Tutte le fiabe che parlano di "canzone"
La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "canzone", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".
I coristi dello stagno
C’è uno stagno tutto verde con canne alte che finiscono con battacchi scuri ondeggianti al vento, su di una riva , immerse in parte nell’acqua , una decina di rane cantava così : Siam ranocchie… I coristi dello stagno
Gelato al cioccolato
dove vuoi andare ti amo ti annoi va bene balliamo sei bella ti lasci guardare con te non c’è niente da fare nascosta dai lunghi capelli tu balli ma i gesti son quelli bambina ti… Gelato al cioccolato
Parole di sabbia
Verso sera una ragazza incominciò a cercare in spiaggia un posto tranquillo. Felice poi di non essere troppo osservata, iniziò a scrivere. “L’estate sta finendo …” Altri giovani si unirono a lei, che continuò “tra poco… Parole di sabbia
Cappuccetto Rosso … in musica
Porta amore questi dolci
dalla nonna che ti aspetta
al di la della palude
con la sua micro-casetta
mettiti il cappuccio rosso
e stati attenta che nel bosco
ci sta poi il lupo cattivo
che ti magna in un boccone
ma cappuccetto non sa
nel bosco chi troverà
Clicca su “Leggi tutto” per ascoltare la canzone!
Kataplàn
Ti narro la storia di kataplàn.
Gnomo grassottello con barba bianca e rosso cappello,
il quale occultò le origini malinconiche e avare e di notte, con la ramazza sulle
spalle entrava nelle dimore fischiettando un allegro motivetto frammentato da
queste parole:
“Io sono Kataplàn che tutto in fretta fa” (fischiettare)
Così, dando rapidi colpi di saggina, dappertutto spazzava e potevi esser
certa che neanche un granello in nessun angolino potevi trovarvi al mattino.
In alcune case però questa grascia durava assai poco, quando la massaia
diventava indolente e poltrona, allora non si sentiva più il suo allegro
canticchiare bensì modulava la voce in un roco tono di rimprovero, la sua ombra
diventava gigantesca e, minaccioso diceva:
L’albero che cantava
C’era una volta un albero un po’ particolare, e vi dirò subito perchè: sapeva cantare! All’arrivo della primavera, dunque, al primo tepore del sole, le sue tenere foglioline cominciavano ad aprirsi e intonavano un coro che si espandeva per tutto il giardino.
Dapprima iniziavano fievolmente, poi, mano a mano che crescevano e diventavano delle robuste foglie verdi, anche le loro voci si facevano sempre più sonore e armoniose rallegrando così le giornate di quel luogo ameno.
Vicino a quest’albero canterino c’era una di quelle piante grasse con quei tremendi aculei che sembravano sempre pronti a colpire chi si avvicinava troppo. Ebbene questa pianta era l’unica nel giardino che non apprezzava per niente le canzoni di questo albero e pertanto continuava a brontolare come una pentola di fagioli. – Verrà anche l’autunno – borbottava tra sé – così questa musica smetterà -. E intanto diventava sempre più gonfia di stizza e i suoi spini sembravano pronti a schizzar via per pungere qualche malcapitato.







