Soloinsieme

Fiaba pubblicata da: Anna Consolo

Il pastore Dino aveva cercato per tutto il giorno  sei delle sue pecorelle che si erano smarrite.

Giunta ormai la sera era ritornato al resto del gregge molto deluso e triste,  con un peso dentro il cuore e non bastò neppure la festa esagerata del suo cane Snif per strappargli un sorriso.

Certo non era la prima volta che le solite sei birichine decidevano di scomparire, ma nonostante ciò, Dino non riusciva mai a farne un’abitudine.

Nonostante ciò, pensava sempre che fosse colpa sua; perché  non aveva vegliato abbastanza e non aveva saputo proteggerle. Era lui il responsabile della loro vita!

Non se ne dava proprio ragione perché, perdere una sola pecora era come perdere una parte di se stesso.

Quella notte, come le altre notti, avrebbe ancora perduto il sonno ed affrontato un nuovo giorno senza suonare il suo amato flauto.

Snif odiava  quelle sei pecore, gli facevano perdere sempre un sacco di tempo, ma le odiava soprattutto perché facevano piangere il suo pastore.

Si era ripromesso di andarle a cercare appena il gregge si fosse addormentato  ed una volta ritrovate, le avrebbe riportate all’ovile con un bel morso sul sedere!

Il cane Snif aveva corso tutta la notte sotto l’acqua  per  cercare le sei pecorelle smarrite. La pioggia di certo non l’aveva aiutato perché non riusciva a vedere nessuna impronta, né a fiutare il benché minimo odore.

Triste e sconsolato cercò di ritornare dal pastore prima che il gregge si svegliasse.

Ci mancava solo che qualche altra pecora  andasse fuori di vello!

“Certo per ritrovarle” pensava, sulla via del ritorno“bisognerebbe pensare come una pecora!”.

A Snif non piaceva molto socializzare con gli ovini, in genere, li trovava stupidi e puzzolenti.  Stava loro vicino solo per amore del pastore, ma dovette convincersi  che se voleva ritrovarle, da solo non ce l’avrebbe mai fatta, avrebbe avuto bisogno di un po’ di aiuto. L’unico che gli venne in mente, a malincuore, fu Pick.

Pick era l’ariete del gregge. Per la verità dell’ariete aveva solo la testa dura.

Bhè veramente era anche un po’  duro  d’orecchie e duro a muoversi.

Delle pecore non è che gli importasse molto o forse … era alle pecore che non importasse molto dell’ariete.

Qualunque fosse la realtà, Snif aveva bisogno di Pick, ma come chiederglielo? E soprattutto, Pick lo avrebbe aiutato?

Non aveva proprio voglia di fare il mieloso con lui, non si erano mai scambiati  una parola, qualche sguardo di traverso, giusto per sollecitarsi i compiti, nulla di bello. Doveva farsi piccolo, piccolo e per amore del pastore,  Snif, avrebbe chiesto aiuto a Pick!

Così Snif si rivolse a Pick: chi meglio di lui poteva conoscere le pecore?

“Pick, devi darmi una mano” – gli disse

“No, non sono troppo lontano” – rispose Pick

“ Ma cosa hai capito? Ho bisogno del tuo aiuto” – ribadì Snif

“Ah! Non se ne parla nemmeno, io non so suonare il liuto!”- continuò Pick

Povero Snif, non ce l’avrebbe mai fatta a farsi capire. Quella testa e orecchie e sedere duro di un ariete era proprio stupido e puzzolente, come aveva sempre pensato! Ma non rinunciò all’idea del suo aiuto.

Cominciò a radunare tutte  le pecore rimaste attorno a Pick  e  guardandolo di traverso lo incitò a fare la conta, si sarebbe certo  accorto che ne mancavano sei, era pur suo compito vigilare, se no che ci stava a fare un ariete nel gregge?

“ Ah si mancano le solite, tu raduni io conto, Dove sono?” – fece Pick

“ Alla buon ora!” – Urlò Snif – “ Ho bisogno di te per ritrovarle!”

“Non ci penso nemmeno, sono smorfiose, altezzose, vanitose, presuntuose, egoiste e prepotenti, non ci penso nemmeno, sono contento che non ci sono più, erano proprio antipatiche” rispose seccato Pick.

“ Non dire così, se il pastore le ama, qualcosa di buono in loro ci sarà! Aggiunse Snif

“Ecco bravo, non voglio che tornino qua!”

“ Ma cosa hai capito? Non c’è tempo da perdere, dobbiamo partire di corsa o sarà troppo tardi, ti prego non far piangere ancora il pastore” Gridò forte Snif e per convincerlo, cominciò a tirargli il pelo.

“ Ahi, mi fai male! Ho capito, ho capito! Se proprio insisti, verrò con te!”

E senza oltre indugiare, partirono.

Snif e Pick fecero un buon pezzo di strada senza fiatare. A volte guidava PicK, a volte Snif, senza che nessuno avesse voglia di consultare l’altro. Ma Snif che amava il suo pastore, più di se stesso, ingoiò a fatica il proprio orgoglio e chiese:

“Se conoscessi almeno il carattere di una sola pecora, sono sicuro che potremmo farci un’idea della direzione che hanno preso”

Non sono teso! Vuoi star tranquillo!  Sono solo concentrato, stavo pensando a quella vanitosa di Bellina-bè, sicuramente sarà andata alla ricerca d’ una pozzanghera d’acqua per specchiarsi” –

“ Allora possiamo seguire il fiume, sono sicuro che troveremo qualche traccia lungo le rive …”

“ Ti ho già detto che non suono le pive!” – riprende Pick – “Guardiamo lungo gli argini, magari troviamo qualche impronta di una delle stordite!”-

“ Era quello che volevo dire, corro avanti” – lo avvertì Snif

“No, non sono tanti, ne vedo solo una” – lo avvisò Pick che da lontano aveva già notato una pecora.

Era proprio bellina, ferma dove un’ansa del fiume aveva formato uno specchio d’acqua. Snif  era così felice d’averla trovata che  cominciò a scodinzolare intorno a Pick, lasciandolo senza fiato.

Era la prima del gruppo, sicuramente li avrebbe portati là, dove c’erano le altre.

“ Sei proprio la più vanitosa del gregge, a specchiarti sempre, per chi mi chiedo poi?” disse Pick alla pecora

“ Mi faccio bella per il pastore, pensavo venisse lui a cercarmi, non avevo paura perché lui mi ama tanto e io lo ricambio con la mia bellezza” ribadì Bellina Bé

“ Ah meno male che riconosci la tua bruttezza!”- le disse Pick.

“ ragazzi calma, dobbiamo trovare le altre, litigare non serve a nulla” li interruppe Snif.

E si abbiamo bisogno pure della bulla” continuò Pick e fiduciosi, si misero subito in cammino

Bellina-bè, Snif e Pick continuarono a scendere lungo il fiume, ogni tanto la pecora li rallentava per aggiustarsi un ricciolo, con grande disappunto dell’ariete  e stizza del cane.

Ma bellina-bè  sapeva come incantare le persone: una volta solleticava Pick e l’altra lusingava Snif, raccontava di lei e delle sue amiche, di come fossero importanti, di quanto andassero d’accordo sebbene ognuna di loro fosse così diversa, unica.  Si erano date il nome delle “ Sei pascoliere”  ed il loro motto era: LANA PER TUTTI!

Disse che aveva una mezza idea di dove trovare Peppa-Beh, perché non brucava erba, ma libri, infatti era la più saggia di tutti, sapeva un sacco di cose, ma pare che  l’unica a darle retta, purtroppo fosse Betta-Bee, che per amore di nuove parole le bastavano cinque minuti d’ascolto per centuplicarle al mondo intero.

Bisognava quindi  cercare una casa là vicino, perché sicuramente avrebbero trovato l’una col muso dentro un giornale e l’altra in un pollaio.

Non ci misero molto a intravedere una piccola casetta con veranda, dove pacificamente Peppa Beh era persa accanto una pila di giornali.

Era così immersa nella lettura da non accorgersi minimamente del loro arrivo. Non servì neppure chiedere dove fosse Betta-Bee, perché la sua voce squillante fece da guida ai tre amici che la raggiunsero subito.

A betta-Bee, non parve vero d’aver un nuovo pubblico: “Bla, bla, bla, bee, bee, bee”, bastò comunque, un inaspettato  latrare di Snif per zittirla.

Snif e Pick richiamarono all’ordine le tre pecore, raccontarono delle lacrime del pastore  così da far capire loro, l’importanza di ritornare tutti.  Pentite le pecore cominciarono a collaborare seriamente pensando ad alcuni indizi per ritrovare le altre, anche se non avevano la più pallida idea di dove potessero essere.

Ormai erano lontani dal gregge da una notte e un giorno. Il sole stava per tramontare, quindi Snif decise che era meglio tornare all’ovile. Il pastore sicuramente  sarebbe stato ancor più preoccupato e Snif non voleva essere  la  causa di altro dolore per il suo padrone.

Il sole pareva mettere delle piccole stelline rosse sui rami degli alberi e gli uccelli, con il loro canto, allietavano le ultime ore di luce. Betta-Bee cercò d’imitarne il suono, non riusciva proprio a tener chiusa la bocca, ma ad un tratto altre voci si aggiunsero alla sua:

“Uffa, che lana, che noia! Tutto il giorno a brucare l’erba, mangiare, mangiare, mangiare e poi dormire, dormire, dormire! Basta!  Non se ne può più!”  –  Si lamentava Celestina-Bhè  l’insofferente

“A furia di calpestare fango e arrampicare sulle rocce, ho rotto tutte le mie unghie! Per mille batuffolini di lana! Un po’ di comfort non guasterebbe! Mannaggia a me e a quando vi ho dato retta, da sola, dovevo starmene da sola!” – Brontolava Nerina-Be .

“Aò, tutto il giorno a sentire queste qua a lamentarsi, dico un po’ di contentezza, d’allegria, non guasterebbe, no?!” – Diceva Cesarina-,mbé la bulla

“Zitta e muta Cesarina, che le tue belate fanno solo piangere” – Rincalzava Celestina-Bhè

Di corsa Bellina-bé, riconoscendone la voce le raggiunse

“Eccola lì, quella che passa le giornate a cercare una pozzanghera per specchiarsi: – sono ingrassata di coscia, ho il mento pendente, i riccioli di lana fuori posto, statemi lontane che puzzate” – la canzonava Celestina-Bhè.

“Guardate, sta arrivando la Peppa-bBeh, col suo fare lanosofo … hai trovato la tua luce? E il tuo bianco sul nero?” – Disse Nerina-Be

“Ci stiamo proprio tutti! Che notizie dal mondo?” Chiese Cesarina ‘mbe  mentre si aggiustava il suo fazzoletto rosso sul collo”

“Raga” – azzardò Snif – “E’ ora di ritornare, che ci fate qui da sole, lontano dal gruppo? Il Pastore ci chiama, non lo sentite? Il suo flauto piange melodie di dolore. Andiamo a rallegrarlo. Le pecore rimaste non gli bastano. Lui ha bisogno di tutti noi. Ci aspetta!  Andiamo a rallegrare il pastore.

Le sei pecorelle, si vergognarono un po’ per essere state così insensibili, ebbero modo di conoscersi e scoprire che è più bello insieme e mentre ritornavano promisero che non avrebbero mai più fatto piangere il pastore.



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