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La Foresta della Luce // Parte seconda

Fiaba pubblicata da: labloggastorie

Qui tutti gli episodi.

Tante notti erano trascorse da quando grazie alla polvere della Luce, all’abilità dei folletti, alla magia delle fate e al soffio di Rubinia tutto il mondo aveva sulla testa un enorme e brillante cappello.

Ma non a tutti piaceva lo scintillio delle notti…ed infatti non poco lontano, in un tetro castello…

“Phuà! Che cosa è questo bagliore che non mi fa chiudere occhio tutta la notte!” esclamava seccato Re Tenebrone, capo dei Neroni.

“Puzzonio! Puzzonio! Vieni qui Puzzonio! Muoviti!” urlò re Tenebrone chiamando il capitano delle truppe del buio.

“Comandi sublime e sommo Re Tenebrone!” disse Puzzonio prostrandosi di fronte al re, ancora ansimando per la corsa che aveva fatto.

“Che cosa sono quelle cose luccicanti nel cielo, quelle cose orripilanti che fanno luce e non mi fanno dormire? Hanno bucato il cielo per caso?”

“Ehm…Sire…veramente nessuno ha idea di cosa siano.”

“Incapace! Chiama Sibìlio, il mago dell’oscuro potere e digli di venire subito da me!”

“Agli ordini Sua pregiatissima Oscurità”.

Puzzonio corse giù nelle segrete del castello dove Sibìlio aveva il suo laboratorio di arti magiche.

“Mago Sibìlioooo? E’ qui Mago Sibìliooooo?” gridò Puzzonio aggirandosi cautamente tra ampolle, pentoloni e vecchi libri polverosi.

“Chi osa disturbarmi durante il sonno?” esclamò il mago svegliato dalle urla.

“Mi perdoni mago ma Re Tenebrone ha detto di andare subito da lui” rispose Puzzonio.

“E quale sarebbe il motivo di tanta fretta?” chiese Sibìlio alzandosi dal letto.

“Il cielo!” rispose misteriosamente Puzzonio, aggiungendo: “Il cielo non è più nero ma è pieno di buchi che brillano”

Di colpo l’espressione del mago si fece seria e preoccupata, come se quella fosse stata la notizia più nefasta che avrebbero mai potuto comunicargli.

“Temo che sia giunto il momento che purtroppo attendevo…” mormorò tra sé e sé.

“Devo vedere immediatamente il cielo. Presto! Puzzonio, andiamo dal Re!”

Quando furono al cospetto del Re, il mago volle per prima cosa scrutare il cielo e dopo aver rivolto il suo sguardo verso l’alto disse:

” Sire ho paura che si sia avverata la profezia della Luce, se quello che vediamo nel cielo è quello che penso, ben presto il Mondo del Buio non esisterà più!”

“Sibìlio tu non sei un mago, sei un uccellaccio del malaugurio! Che cosa è questa profezia della Luce e che cosa vuol dire che il Mondo del Buio scomparirà?”

“Quella della Luce è una profezia molto antica, risale alla notte dei tempi e dice che da un regno lontano verrà una principessa che coprirà il cielo di Luce e sconfiggerà il buio per sempre!” rispose serio Sibilio.

“Eh? Cosa? Chi? Quando?” urlò Re Tenebrone camminando freneticamente intorno alla stanza incredulo di quanto il mago gli aveva rivelato ed alla fine esclamò: “Bisogna porre fine a tutto questo! Dimmi dove si nasconde questa principessa e le mie truppe del Buio la cattureranno! Tsk! Altro che profezia!”

“Manderò il mio corvo Scovaccino a scoprirlo!” disse il mago Sibìlio

Il corvo era il migliore scopritore di segreti e volando sopra la foresta vide l’allegra brigata delle fate e dei folletti che preparavano le stelle con la polvere della Luce e scoprì anche che con loro c’era la principessa Rubinia.

Scovaccino volò lesto al castello del Re dei Neroni e rivelò quello che aveva scoperto.

“Lo sapevo! Quei buffi folletti e quelle fate svolazzanti mi vogliono rovinare! Ah ma stavolta gliela faccio pagare cara! Puzzonio chiama subito il generale Fetenzio e raduna tutti soldati. Rapite la principessa e portatela qui da me! Vedremo se avrà ancora voglia di portare la Luce dopo che la avrò rinchiusa nella prigione!”

Puzzonio, eseguendo gli ordini del Re, riunì le truppe e partirono verso la Foresta.

Sapevano che le alte mura avrebbero impedito ogni accesso, ma questa volta avevano in mente un piano: avrebbero attaccato scavando una lunga galleria sotto terra.

Fu così che, metro dopo metro, terra dopo terra, scavarono il passaggio per sbucare dentro la Foresta.

Quando i folletti e le fate si trovarono di fronte le truppe del Buio il panico si scatenò nella foresta.

Tutti cercavano di fuggire, i piccoli folletti piangevano per la paura, le fate furono legate alla grande quercia mentre Nonno Zargo, nel timore che venisse rubato, prese il sacchetto con la polvere della Luce e corse lontano più veloce che poteva.

Rimase soltanto Rubinia in balia delle truppe e per Puzzonio non fu difficile rapirla.

Giunti di nuovo al castello portarono Rubinia al cospetto del Re.

Re Tenebrone la scrutò. Tutta quella bellezza e quella grazia lo disgustavano. Alla fine esclamò:

“E così tu sei quella temeraria che cerca di distruggermi. Lo sai che per colpa tua non riesco più a chiudere occhio! Cosa pensi di fare? Accendere tutto il mondo? Profezia o non profezia adesso passerai il resto dei tuoi giorni in una sicurissima prigione sopra la Rupe dell’Ignoto nella Terra del Drago Focomagno e vediamo un po’ se finalmente potrò dormire in pace”

Anche il mago Sibìlio volle conoscere Rubinia e quando la vide ebbe la certezza di trovarsi di fronte ala creatura misteriosa della profezia.

“Forse non basterà rinchiuderla in prigione! Le farò un potente incantesimo così, anche se dovesse scappare, non potrà più portare la Luce nel mondo”.

Ci volle un’ intera notte per finire la pozione magica poi, quando tutto fu pronto, Sibìlio la fece bere a Rubinia e pronunciò l’incantesimo:

Notte buia, notte oscura,

cuce addosso la paura,

notte fonda, notte truce

che mai più ci sia la Luce.

Non appena l’incantesimo fu completato, Puzzonio condusse la principessa Rubinia sulla Rupe dell’Ignoto.

Lì la imprigionò dentro una altissima torre e le disse: “Ah, ah, ah! Voglio proprio vedere adesso se i tuoi amici della Foresta avranno il coraggio di liberarti e di morire arrostiti dal drago Focomagno, l’unico che possiede la chiave di questa prigione!” e voltandosi se ne andò.

Nel frattempo le fate ed i folletti…

“Cosa facciamo Nonno Zargo?” tutti domandavano ancora impauriti per l’invasione dei Neroni.

“Ho messo in salvo la polvere di Luce, ma dobbiamo ritrovare la principessa. Senza di lei non ci potranno più essere le stelle nel cielo”.

“Zargo, è troppo rischioso uscire dalla Foresta!” intervenne Nemea “Non farò correre questo pericolo alle fate!”

“E allora non ci rimane che tornare nel buio…” disse sconsolato Nonno Zargo.

Il popolo delle fate e dei folletti non era pronto ad affrontare una battaglia.

Non avevano armi se non quelle magiche che, però, potevano essere usate solo in caso di estremo pericolo di vita.

A malincuore il sommo consiglio del FoFa decise che era molto più saggio per il bene di tutto il popolo attendere gli eventi piuttosto che combattere i Neroni.

La polvere della Luce fu nascosta e presto dimenticata ed il mondo ripiombò nel buio.

Trascorsero molte notti scure e silenziose fino a quando nella Foresta non comparve un misterioso viaggiatore.

Era un Cavaliere solitario che, partito dalle terre di un lontano continente era giunto fino lì nella speranza di realizzare il suo desiderio più grande: trovare il tesoro più prezioso che esistesse.

Era in viaggio da così tanto tempo che decise di fermarsi nella Foresta per riposare prima di rimettersi in marcia.

Si addormentò senza sospettare che la Foresta era la dimora delle magiche creature, ma al suo risveglio una sorpresa lo attendeva.

I folletti lo avevano legato con i nastri invisibili ed armati di bastoni lo guardavano attenti.

“Chi siete? Cosa volete da me?” urlò il Cavaliere cercando di liberarsi dalla stretta dei nastri.

“Noi Chi siamo?!? Tu piuttosto chi sei? Come hai fatto a varcare i confini della Foresta?” lo interrogò Nonno Zargo brandendo il suo vecchio bastone.

“Mi chiamo Desìo e sono un Cavaliere! Non sapevo che la Foresta fosse vostra, ma le mura ad est della Foresta sono crollate e così mi sono addentrato per trovare un po’ di riposo” rispose il Cavaliere.

“Questo è un altro straniero che ci porterà soltanto guai! Deve andarsene immediatamente!” dicevano i folletti .

“E’ pericoloso farlo restare!” si associavano le fate.

“Calmatevi tutti quanti!” intervenne Fata Nemea “Questo Cavaliere, forse, potrà aiutarci a liberare la principessa Rubinia!”.

Di colpo sia le fate che i folletti si ammutolirono. L’idea che la loro principessa tornasse da loro li fece riflettere ed in effetti, pensavano, lo straniero poteva aiutarli ad affrontare i Neroni.

Nonno Zargo raccontò a Desìo di come Re Tenebrone aveva fatto rapire Rubinia, e di quanto fosse importante per il suo popolo ritrovarla.

Il Cavaliere ascoltò attentamente tutto il racconto e quando Zargo ebbe terminato chiese: ” Ed io cosa dovrei fare? Non so chi sia questa principessa Rubinia e poi sono alla ricerca di un tesoro, non posso interrompere il mio viaggio!”

“Non abbiamo tesori da donarti ed inoltre abbiamo dato la nostra parola alla principessa che non avremmo rivelato a nessuno il nostro segreto. Ti posso assicurare, però, che se ci aiuterai non avrai di che pentirtene!” rispose Nonno Zargo.

Desìo era incuriosito dal segreto e decise di aiutare le fate ed i folletti a ritrovare la principessa.

Egli pensava, infatti, che il segreto non sosse altro che un prezioso tesoro nascosto, il più prezioso dei tesori che esistesse al mondo. Aiutarli avrebbe significato per Desìo diventare l’uomo più ricco sulla faccia della terra.

“Va bene!” disse Desìo “Vi aiuterò a liberare la principessa!”

“Evviva! Evviva!” iniziarono ad esultare i folletti e le fate.

“Abbracceremo di nuovo la nostra principessa!” ripetevano in coro.

Iniziò così per il Cavaliere Desìo la ricerca di Rubinia.

Egli viaggiò per molti giorni in lungo ed in largo senza trovare tracce della principessa fino a quando giunse nella Terra del Drago Focomagno.

Era un posto dove regnava un’assoluta desolazione: non c’erano alberi o fiori, uccelli o conigli ma soltanto rocce e cenere.

Desìo sentiva la puzza di bruciato attorno a sé ed in groppa al suo cavallo Libeccio percorreva la Terra del Drago con estrema attenzione.

Di colpo un gran caldo lo assalì ed un rumore come un tuono durante un temporale lo fece trasalire.

Si voltò e vide un enorme drago, alto quanto 10 montagne, che sputava fuoco proprio verso di lui.

“Come osi venire nella mia Terra” urlò il Drago Focomagno “Non lo sai che qui è proibito agli umani anche il solo passaggio?” e detto questo fece uscire dal suo grande naso una lunga lingua di fuoco.

Desìo iniziò a scappare galoppando velocemente verso la Rupe dell’Ignoto e lì si nascose dietro la torre sperando che il drago non lo scoprisse.

Focomagno non si accorse del nascondiglio del cavaliere e, continuando a cercarlo e a sputare fuoco da tutte le parti, si allontanò.

“Fiù! C’è mancato poco per diventare un ruspante galletto allo spiedo!” pensò Desìo tirando un sospiro di sollievo.

Mentre se ne stava accucciato ed in silenzio, aspettando il momento giusto per riprendere il suo cammino, sentì una voce provenire dall’alto della torre.

Era Rubinia che cantava una dolce melodia.

Desìo ne fu incantato, non riusciva a dire una parola come se quella voce gli avesse paralizzato tutto il corpo.

Quando Rubinia smise di cantare Desìo si fece coraggio e, alzò gli occhi per vedere da dove proveniva il canto.

Rubinia se ne stava appoggiata vicino alla finestra della torre, guardando lontano con una leggera malinconia negli occhi.

“Che splendida creatura …” pensava Desìo ” In vita mia non ho mai visto qualcosa di così bello!”.

Il cuore iniziò a battergli velocemente ed uno strano desiderio, fino a quel momento sconosciuto, s’impadronì della sua volontà.

“Devo conoscerla ad ogni costo” decise Desìo ed iniziò ad urlare: “Ehi tu lassù! Ehi! Ehi! Iù uuù Sono quaggiù!”

Rubinia girò il suo sguardo verso il basso e vide Desìo che agitava le braccia e saltellava a destra e sinistra per richiamare la sua attenzione.

“Chi sei?” chiese Rubinia ed aggiunse “E’ pericoloso stare qui, scappa prima che il Drago ti veda”

“Sono il Cavaliere Desìo e tu come ti chiami e perché sei stata rinchiusa lassù?”

“Il mio nome non ha importanza…Cavaliere, ti ripeto, scappa finché sei in tempo!” rispose la principessa.

“Non potrei lasciarti da sola neanche per un attimo ancora. Voglio liberarti e portarti via da questo posto” disse Desìo con tutta la sua foga.

Rubinia sorrise e fu intenerita dal coraggio del cavaliere ma rispose: “Ti sono grata per la tua audacia, tuttavia non potrei mai farti correre un rischio così grande… è soltanto sconfiggendo il drago che mi potrai rendere libera.”

“E sia!” esclamò Desìo e, detto questo, montò su Libeccio e partì alla ricerca del drago.

Non sapeva da dove proveniva quella forza ma sentiva dentro al cuore un calore nuovo e l’immagine di Rubinia gli illuminava la mente rendendolo coraggioso e pronto ad affrontare qualsiasi cosa pur di stringerla tra le braccia.

Il drago Focomagno nel frattempo stava facendo un pisolino, ormai stanco di cercare il prode cavaliere senza alcun risultato.

“Svegliati montagna di lardo bruciacchiata! Sù, vediamo che sai fare a parte sputare qualche fiamma puzzolente!” gli urlò Desìo non appena lo vide.

Focomagno si destò di colpo e, non appena lo vide, la rabbia lo assalì: “Ah! sei qua buffo ometto. Mi hai fatto correre inutilmente in lungo ed in largo ma adesso me la pagherai cara!”

Ci fu uno scontro durissimo tra i due ed alla fine, proprio mentre il drago stava per sputare il suo fuoco ardente, Desìo scoccò una freccia dal suo arco che andò a finire dritta dritta dentro la bocca di Focomagno, l’unico suo punto debole.

Il drago cadde a terra e tossendo disse: “Uffa! Mi hai sconfitto! Ma con tutti i posto dove potevi colpirmi proprio in bocca dovevi lanciarmi la freccia! Adesso che hai trovato il mio punto debole che faccio? La mia reputazione di drago è rovinata, non potrò più sputare fuoco e fiamme, nessuno avrà più paura di me!”

“Non è con il terrore che si conquista il rispetto degli altri” rispose Desìo prendendo la chiave della prigione legata attorno al collo del drago, e poi se ne andò velocemente perché non vedeva l’ora di tornare da Rubinia.

Giunto alla torre liberò Rubinia dalla prigione.

“Grazie. Sei stato davvero coraggioso ad affrontare il drago a costo della tua vita per me” lo ringraziò la principessa.

Desìo arrossì tanto era emozionato di trovarsi vicino a lei e riuscì soltanto a dire: “Adesso puoi dirmi chi sei?”

Rubinia allora incominciò a raccontare la sua storia e più andava avanti più Desìo si stupiva di riconoscere in quei particolari quanto qualche tempo prima gli era già stato raccontato da Nonno Zargo.

“E’ incredibile! Allora tu sei la principessa Rubinia!” esclamò Desìo esultando di gioia “So tutto di te, di Re Tenebrone, del segreto che custodisci e che non può essere rivelato…”

Desìo si sentiva colmo di felicità e di colpo pensò che non gli importava niente del segreto e del tesoro, ma che l’unica cosa che aveva valore in quel momento era stare con Rubinia.

“Devo riportarti nella Foresta, le fate e i folletti sono molto preoccupati per te e ti aspettano con ansia”.

Rubinia fece cenno di si e, saliti in groppa a Libeccio, partirono alla volta della Foresta.

Camminarono per giorni e Desìo desiderava che quel viaggio non finisse mai perché temeva che, una volta giunti alla Foresta, avrebbe dovuto separarsi da Rubinia.

Era l’imbrunire quando finalmente arrivarono a destinazione e grande fu la sorpresa per il popolo dei folletti e delle fate quando videro la loro principessa in groppa a Libeccio assieme al cavaliere Desìo.

“Che bello! Che bello! E’ tornata la principessa Rubinia!” urlavano di gioia i piccoli folletti e corsero ad avvertire Nonno Zargo e Fata Nemea.

Alla notizia dell’arrivo di Rubinia, Zargo si precipitò a vedere se fosse vero e, non appena vide la principessa, colmo di gioia corse ad abbracciarla.

“Avevamo perso la speranza di riaverti tra di noi ” disse Zargo commosso.

“Invece eccomi qua! E tutto questo grazie al prode Cavaliere Desìo! ” rispose Rubinia volgendo lo sguardo verso il cavaliere.

Zargo e Nemea dovettero riconoscere che Desìo si era rivelato un uomo molto coraggioso e lo ringraziarono per aver mantenuto la promessa di ritrovare la loro principessa.

“Grazie Cavaliere Desìo per aver corso tutti questi pericoli per liberare la principessa Rubinia, se vuoi adesso puoi lasciare la Foresta e riprendere la tua ricerca per trovare il più prezioso dei tesori “

Desìo stette un attimo in silenzio, poi si avvicinò a Rubinia e le prese una mano, la accostò al suo cuore e disse:

” Non ho bisogno di cercare altro perchè il tesoro più prezioso è proprio qui accanto a me “.

Rubinia arrossì ma non ritrasse la mano e guardando negli occhi Desìo si sentì colma d’amore per lui.

In quel preciso istante una stella, brillando, si accese nel cielo.

” Ohhhh…guardate lassù…è spuntata una stella! Ma come è possibile senza la polvere della Luce? ” si chiedevano tutti con enorme sorpresa.

” E’ una magia! E’ una magia! ” ripetevano i piccoli folletti mentre con il naso all’insù tutti continuavano a guardare quel punto luminoso in mezzo al cielo.

Quella stella era stata creata dall’amore di Desìo e Rubinia.

La Luce era dentro di loro ed era talmente potente da dare origine alla prima stella della sera.

” Mettiamoci al lavoro! ” esortò Nonno Zargo entusiasmandosi all’idea di poter ricominciare a riempire tutto il cielo di nuove stelle.

Fu così che nella Foresta ricominciò la creazione delle stelle ed ogni notte, dopo l’apparizione della prima stella della sera, tante fiammelle ricoperte di Luce venivano soffiate con amore sù nel cielo.

Il mondo del buio fu sconfitto per sempre e Re Tenebrone fu condannato a rimanere sveglio in eterno.

Questa è la storia della Foresta della Luce, delle fate e dei folletti che aiutarono la principessa Rubina a regalare al mondo intero la luce.

E quando la sera alzando lo sguardo su nel cielo vedrete brillare una stella – non lo dite a nessuno – ma quella è la luce dell’amore di un cavaliere per la sua bella principessa.



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