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L’anatra che sognava il mercato

Fiaba pubblicata da: MARA MENINO

Era una bella mattina d’inizio estate.

In un bel paesino di mare la giornata era appena cominciata e la gente si stava preparando per andare in spiaggia o a fare spesa.

Quel giorno era quello dedicato al mercato e nella via del centro c’erano tante belle bancarelle colorate sulle quali erano esposti i più svariati articoli: vestiti, biancheria da casa, oggetti ricordo, articoli da mare. C’era un gran vociare di persone e tutto era in fermento, chi si fermava per acquistare, chi per chiacchierare un po’, mentre nell’aria si assaporava l’odore della salsedine e dei fiori ed il sole riscaldava la pelle ed il cuore.

Proprio di fianco alla via del mercato, più in basso rispetto al livello della strada, c’era un piccolo rigagnolo che nella stagione invernale diventava un torrente e che era separato dal paese da un muricciolo in cemento e sormontato in alcuni punti da ponticelli di legno che consentivano di attraversare da una riva all’altra.

Qui viveva l’anatra Caterina.

Ogni giorno era abituata a farsi una bella nuotata nelle acque limpide insieme alle altre anatre.

Erano davvero tante e la cosa buffa era che, nelle ore centrali della giornata, si potevano vedere tutte schierate sui vari massi in mezzo all’acqua, immobili, con la testa infilata sotto le ali, mentre schiacciavano un bel pisolino in compagnia.

 Caterina di amiche ne aveva tante , ma le due con le quali preferiva chiacchierare erano Simonetta e Lucia; con loro si divertiva e si confidava e la conoscevano meglio di chiunque altro.

Simonetta e Lucia, proprio come lei, non avevano anatroccoli e nemmeno un marito quindi erano libere ed un po’ pazzerelle, sempre curiose di sperimentare nuove avventure.

“Uffa che noia, siamo sempre in questo posto, andiamo avanti indietro e non ci sono mai novità!” si lamentava un giorno Lucia che era tra l’altro la più grande del gruppetto ” Lo sai che il rospo Luigi è diventato papà la scorsa notte? E pensa che i suoi girini se ne vanno già a zonzo nel torrente e lui deve corrergli dietro! Che incubo! E’ per quello che io di anatroccoli non ne voglio!Troppa fatica!” rispose Simonetta indignata mentre si lisciava le piume.

“Per carità!” disse ancora Lucia “Ecco vedi, come dicevo, gli unici avvenimenti sono questi, mai gente nuova, bisognerebbe proprio cambiare acque, fare un bel viaggetto, vero Caterina?” ma l’anatra non rispondeva.

Caterina era ferma qualche metro più avanti con il collo dritto ed il becco rivolto all’insù, tutta intenta ad osservare quello che stava succedendo qualche metro più in alto di lei…

Caterina era da sempre affascinata dal mercato, ogni settimana quando la strada prendeva vita, lei non sapeva resistere e tentava in tutti i modi di allungarsi per vedere cosa ci fosse su quelle bancarelle e non solo, cosa avrebbe dato per poter pettegolare un po’ come facevano quelle persone ferme tra i banchi! Doveva proprio essere un vero spasso!

“Voglio andarci” disse alle sue amiche tutto d’un tratto ” Andare dove?” rispose Lucia ” Vorrà andare al mercato!” sentenziò Simonetta dall’altra sponda conoscendo bene la sua amica.

“Sì, voglio andare a fare mercato! Voglio proprio vedere cos’è che attira tutte quelle persone, insomma, se ci vanno deve essere divertente magari ci sono cose buone da mangiare, foglie ed alghe mai viste, piume nuove!” Caterina sognava ad occhi aperti.

“Ma che alghe e piume! Non vedi che il mercato non è per noi? E’ per gli umani! Cosa ci andiamo a fare noi lì?” le disse Lucia saggiamente, ma la sua amica era talmente curiosa ed affascinata da quel mondo che non sentiva proprio ragioni .

Quel giorno Caterina si sentiva più coraggiosa del solito e così pensò che fosse finalmente giunto il momento di realizzare il suo sogno.

“Sentite io vado, fate come volete, chi mi ama mi segua!” disse rivolta alle sue amiche le quali rimasero senza parole e si guardarono senza sapere bene cosa fare.

Fu così che piano piano, zampettando tra le pietre e nuotando nei punti d’acqua, Caterina si avvicinò al muretto proprio nel punto in cui una scaletta di cemento malandato permetteva di risalire verso il paese; era stufa di aspettare avendo troppo timore di andare fino là in alto in quel mondo sconosciuto e così, non curante delle voci di Simonetta e Lucia che si erano destate e le dicevano di tornare indietro, Caterina si avventurò.

” Un grosso respiro e…via!” pensò ed incominciò a risalire la scaletta a fatica fino a quando, stremata, giunse ai margini del mercato.

Fu subito assalita dalle voci e dai suoni del paese, si trovò in mezzo a piedi e gambe che passavano da ogni parte e la strattonavano e così si infilò di corsa sotto il banco più vicino attenta a non essere vista o calpestata .

“Caspita! Non sapevo sarebbe stato così complicato…” pensò tra sé intimorita, non sapeva bene cosa fare, ma poi si sporse di nuovo tra la folla cercando di vedere le bancarelle.

Trovando finalmente un varco zampettò qua e là alla ricerca di quelle cose meravigliose ed affascinanti che aveva sempre immaginato, ma con sua delusione non trovò niente di quello che si aspettava.

Vedeva solo grandi stoffe colorate, cibarie che a lei non interessavano, oggetti strani ai quali non sapeva nemmeno dare un nome.

Caterina incominciò a dubitare della sua scelta.

“Avevano ragione Simonetta e Lucia qui non c’è niente per me…cosa ci troveranno di così bello gli umani? Non ho nemmeno nessuno con cui conversare, le altre anatre sono tutte in acqua! Povera me, tanta fatica per niente” pensò quando ad un tratto una voce stridula alle sue spalle chiese

“Cosa ci fa un’anatra qui in mezzo al mercato sola soletta?” .

Quando si voltò Caterina rimase pietrificata, un gatto grigio a strisce era seduto vicino ad uno sgabello a pochi metri da lei e la guardava con occhi sornioni leccandosi i baffi.

“Oh beh, buongiorno, io mi chiamo Caterina e stavo giusto…per tornare al mio corso d’acqua…” rispose timorosa mentre indietreggiava alla ricerca del passaggio da dove era salita.

“Non avere fretta mia cara se vuoi posso farti fare io un bel giretto” continuò il gatto alzandosi ed avvicinandosi sempre di più.

Caterina era impaurita, si era cacciata in un bel pasticcio e non sapeva come scappare, non trovava la scaletta e tutta quella confusione la stordiva.

Il gatto grigio era sempre più vicino , la fissava con occhi famelici e si era già acquattato pronto a spiccare un bel salto su di lei. ” Non voglio diventare il suo pranzo!” pensò Caterina disperata quando, proprio in quel momento, uno svolazzare di anatre starnazzanti fece scompiglio tra la gente.

Simonetta e Lucia, accompagnate dalle altre amiche, videro Caterina e volarono da lei punzecchiando il gatto con il becco mentre tutto attorno si era creata una gran confusione.

“Presto da questa parte!” disse Lucia alla sua amica ed insieme si diressero veloci giù dal muretto mentre le altre mettevano in fuga il gatto spaventato.

Poco dopo furono in salvo, erano riuscite a raggiungere l’acqua e anche le altre stavano arrivando.

“Santo cielo, mi avete salvata! Grazie per essere venute a cercarmi!” disse Caterina ancora scossa.

“Non potevamo certo lasciarti andare a fare shopping da sola!” rispose Lucia in tono sarcastico.

“Dovevo darvi ascolto, avevate ragione, sono stata una sciocca. Il posto migliore dove stare è proprio questo, la nostra casa, con i nostri amici, cosa si può volere di più?”.

Tutte le anatre furono d’accordo e da quel giorno impararono ad apprezzare di più i loro luoghi ed i loro amici e furono contente.

A volte sembra che esistano posti migliori dove vivere, gente migliore da conoscere e cose nuove da fare e sicuramente i viaggi arricchiscono mente e spirito, ma le nostre radici non possono essere cambiate e alla fine si ritorna sempre dove si vive meglio…a casa.



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