Piuma d’Angelo

Fiaba pubblicata da: nocciolina73

C’era una volta un negozio che vendeva oggetti di ogni genere : scatole di latta, teiere, quadri, tazze, penne tutte colorate, antiche e moderne.

Tra queste ce ne erano alcune fatte con delle piume e anche esse erano di tutti i colori.

Un giorno in questo negozio entrò un ragazzino povero a chiedere l’elemosina, ma il proprietario che era un signore avaro gli negò persino un soldino. Via! via ragazzo! Non voglio mendicanti nel mio emporio. Figuriamoci poi se si tratta di un mocciosetto come te…Questa fu la risposta che il dispotico signore diede al poverino.

Poi però, per allegerirsi un pò la coscenza (secondo lui) ci ripensò e regalò al mal capitato una penna con una piuma bianca e con un gesto spazientito lo liquidò.

– E adesso cosa me ne faccio di una penna?! Si chiese il bambino con aria sconsolata.

Così se ne tornò a chiedere qualche monetina ai passanti per comprarsi qualcosa da mangiare. Erano giorni che non meteva niente nello stomaco.

Quella sera il bimbo riuscì a rimediare un tozzo di pane raffermo da una vecchina dall’animo gentile e per questo si considerò fortunato perchè finalmente, dopo svariati giorni di digiuno quella sera avrebbe potuto finalmente “cenare”!

Prima di coricarsi, nel suo giaciglio fatto di paglia all’interno di una vecchia casa abbandonata, il ragazzo prese la sua penna di piuma e la poggiò su un mazzo di fogli che aveva raccattato per strada. Fogli che servivano per accendere un fuocherello nelle sere più gelide.

Quando il mattino seguente il piccolo si destò, notò che sopra un foglio vi era scritto qualcosa. Quindi iniziò a leggere una bellissima favola. Questa raccontava di paesaggi lontani e di luoghi incantati, di animali parlanti e di fatine allegre e svolazzanti e di tanti altri personaggi stravaganti…

Potete immaginare lo stupore del ragazzino e infatti sbottò :- Ma chi? Chi può essere stato a scrivere una cosa così bella? Possibile che qualcuno si sia intrufolato in “casa” mia questa notte mentre dormivo solo per scrivere una favola? Noo ! Esclamò tutto d’un fiato ! Sicuramente questa storia c’è sempre stata e io me ne accorgo solo ora. Sarà sicuramente così.

Poi si rese conto che fuori era giorno già da un pezzo, quindi si ravvide e uscì a chiedere l’elemosina altrimenti anche quella sera sarebbe rimasto a stomaco vuoto. Così si fece forza e iniziò la sua giornata.

Al ragazzino sembrò più leggera quella giornata e si rese conto che il merito era della favola che aveva trovato scritta al suo risveglio…eh già. Quella fiaba non lo abbandonava mai. Nemmeno per un minuto e soprattutto c’era anche una domanda che non lo lasciava nemmeno per un istante e cioè chi poteva essere l’artefice della favola…mah !

Arrivò la sera e con essa la stanchezza si fece sentire. Purtroppo per quanto quel giorno fosse stato meno pesante del solito, però era stato sfortunato. Infatti il nostro mendicante non era riucito a ricavae nulla, nemmeno una mela. Anche quella sera sarebbe rimasto digiuno. Sigh ! Come farò a resistere ancora senza mangiare? Mi sento triste e debole. Che ne sarà di me? Che ne sarà della mia povera vita? Nessuno si prenderà mai cura di me. Sono solo al mondo. Sniff ! Sob! che tristezza.

Così, con il cuoricino invaso di tristezza, il nostro amico rincasò.

Ma appena varcò la soglia del suo rifugio, il bimbo trovò altri fogli scritti e incuriosito si affrettò a leggere. Questa era una favola nuova e narrava di giocattoli animati e di trombe d’aria che al loro passaggio invece di distruggere tutto ciò che incontravano, al contrario queste ultime  coloravano il mondo di mille colori e poi ancora la storia raccontava di piogge di fiori e di cascate di nastri dorati…il ragazzino era rapito da ciò che stava leggendo.

Mamma mia che meraviglia! esclamò tutto eccitato. Ma sono fiabe bellissime. però io proprio non capisco come sia possibile una cosa del genere!

Ancora una volta si chiese chi si prendesse la briga di andare in quel posto sperduto, di scrivere cose così “buone” e poi di andarsene…così. Senza motivo. A che scopo poi lasciarle li?

Forse, mi stanno facendo uno scherzo. Pensò. Ma si rese subito conto dell’assurdità di quel pensiero, in quanto non avendo amci, nessuno si sarebbe preso la briga di fargli appunto uno scherzo…

Eh già! io non ho amici, che tristezza. Pensò. Ma l’importante è non avere nemici,quindi diciamo che mi va bene così…questa frase il piccolo se la ripeteva nei momenti più difficili e quello evidentemente era uno di quelli. Così con quel pensiero si addormentò.

Quella notte però la fame si fece sentire più del solito e infatti il poverino si svegliò per i forti crampi che aveva allo stomaco.

– Oi.  Che male al pancino che ho. Mamma mia che dolori. Questa volta la fame si fa sentire più del solito accipicchia!   (così si lamentava il poveretto).

Ad un certo punto udì qualcosa alle sue spalle. Era come un fruscìo. Si voltò di scatto e credette di svenire.

Sapete perchè? Perchè vide la sua penna di piuma che scriveva da sola… rimase imbambolato! poi passato il primo momento di sbigottimento, si avvicinò e provò a toccarla, quest’ultima si fermo e lo salutò :- Ciao. Il bambino non rispose nulla tanto era grande la sorpresa. Ma la penna ci provò di nuovo :- Ei. Perchè non rispondi? Ti si è forse arrotolata la lingua? A quel punto il nostro amico rispose…in maniera più o meno chiara :- C…c…c..ciao. S…s…scusa. Non mi capita tutti i g…g..giorni di vedere una penna che parla e che scrive. Da sola…intendo!

E la penna :- oh! si. Lo immagino. Come ti chiami?

Il piccolo a quella domanda dovette fare uno sforzo non indifferente per rispondere epronunciare il proprio nome dato che nessuno lo chiamava mai.  Ci pensò su un minuto buono, poi finalmente:- Il mio nome è Ciak!  E lo pronunciò con un apunta di orgoglio perchè finalmente, qualcuno o qualcosa stava mostrando interesse per lui tanto da chiedergli come si chiamasse.

Questa volta fu la penna a rimanere sorpresa da quella risposta, così che chiese al bambino spiegazioni e una volta averle apprese lei si intenerì molto. Poi Ciak si ricordò che della sua amica non sapeva ancora il nome:- Tu invece come ti chiami? Le chiese.

Io mi chiamo Piuma d’Angelo.

Ciak fece una smorfia sentendo quel nome. Lo trovava buffo. Allora Piuma d’angelo gli spiegò che si chiamava così perchè era nata dalle ali di un Angelo.

Un angelo?! Ma come è possibile? Gli angeli sono creature celestiali, mentre le penne sono…si insomma, sono solo penne! esclamò Ciak.

La penna si affrettò a spiegare al suo amico come era venuta al mondo:- La mia piuma è caduta da un’ ala di un angelo, una fatina la raccolse per scrivere poesie per il suo bambino e così, trasformò quella piuma in una penna. Che sono io! Poi un giorno mi disse che qualcuno sulla terra aveva bisogno di me. Così, con l’aiuto di una nuvola mi fece scivolare in quel negozio dove poi mi hai trovata tu e il resto lo conosci… Bene. Io ti horaccontato la mia vita. Ora raccontami tu la tua. Vuoi? Chiese con sollecitudine Piuma d’Angelo. Ciak rimase affascinato da quello che udì. Quindi iniziò .- Oh! Io sono soltanto un bambino povero che è stato abbandonato. almeno questo mi è stato raccontato dalla vecchia signora che mi trovò. Pare che io sia stato rifiutato perchè quando sono nato non ho pianto. A quel punto “mia madre” temendo che avessi qualche problema, se ne andò lasciandomi in un sacchetto vicino la casa di questa signora che si prese cura di me come potè. Fino a che questa poverina morì di vecchiaia. Ecco perchè quando mi hai chiesto il nome ci ho dovuto pensare. Pensa che alcune volte dimentico pure come mi chiamo, dato che nessuno me lo chiede mai.

Oh! ma che storia triste ! ma proprio triste, triste!

Adesso però ho capito qual’è il mi compito sul vostro pianeta! esclamò tutta contenta Piuma d’Angelo. E ancora :- Stai tranquillo Ciak. Ora che siamo amici io mi prenderò cura di te e la tua vita migliorerà. Dovrai fare solo quello che ti dirò. Ok?

– Ok! rispose felice Ciak.

Da quel giorno i due diventarono inseparabili. Durante il giorno Ciak non era più triste, sapendo che nella sua capanna c’era qualcuno ad aspettarlo la sera e dal canto suo Piuma d’Angelo, scriveva e scriveva… e scriveva. Ogni notte il bambino si perdeva in mille pensieri mentre leggeva le favole scritte dalla sua amica. Poi si addormentava con il sorriso impresso sul suo bel volto.

Un giorno Piuma d’angelo disse a Ciak di prendere tutte quelle fiabe, di sistemarle per benino in una scatola , di portarle davanti un asilo e di lasciarle li. Così, senza fare domande Ciak eseguì. Quindi, sistemò con cura le favole in una scatola e le andò a mettere davanti ad una scuola materna. Mentre se ne stava andando, Ciak lanciò un occhiata all’interno della struttura e dalle sue vetrate, vide una signorina molto carina, ma dall’aria stanca e cercava di far stare buoni i bambini, che invece  questi, di darsi una calmata proprio non volevano saperne! si vedeva, da come i piccoli correvano e urlavano.

Gill. ( Era questo il nome della graziosa signorina, che era poi la maestra). Ad un certo punto,come se si sentisse osservata, si voltò e vide questo strano ragazzino che depositava a terra un pacco. Incuriosita, la maestra lo mandò a prendere.

Una volta che Gill, verificò il contenuto della scatola,  ne rimase esterrefatta. Non aveva parole per rendere giustizia alla meraviglia che quei fogli riportavano. – Ma sono stupende! esclamò. Come è possibile? Chi può essere in grado di scrivere cose del genere? Queste favole sono assolutamente bellissime e originali. Ma…ma forse quel ragazzo…forse è stato lui a scriverle. Anche se mi sembra un pò piccolo, ma non importa. Sono uniche nel loro genere. Pensò tra se e se la maestra. A quel punto Gill ebbe un idea :- Ho trovato! proverò a leggere ai bambini queste favole. Chissà…

Così, iniziò a raccontare ai suoi piccoli scolari le favole e dal canto loro, gli scolaretti si ammutolirono per quanto gli piacevano. Gill, non poteva smettere nemmeno un minuto di leggere che i piccoli la pregavano di continuare a leggere. Incredibile! sbottò tutta contenta. Diede alcune favole acnhe alle sue colleghe e tutte ottennero lo stesso risultato. I bambini erano entusiasti di questi racconti, tanto da starsene buoni, buoni adascoltare leloro insegnanti senza fiatare.

Passavano i giorni e la maestra continuava con la lettura delle storie. I bimbi erano calmi e felici di starla a sentire. Però Gill, non riusciva a togliersi dalla mente il misterioso ragazzino. I suoi occhi color nocciola. In cuor suo sperò di rivederlo. Non sapeva ne il suo nome, ne dove lui abitasse, ma sentiva che lo avrebbe rivisto…

Una sera Ciak chiese alla sua amica :- Dimmi Piuma, io ho fatto come mi hai detto tu. Ho lasciato le tue meravigliose favole davanti a una scuola. Ma ora non le ho più e a me piacevano così tanto. Allegerivano le mie giornate. Oltre a te naturalmente.

La penna rispose :- Vedrai che se continuerai a seguire i miei consigli, otterrai molte altre cose ancora e non solo le mie storie…passarono i giorni e Piuma scrisse altre fiabe sempre più belle e chiese a Ciak di lasciarle davanti al solito asilo e lui come sempre ubbidì. Questa volta però quando il nostro amico arrivò davanti la scuola, Gilla lo vide  elo chiamò:- Vieni dentro caro. Speravo di rivederti. Come ti chiami? Lo invitò a raccontarle la sua storia : chi era, dove viveva  e con chi e se fosse lui l’artefice di tanta grazia riferendosi ai racconti.

– Mi chiamo Ciak. Rispose tutto soddisfatto perchè nel giro di pochi giorni era già la seconda volta che qualcuno gli chiedesse il proprio nome…Ciak raccontò tutto: di chi fosse, da dove veniva, di come era cresciuto e della sua magica amica e di come questa lo coccolava dedicandogli tutto ciò che scriveva. Gill si commosse. Poi gli disse che voleva fare qualcosa per lui. In qualche modo voleva ringraziarl per l’aiuto che le aveva dato con i suoi scolari grazie a quelle favole. Senza di loro adesso sarebbe impazzita. Insomma..voleva aiutare quel poveretto! Trovava che Ciak possedesse una fervida immaginazione e non era da tutti. Sarebbe rimasta ad ascoltarlo per ore. Il suo modo di esprimersi la catturava. Lo invitò a pranzo e lui accettò con molta graditudine.

Quando la sera Ciak tornò alla sua capanna, raccontò per filo e per segno tutto a Piuma d’Angelo e lei gli disse:- Hai visto? Vedrai, vedrai che belle cose ti succederanno d’ora in poi. Devi solo fidarti di me…

Il giorno dopo Ciak tornò alla scuola con altri racconti e ad attenderlo trovò Gill,con un gran sorriso. Lei gli spiegò che aveva mandato le sue favole ad una sua amica editrice e che questa ne era rimasta molto colpita, tanto che le avrebbe pubblicate e che sarebbero diventate una collana di libri per bambini. E non solo. Gill infatti si offrì di prendersi cura di lui…

Caro Ciak. Iniziò:- Ho parlato di te ad Alex, mio marito. Tutti e due pensiamo che tu meriti di più dalla vita. Non sò come spiegartelo. Continuò Gill :- I tuoi occhi sono rimasti impressi nel mio cuore. Io vorrei portarti a casa con me e mandarti a scuola e festeggiare i tuoi compleanni con grandi torte e tanti regali da farti scartare. Vorrei fare ogni anno l’albero di natale insieme a te. Mi piacerebbe rimboccarti le coperte la sera edarti il buongiorno la mattina. Ecco… vorrei scrivere a caratteri cubitali davanti alla mia casa : BEN VENUTO CIAK ! Insomma…se tu sei d’accordo vorrei farti da mamma…

A quelle parole Ciak scoppiò in lacrime. Buttò le braccia intorno al collo della sua futura mamma. E tutti e due piansero di gioia legati da un abbraccio che nessuno avrebbe mai più sciolto. – Un momento. Disse Ciak. Voglio andare aprendere la mia amica penna. é merito suo se sta accadendo tutto questo. E corse via. Arrivato alla capanna però la sua Piuma d’Angelo non c’era più e al suo posto trovò una lettera per lui :- Caro Ciak, per me essere usata da un poeta come te, è stato un onore! Buona fortuna piccolo scrittore inconsapevole…e se ho potuto scrivere fiabe che narravano di mondi incantati , di piogge di fiori e di venti danzanti è stato grazie a te…tutto ciò che hai letto mi è stato dettato dal tuo cuore pulito e dal tuo animo gentile.

Ciao piccolo scrittore inconsapevole…

Ciak allora capì che tutte quelle fiabe gli erano sempre appartenute. Così, con la consapevolezza che non sarebbe mai più stato solo, corse a più non posso dalla sua Gill, dalla sua mamma, dalla sua famiglia…sapendo che la vita d’ora in poi gli avrebbe sorriso.

E voivolete sapere che fine ha fatto Piuma d’Angelo?

Piuma d’Angelo ha ricominciato a volare in giro per mondo e quando si poserà di nuovo, vorrà dire che lì, prorio lì, vorrà dire che qulcun altro avrà bisogno del suo aiuto.

Ciao Piuma d’Angelo.



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