C’era una volta, in un prato verdeggiante ai piedi di un bosco fitto, una gazza dal piumaggio nero e argento, così vanitosa da non sapersi mai accontentare.
Ogni giorno raccoglieva sassolini luccicanti, piume colorate, pezzetti di vetro che trovava qua e là.
«Oh, questo brilla più di quello! Ma no, questo è ancora più bello!» gracchiava, cambiando idea ogni minuto.
Non molto lontano viveva una lepre dalle lunghe orecchie, rapida come il vento ma sempre pronta a brontolare. Nulla le andava bene:
«L’erba è troppo bagnata! Il sole è troppo caldo! Le nuvole sono troppo grigie!»
E se qualcuno le diceva il contrario, lei ribatteva con tono aspro:
«Non capisci niente! Io so meglio di tutti!»
Nel mezzo del prato, invece, viveva una tartaruga dal guscio lucente e dagli occhi sereni. Camminava piano, osservando il mondo senza fretta.
Gli altri la prendevano in giro:
La gazza gracchiava: «Ti ci vorranno cent’anni per arrivare al bosco!»
La lepre saltava ridendo: «Tu sei lenta, io sono veloce. Tu sei muta, io parlo per tutti!»
Ma la tartaruga sorrideva e, senza offendersi, diceva:
«Il passo lento non perde la via.
Chi corre troppo spesso si smarrirà.»
Un giorno, il sole divenne rosso come il fuoco e un vento caldo soffiò dalla collina. Nel bosco scoppiò un incendio. Le fiamme non erano alte, ma il fumo denso avvolgeva gli alberi.
La gazza gracchiò spaventata:
«Oh! Vado a destra! Anzi, no, a sinistra! Forse in alto, forse in basso!»
Volava in cerchio, attratta da ogni luccichio tra le fiamme, e presto perse l’orientamento.
La lepre invece saltò urlando:
«Venite con me! Io so la strada!»
Ma parlava tanto e correva troppo: finì in un intrico di rami bruciacchiati e rimase incastrata, incapace di muoversi.
La tartaruga, invece, respirò a fondo e disse tra sé:
«Chi non si lascia prendere dal panico trova la via.»
E iniziò a camminare piano, piano. L’aria era calda, il fumo bruciava gli occhi, ma lei ricordava un piccolo ruscello nascosto tra le rocce.
Mentre avanzava, la tartaruga cantilenava:
«Un passo oggi, uno domani,
così si vince il fuoco e gli inganni.
Chi corre inciampa, chi vola si perde,
chi va con calma la strada si merita.»
Arrivata al ruscello, immerse le zampe nell’acqua fresca e si dissetò. Poi guardò indietro, e vide la gazza e la lepre in difficoltà.
«Non posso lasciarle sole,» disse piano. «La saggezza è inutile, se non la si condivide.»
La tartaruga tornò sui suoi passi.
La gazza piangeva: «Le fiamme brillano, i rami scintillano! Non so dove andare, tutto luccica e mi confonde!»
La tartaruga le rispose con calma:
«Non tutto ciò che luccica è un tesoro.
Il vero valore è nella via sicura.»
Poi cantò:
«Lascia le ombre, lascia il bagliore,
segui il sentiero che porta al cuore.
Non serve avere mille splendori,
basta una strada e amici migliori.»
La gazza smise di gracchiare e la seguì.
Poco più avanti trovarono la lepre intrappolata.
«Aiuto! Questo ramo mi blocca! Non è giusto, non è giusto!» polemizzava senza tregua.
La tartaruga le disse:
«Le chiacchiere non sciolgono i nodi.
La calma li spezza, una alla volta.»
E con lentezza, spinse i rami con il suo guscio finché la lepre fu libera.
Tutti insieme raggiunsero il ruscello e si salvarono. La gazza abbassò le ali e disse:
«Forse non serve rincorrere ogni luccichio.»
La lepre, arrossendo, mormorò:
«E forse non serve sempre polemizzare.»
La tartaruga sorrise e concluse:
«Chi è lento spesso vede lontano,
chi è saggio tiene il cuore in mano.
Non conta chi corre o chi brilla di più,
la vera vittoria è camminare quaggiù.»
Da quel giorno, la gazza imparò ad accontentarsi, la lepre imparò a tacere più spesso e ad ascoltare, e la tartaruga divenne la loro guida silenziosa.
Morale della favola:
Non è la velocità né il capriccio a salvare, ma la saggezza e la calma. Chi si accontenta, chi ascolta e chi cammina con cuore sereno, trova sempre la strada giusta.
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