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A carnevale, ogni scherzo vale!

E’ una festa che si celebra nei Paesi di tradizione cattolica. I festeggiamenti si svolgono spesso in pubbliche parate in cui dominano elementi giocosi e fantasiosi; in particolare, l’elemento distintivo e caratterizzante del carnevale è l’uso del mascheramento.

La parola deriva dal latino carnem levare (“eliminare la carne”), forse influenzata anche dal latino vale (quasi fosse “carne, addio!”), poiché indicava il banchetto che si teneva l’ultimo giorno di Carnevale (Martedì grasso), subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima.

(Fonte: Wikipedia)

carnevale

Il carnevale è indissolubilmente legato alla commedia dell’arte, con tutte le sue maschere e la loro comicità rappresentata da gesti codificati (ma non troppo …).

Le rappresentazioni non erano basate su testi scritti ma dei canovacci, detti anche scenari; inizialmente erano tenute all’aperto con una scenografia fatta di pochi oggetti. Le compagnie erano composte da dieci persone: otto uomini e due donne.

Curiosità: la commedia dell’arte ebbe il merito di portare sul palcoscenico le prime donne attrici.

Questo periodo, proprio per il suo spirito goliardico e festoso, ispira molte fiabe, che vanno dalla tradizione all’innovazione dei nostri autori.

Ecco pertanto a voi una bella raccolta di fiabe con questo tema colorato!

***

L’incipit de “Gli amanti timidi” di Carlo Goldoni

Arlecchino  ripulisce un abito disteso sopra un tavolino ch’è ben innanzi, e facendo le sue incombenze, parla come segue:
Dise el proverbio: o servi come servo, o fuggi come cervo: no voggio ch’el me patron s’abbia da lamentar de mi. Ghe piase la pulizia, e amo anca mi la nettìsia. E po el xe cussì bon, ch’el merita de esser servio de cuor. Qualche volta el par un pochetto fantastico; ma un omo che xe innamorà, el gh’ha delle ore bone e delle ore cattive. (porta l’abito sull’altro tavolino, e prende il cappello per ispazzarlo) So mi, che brutta bestia che xe l’amor.

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Nel paese di Scusate Non Me Ne Ero Accorto

Quel paese ha uno strano nome e non è corto,
si chiama “Scusate non me ne ero accorto.”
Il primo cittadino è un macellaio bricconcello,
gli chiedi una gallina per il brodo e ti taglia il vitello.
Quando vende in un sol giorno una carovana di manzo,
poi cosa fa? Si toglie il camice bianco e pipa in bocca se ne va a zonzo.
Non esistono da tempo ormai alberi da frutto o per augurio i melograni.
Alcuni son così distratti e strani che per legge chiamano giganti i nani.

Nel paese di Scusate Non Me Ne Ero Accorto

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Nonna Carnevalina

Una mattina nonna Carnevalina si recò al mercato del paese
aveva deciso di cucire il costume per carnevale al nipotino
si mise a cercare fra tutte le bancarelle
degli scampoli di stoffa
voleva cucirne un costumino per carnevale al nipotino
ma la sua pensione non gli permetteva di spendere molti soldini
cosi’ pensò di chiedere ai commercianti delle bancarelle
degli scampoli rimasti

Tutti furono felici di aiutarla
ognuno regalò dei pezzetti di stoffa
e la nonna li ringraziava regalando loro una nocciolina

Nonna Carnevalina

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Carnevale

C’è una musica per via
tutta piena di allegria
io mi affaccio alla finestra
per veder se c’è un’orchestra
mentre giunge assai giuliva
una bella comitiva
di persone mascherate
da Pierrot e anche da fate.

Carnevale

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Pulcinella

D’appetito Pulcinella n’aveva molto e a tutte le ore , anche in sogno. Quando suo padre lo rimproverava, lo batteva e gli diceva:

– Infame! –

egli rispondeva proprio: – Si, padre mio, avete ragione, che’ io sono

sempre in fame e appetito, ma la colpa non e’ mia. La colpa deve essere

di questo camiciotto, il quale mi e’ tanto grande che sento sempre il desiderio di ingrassare per riempirlo.

Morto il padre, Pulcinella si risolvette a lasciare Napoli, in cerca di mangiare e di bere, perche’ con gli anni al molto appetito s’era aggiunta moltissima sete. Tanto che, quando fu sul punto di partire, ad un amico che gli chiedeva perche’ lasciasse la sua Napoli, rispose con sussiego che s’era messo a fare il mercante.

Mercante di che cosa?

Pulcinella

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Pierrot e Luna

C’era una volta un giovane triste e solo, romantico, a Carnevale vestiva la sua blusa e suonava la chitarra.

Per tutti era Pierrot ma si chiamava Giovanni.

Era un attore. Luna era una domestica, dolce e gentile, bionda esile, minuta nei lineamenti, Luna non era innamorata del nostro attore, ma di un giramondo, che a casa non era quasi mai; Pierrot soffriva e cantava per lei.

Il giorno di Carnevale, Luna uscì in strada cadde a terra, le si sganciò un bracciale, in quel momento Luna si accorse del volto di quella maschera triste e dolce, impersonata da Giovanni. 

Pierrot e Luna

arlecchino-invisibile

Arlecchino diventa invisibile

Uno scienziato all’Università dei Merli inventò una pillola per essere invisibili:

E siccome era Carnevale, pensò di provare il suo esperimento con Arlecchino, il quale ricevette una lettera che diceva:

“Illustrissimo,carissimo, coraggiosissimo

Signor Arlecchino

siete Invitato all’Università dei Merli

per un incarico delicatissimo.”

“Un incarico delicatissimo!! Cosa sarà mai! Sicuramente ci sarà da mangiare.” pensava  Arlecchino mentre correva all’Università.

Lo scienziato lo fece accomodare e anziché un bel piatto fumante di maccheroni,gli fece ingoiare e digerire un tubetto di pillole….. tanto  era digiuno da una settimana!

Arlecchino diventa invisibile

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Re Carnevale

A Carnevale, sai sa, le maschere entrano in scena….
beh! Non si sa mai cosa ci aspetta…salti, capriole, risate,allegria….insomma una sorpresa dopo l’altra…
è allora ecco una storia buffa…..

***

Re Carnevale era un sovrano forte e potente, governava un vasto regno con saggezza e giustizia.

Come tutti i Re che si rispettano  era vestito regalmente, con un ampio mantello colorato e rigonfio, con scarpe e  corona d’oro  con scettro e rubino vero, rosso e splendente,screziato e luminoso e diamanti. Al  collo…..invece. di una catena d’oro,  una catena di…SALAMINI  che gli arrivava fino alla pancia.

Eh . Si,  la cosa che preferiva fare in assoluto era MANGIARE.

Così il Re Carnevale si chiudeva in cucina e lì rimaneva nascosto a mangiare chili di pastasciutta, montagne di frittelle, biscotti, caramelle, torte e beveva, litri e litri di aranciata.

Re Carnevale