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Tutte le fiabe che parlano di "pregiudizi"

La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "pregiudizi", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".

la volpe amareggiata

La volpe amareggiata

C’era una volta in un campo coltivato, una volpe molto amareggiata dai pregiudizi che avevano su di lei. Questa volpe, a differenza delle altre, era talmente curiosa, che avendo trovato un sussidiario, aveva poi imparato… La volpe amareggiata

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Il picchio e il cane

Un picchio sonnecchiava sul ramo di un albero, quando il silenzio fu interrotto da un vivace cagnolino che cominciò a scorrazzare tutto intorno.   

“E’ mai possibile che non si possa riposare in pace neanche per un minuto?” brontolò il picchio fra sé e sé, mentre il cane saltellava e scondinzolava facendo un grande baccano. Chiuse gli occhi con decisione, ma quando dopo pochi minuti li riaprì, per poco non gli venne un colpo. Il cagnolino, contro ogni logica, aveva cominciato a ruotare su se stesso tenta disperatamente di mordersi la coda.

Il picchio si gettò in “picchiata” sul cane “ma sei impazzitò?” urlò “sei un autolesionista o cosa?”    

Il cane lo fissò con i due occhioni nocciola sinceramente stupito “E’ tutto ok amico, sto solo giocando” disse placidamente.

Il picchio resto basito. Lo scrutò sospettoso per alcuni secondi, e poi se ne volò via.

Il picchio e il cane

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Il pastore Ambrogio

Viveva una volta, su su in cima ad una montagna lunga e grigia, un pastore di nome Ambrogio che era tanto, tanto buono.

E un giorno, mentre faceva abbeverare le sue pecore ad un ruscello, vide muovere le frasche di un cespuglio e poi sentì un leggero, ma cupo lamentìo. Impaurito, si avvicinò pian piano e, facendosi spazio con le sue docili mani grosse, vide un cucciolo di lupo ridotto male; lo prese con garbo, poi lo avvolse in un pezzo di panno e lo ficcò per un po’ sotto il suo lungo mantello, fatto di sacchi e funicelle.

Dopo un po’ lo riprese per rivederlo ed il cucciolo di lupo gli fissò addosso gli occhietti malati e pareva che volesse chiedere qualcosa: non aveva mai visto un uomo!

Il pastore Ambrogio

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L’orso buono

Era il tempo delle fragole, delle ciliegie e dei fiori sbocciati in primavera. Il sole splendeva come non mai e nel Bosco di Rugiada tutti gli animali erano felici. Ah, che bella la primavera, ricca dei suoi mille colori e dei suoni che echeggiano nell’aria. Tutto era perfetto nel bosco, tanto da attirare l’attenzione di una famiglia di Orsi trasferitasi da un paese lontano per sfuggire alla furia dell’uomo e della sua caccia.

Luckas, detto Luck, era l’unico figlio rimasto della famiglia Robbins, costituita dalla mamma Gelda, attenta e premurosa e dal papà Bartolo, severo ma comprensivo. Le grandi, a volte esagerate attenzioni nei confronti di Luck da parte dei suoi genitori, derivavano a causa della perdita improvvisa dei suoi fratelli, morti durante una combutta contro gli uomini di caccia.

L’orso buono

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La leggenda di Achatina, la Donna Chiocciola

Nessuno sapeva da dove venisse o chi fosse. Per tutti era Achatina, la “Donna Chiocciola”. Da quando era arrivata al villaggio, la notte si accoccolava dentro una grande conchiglia, che aveva sistemato alla fine del bosco, sotto un cedro del Libano secolare, e si abbandonava al sonno.

Quel guscio era l’unica cosa che possedesse. La sua unica protezione, il ponte tra il passato e l’avvenire, la sola speranza di salvarsi e, un giorno, vivere felice. Circolavano molte voci su di lei: forse era uno spirito, un dono del bosco, delle fonti e della cascata. Forse veniva da mondi lontani, o da un altro pianeta.

La leggenda di Achatina, la Donna Chiocciola

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Omero, il gatto nero

Omero era un bel gatto dal pelo lungo e folto, lucido come seta. I suoi occhi erano dorati, fondi come pozzi e pieni di saggezza, e i suoi baffi lunghi e luccicanti. Aveva un graziosissimo naso rosa e orecchie a punta.

In effetti, Omero aveva un solo difetto, ed era il suo colore.

In verità, lui non ci trovava niente di strano, ma gli umani, chissà perché, ogni volta che lo vedevano cambiavano strada, o facevano strani gesti, e addirittura qualcuno aveva provato a tirargli dietro degli oggetti.

Il suo pelo, infatti, era completamente nero, dalla punta della coda alla punta del musetto.

Quando aveva chiesto in giro, alle sue amiche colombe o ai suoi amici cani, per quale motivo i bipedi temessero un gatto nero, bhe, nessuno aveva saputo spiegarglielo, e alla fine si era rassegnato ad essere scansato da tutti.

Omero, il gatto nero