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La favola del buon compleanno

la favola del buon compleanno

C’era una volta un castello molto affollato.

Vi abitavano infatti il re, la regina, il principe, la principessa, il mago, la strega e le fatine, ognuno con il suo seguito di amici, nemici, parenti e conoscenti.

Peccato che nessuno vi poteva entrare perché era chiuso e apriva le porte una sola volta all’anno.

E cioè il giorno del compleanno.

« Il compleanno di chi? » chiede Carletta alla mamma.
« Ma il tuo naturalmente »
Carletta ne è molto felice ma chissà quanto manca al giorno del suo compleanno.

E così ogni mattina appena sveglia, correva dalla mamma e le chiedeva:
« Mamma è oggi? E’ oggi il giorno del compleanno? »
« No » rispondeva la mamma « Non è ancora oggi »

E tutti i giorni, proprio tutti, Carletta chiedeva:
« E’ oggi mamma? »

La mamma stanca di rispondere raccolse una grossa margherita e disse a Carletta:
« Il giorno in cui non sarà rimasto nemmeno un petalo, sarà il giorno del compleanno.»
« Oh che bello! » pensava Carletta « Quel giorno il castello aprirà le porte. »

Passarono i giorni e i petali e finalmente il compleanno arrivò.
«URRÁ’, URRÁ» gridava Carletta « Finalmente! Oggi apre il castello »

E così Carletta uscì, volando come un fulmine con le ali.

Giunta davanti all’enorme portone vide che era ancora chiuso con catene, chiavistelli e lucchetti. Allora suonò il campanello.

Dopo qualche minuto, il maggiordomo rispose:
« Chi suona? »
« Sono Carletta, quando apre il castello? »
« Beh apre il giorno del compleanno, lo sanno tutti. »
« Ma è oggi, è proprio oggi! La margherita ha finito tutti i petali. »
Dall’altra parte si sentì tossicchiare, borbottare:
« Bene bene signorina torno subito! »
Carletta si sedette a terra e aspettò.

Intanto il maggiordomo corse al castello e entrando e uscendo da tutte le stanze, urlava:
« Signori, signori, è arrivato il giorno, il giorno del compleanno!! »

E man mano che passava si udivano boati, sbadigli, chiavistelli che giravano, motori che ripartivano.

Il maggiordomo arrivò davanti al re mentre stava finendo di sistemarsi la corona in testa e disse:
« Perbacco ma non si era accorto che l’orologio si era fermato? Guardi è fermo all’anno scorso. »

Oh che disastro, il maggiordomo no, che non se ne era accorto e insieme a lui tutti gli altri.
« Cosa facciamo adesso sua maestà? Non possiamo certo farla entrare con questa confusione e con niente di pronto!»
« Certo, certo che no » concordò il re « Ma va, va e prendi tempo. Dille che per aprire il castello deve portare un cesto di…di…noci, ecco si, di noci. »

E così il maggiordomo corse al citofono e disse:
« Bambina, hai portato le noci? »
« Le noci? » ripeté Carletta « No, non ne ho. »
« Eh, eh » continuava a dire il maggiordomo.
« E’ un problema, se non hai le noci non posso aprire, no. »

E allora Carletta corse a casa e con gran fretta chiese alla mamma dove trovare delle noci e la mamma la indirizzò al bosco. Corse nel bosco e raccolse in un battibaleno un bel cestino di noci con guscio.

Tornò quindi al castello. Suonò:
« Adesso apre il castello? » chiese Carletta.

Il maggiordomo corse a palazzo.

Dentro, la confusione continuava. Piatti, posate, pendoli, poltrone, tavoli, tutti portavano tutto, chi andava chi veniva chi saliva. Non si capiva niente.

Il maggiordomo si fece largo e arrivò dal re che stava in quel momento finendo di lucidare il trono. E con un gran fiatone gli disse:
« Sua altezza, è tornata e chiede di aprire. Che facciamo? Siamo pronti? »

E il re gli rispose: « Ti sei guardato intorno? Ti sembra tutto pronto? No che non lo siamo. Va, va e prendi tempo e dille che per entrare deve avere…avere…vediamo…che deve avere? ah si! deve avere uno scialle con cappuccio rosso, ben rosso. »

Il maggiordomo, riprese fiato e uscì, sempre di corsa ovviamente.
« Ehi bambina, sei ancora lì? »
E Carletta che si era un po’ assopita: « Certo certo che sono qui. »
« Ce l’hai lo scialle col cappuccio rosso? »
« No, non ce l’ho lo scialle. Ho una giacca blu. »
« Eh no, no non ci siamo. Per entrare devi avere lo scialle rosso, col cappuccio anche eh! »

E Carletta corse a casa della nonna, ma la nonna non aveva uno scialle rosso e così glielo fece, con i ferri e con la lana e in una battibaleno lo scialle era pronto.
Corse al castello e suonò:
« Apre adesso il castello? »
Il maggiordomo corse a palazzo.

« Sua maestà lo scialle, lo scialle è lì » il maggiordomo era sfinito e non si capiva nemmeno quello che diceva ma il re aveva capito lo stesso.
« Acciderboli! Mancano gli ultimi ritocchi e saremo pronti ad aprire. Intanto va, va, prendi tempo e dille che per entrare servono…servono…ecco si, delle scarpette di cristallo. »

« Bambina? » di nuovo il maggiordomo a Carletta « Ce l’hai le scarpette di cristallo? »

Carletta si guardò gli stivaloni verdi che metteva quando stava per piovere. E allora, senza neanche sentirselo dire, corse a casa, (dalla mamma o dalla nonna? no, sicuramente non c’era speranza che la nonna avesse le scarpe di cristallo) dalla mamma che sì, le aveva, ma del suo numero. Carletta iniziò a piangere anche perchè stava per imbrunire e veniva la sera. Allora la mamma le suggerì di mettere del cotone nella punta delle scarpe così da poterle indossare.

Visto che era un’ottima idea, mise le scarpe e corse al castello.

Suonò e chiese sfinita:
« Apre il castello? »
Il maggiordomo guardò dal buchino le scarpe e corse dal re.
« Sua maestà, sua maestà ci siamo. Anche le scarpe di cristallo. Ha praticamente tutto. »
« Ha trovato anche le scarpe di cristallo? » si stupì la regina « Ma dove? Cenerentola se le sarà perse un’altra volta? »

Tutto intorno era comunque pronto. Chi mangiava, chi ballava, chi suonava, chi cantava, chi rideva.
« Apri pure » sentenziò il re.

Il maggiordomo corse al cancello e, per grande stupore e meraviglia di Carletta, le grandi porte si spalancarono.
Appena entrata nel gran salone, ci fu silenzio e tutti vedendo Carletta dissero:
« Ooohhh! »

Poi le fecero largo e il re e la regina la presero sottobraccio e la portarono davanti ad un grandissimo orologio.
Questo orologio aveva ore, minuti, secondi, giorni, mesi, anni e sotto due cavalieri a cavallo muovevano una pesante ruota per farlo girare e far passare il tempo.

E il re disse:
« Carletta il prossimo giro è per te »

E mentre i cavalieri giravano con gran fatica, il re e la regina recitavano:

« Sogna oggi
Sogna domani
Senza dormire
Senza mentire
Ricorda sempre
Dimentica mai
I giorni felici
E quanti anni hai »

L’anno passò dal numero 6 al 7 e fu gran festa. Palloncini, fischi, dolci, caramelle. Tutti applaudivano e le dicevano « Buon Compleanno! ». Una fatina le pose in testa un diadema, le tolsero lo scialle e le grandi scarpe di cristallo e le fecero indossare un vestito di ricci e veli e scarpe della sua misura in paillette dorate.

Poi arrivò la sera e la festa finì. Carletta ringraziò, salutò e uscì.
Arrivata al portone, una fatina le diede una bacchetta magica e una formula da recitare:

« Cerchi d’argento
lancette a colori
matite pastelli
gessetti acquerelli.
Racconto e disegno
riscrivo e ritaglio
per sempre restate
nel mio compleanno »

Dette queste parole, il castello e tutto quello che aveva dentro e intorno si accartocciò finché rimase una piccola cosa. A Carletta veniva da piangere ma quando si avvicinò vide che a terra c’era ora un libro. Lo aprì e tutti erano lì, il castello e tutto ciò che aveva dentro e intorno.

« All’anno prossimo! » le sussurrò il maggiordomo dal citofono a pagina 10.

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