C’era una volta un giovane pettirosso dagli occhi di una cangiante tonalità viola scuro, di nome Ulisse.
Allegro e altruista, romantico e sognatore, perduta alla nascita un’ala, l’uccello, con una soltanto, non si era mai perso d’animo, e anche se storpio e malfermo, ridicolo nei movimenti grotteschi e sgraziati, costretto a nutrirsi solo di semi e tanta, tanta acqua, non aveva mai smesso di cantare, cullando nel proprio cuore il sogno di diventare sempre più bravo, seppur cantando su rami bassi, come la sua condizione gli imponeva – un passo dietro agli altri – senza poter raggiungere mai il cielo aperto, ugualmente orgoglioso delle sue note con cui amava riempire il creato.
“Ma con un’ala sola!” gli facevano eco voci sconosciute alle sue spalle, mischiandosi spesso a patetiche mezze risate e sguardi caritatevoli di pietà “Una sola! Devi ammettere che non sarà mai, una così gran cosa! La tua ala maciullata, che tra l’altro non guarirà mai, non è certo un belvedere! E così conciato, impedito, forzato a soste tanto frequenti, puoi star certo che nessuno dei tuoi fratelli t’inviterà mai a cantare alla grande Festa della Primavera!”
Ulisse il pettirosso canterino