Il principe con il mare negli occhi

Fiaba pubblicata da: GiuliaLisa

Nacque nobile e aggraziato, con l’anima più onesta del regno e il cuore che ogni suddito avrebbe desiderato dal proprio re.

Se a ciascun cittadino fosse stato domandato chi fosse il più saggio e riflessivo bambino del reame, non si sarebbe ottenuta che una risposta: “Il principe Simon!”

Eppure Simon non aveva molti amici, non ne aveva neanche uno.

Troppo timido, dicevano. Troppo serio, pensavano. E che dire dei suoi occhiali spessi, del suo naso curvo o del fatto che trascorresse la maggior parte del suo tempo a studiare?

Simon sollevò gli occhi da uno dei suoi libri e sporse la testa dalla finestra della torre, osservando i bambini scorrazzare nei prati del regno. Ebbe voglia di unirsi a loro, di scendere le scale del castello e di correre a giocare, ma poi si guardò allo specchio e ricordò che ai bambini lui non piaceva neanche un po’.

Avvolto in una nube scura di pensieri, Simon decise di abbandonare il castello per passeggiare lungo il mare.

Il rumore delle onde, quel pomeriggio estremamente fragorose, era appena riuscito a calmarlo, quando d’un tratto una voce richiamò la sua attenzione.

“Aiuto!” gridava la voce, ma Simon non riusciva a capire da dove provenisse.

“Aiutami ti prego, sono qui!”

“Qui dove?” urlò il principe, muovendo lo sguardo fra scogli e onde schiumose.

“A due passi da te, sporgi la testa. Aiutami, sto affogando!”

Simon allungò il collo e finalmente scorse una bambina aggrappata alla roccia.

“Prendimi, per favore!” gli disse, tendendogli la mano.

Simon non ci pensò due volte, afferrò la sua mano e la tirò in salvo.

Quando entrambi furono seduti sulla spiaggia, Simon s’ accorse che la bambina gli stava sorridendo.

“Grazie tante di avermi salvato, volevo vedere il colore del mare e ho finito per cadere giù.” disse la bambina.

“Non c’è di che” rispose Simon, incapace di capire la ragione del suo sorriso.

Il principe stette per andar via, ma la bambina lo richiamò indietro.

“Possiamo rivederci domani?”

“Perché mai?” domandò Simon un po’ perplesso.

“Perché sei molto gentile e vorrei che diventassimo amici.”

Il principe acconsentì e la bambina disse che l’avrebbe aspettato il pomeriggio seguente per giocare in spiaggia.

Tornato al castello Simon si sentì felice, ma non appena entrò nella sua camera in cima alla torre, vi trovò uno strano uomo dalla tunica azzurra.

“Salute principe Simon!” esordì l’uomo, con un sorriso cavallino.

“Chi sei?” esclamò Simon, un po’ intimorito.

“Sono il mago del reame, mio caro principe, e sono qui per esaudire il tuo più grande desiderio. Farò di te la persona che hai sempre voluto essere, sarai così bello e spensierato che tutti i bambini del reame vorranno essere tuoi amici. Avanti principe, dimmi cosa vorresti cambiare e io lo cambierò!”

Simon rimase stupefatto dall’incredibile proposta del mago e si disse che, dopotutto, avrebbe potuto sfruttare l’occasione.

“I miei occhiali, mi fanno sembrare stupido.” disse al mago, che d’un tratto li fece scomparire dal suo volto.

Simon si accorse di avere una vista perfetta, ringraziò il mago e continuò con le richieste.

“Il mio naso, è curvo come quello di un’aquila.”

Il mago fece un gesto con la mano e come per incanto il naso di Simon divenne dritto e grazioso.

“I miei occhi sono freddi, mi fanno sembrare gelido come un pezzo di ghiaccio. Sono troppo silenzioso e troppo timido.”

Il mago scosse di nuovo la mano e in un battibaleno Simon si trasformò in un bambino chiacchierone ed estroverso, con un bel paio di occhi neri.

Il mago volò via e Simon andò a dormire contento.

Il giorno successivo si precipitò fuori dal castello e proprio come aveva sperato, tutti i bambini del reame lo accolsero con gran simpatia, giocando insieme a lui per l’intera mattinata.

Poi, quando fu pomeriggio, il principe ricordò di dover incontrare la bambina sulla spiaggia e con grande entusiasmo si incamminò per raggiungerla.

Giunto a destinazione la salutò con gioia, ma subito si accorse che sul volto della bambina il sorriso era scomparso.

“Scusami, ma stavo aspettando una persona.” gli disse, vagando con lo sguardo alla ricerca di qualcuno.

Simon sorrise e disse alla bambina che era lui quella persona, proprio lui, il bambino che l’aveva salvata dalle acque appena un giorno prima.

“Questo è impossibile” sentenziò la bambina, con un’aria serissima.

“E perché mai?” chiese Simon.

“Perché il bambino che ho incontrato ieri indossava degli occhiali molto belli, che lo facevano sembrare intelligente. Tu invece non porti gli occhiali.”

Simon rimase stupito, non aveva mai pensato che i suoi occhiali spessi potessero considerarsi “belli”.

“Il bambino che ho incontrato ieri era molto silenzioso, come un gentiluomo. Quando gli ho sorriso è diventato tutto rosso, proprio carino! Tu invece non sei né silenzioso, né timido, ti ho visto urlare tutta la mattina con gli altri bambini!”

“Credo di aver conosciuto questo bambino” disse Simon “Ha un naso veramente brutto, adunco come quello di un’aquila.”

“Sì, è un naso molto curvo, ma io non ho mai visto nessuno con quel naso e trovo che sia unico! Tu invece hai un naso dritto, come quello di altre mille persone. Inoltre è impossibile che tu sia quel bambino, perché lui ha gli occhi color del mare. Io adoro il colore del mare e quando ieri l’ho visto nei suoi occhi, ho capito che da ora in poi non avrò più bisogno di sporgermi dagli scogli per poterlo ammirare. Mi basterà guardarlo in faccia!”

Simon si scusò con la bambina per averla infastidita e, riflettendo a lungo, si incamminò vero il castello.

Quella stessa notte chiamò il mago sulla sua torre e lo pregò di farlo tornare come prima, promettendogli che non avrebbe mai più desiderato di essere diverso da se stesso.

Il mago guardò nel cuore e nella mente del ragazzo e capì che le sue parole erano vere.

Il principe Simon tornò ad essere com’era, i bambini del reame si accorsero della sua nuova sicurezza e lo accolsero come un amico saggio e gentile.

Quanto alla bambina incontrata sulla spiaggia, da quel giorno poté contemplare il mare ogni qualvolta lo desiderasse.



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