

Il bell’anatroccolo

gnomo

Il bosco delle foglie

Mirò è uno dei tanti abitanti del bosco di Caidate, un piccolo paesino vicino Varese. Chi ha avuto la fortuna d’incontrarlo, e succede proprio raramente, pare l’abbia descritto come un esile gnomo biondo, con lunghi capelli e orecchie a punta, i suoi piedi  sono più lunghi delle orecchie e,  le sue scarpe appuntite, lo sono ancor di più, quasi come le dita delle sue mani.

Indossa  pantaloncini neri sopra una calzamaglia azzurra, una giacca rossa con le frange e un cappello-campanello a quattro punte color arcobaleno che suona a tutto “drin”, sia quando è allegro o preoccupato, sia quando semplicemente, si china in avanti per guardare le punte delle sue scarpe. Lui vive felice nella sua casetta bianca e rossa, un grande fungo amanita con  l’ ingresso sul gambo.

Il bosco delle foglie