Nel paese delle mele

Fiaba pubblicata da: Geremina Leva

C’erano una volta, nel grande paese delle mele, due borghi chiamati Tartatin e Marmelade. E così si chiamavano anche i loro capitani. Tartatin era famoso per le torte di mele. Marmelade invece per le confetture, di mele naturalmente. I loro territori erano molto vicini, divisi solo da un meleto, il meleto più grande e fruttuoso del regno.

Quando li ho conosciuti, tra i due borghi tirava una brutta aria. Mi raccontavano infatti che questo meleto di confine era da sempre causa di grossi litigi. Perché, come tutte le cose che stanno a metà, mio o tuo, non se ne sa la verità! Erano quelli, giorni ancora più litigiosi, perché il re aveva annunciato un’imminente visita e per preparare banchetti degni di un re, entrambi i borghi avevano bisogno di grosse quantità di mele. La faccenda del meleto doveva quindi risolversi immediatamente.

Un  giorno dai bei nuvoloni neri, vidi il giovane Goldino correre affannosamente verso la melocanda gridando a squarciagola: “Capitano Tartatin! Gli uomini di Marmelade stanno prendendo il meleto!”.

Nell’odorosa e silenziosa melocanda, il capitano Tartatin stava aspettando la solita fetta di torta, quella che nonna Tartelette gli avrebbe presto sfornato, ma il messaggio di Goldino mise tutti in agitazione e uscirono di gran fretta, Tartatin e i suoi cavalieri.

Nonna Tartelette, che da un pezzo non aveva buon udito,  si strinse nelle spalle e pensò: “Pazienza! Preparerò domani la mia nuova ricetta”.

Intanto, correndo anch’io al meleto per capire cosa stesse accadendo, vidi gli abitanti dei due borghi schierati uno di fronte all’altro.

“Tartatin non è più tempo di dispetti. Dobbiamo chiudere definitivamente la vicenda del meleto.” – disse capitano Marmelade – “Il Re è alle porte e alle mie cuoche servono mille e mille mele per la confettura. Il meleto è nostro e raccoglieremo tutte le mele che serviranno!” – così dicendo srotolò una pergamena – “Qui sono segnati i confini del mio borgo e come vedi il meleto appartiene proprio a noi, al borgo di Marmelade!”.

Tartatin non era della stessa opinione e senza neppure guardare disse: “Conosco già quella pergamena, falsa naturalmente! La vera prova è la nostra: il vecchio ceppo al centro della piazza del mio borgo ha ben mille e cinquecento anni e questo vuol dire che noi siamo arrivati prima di voi e che il meleto ci appartiene.”

I due continuarono a discutere per molto tempo senza arrivare ad una soluzione. Eravamo tutti stanchi, qualcuno si era addirittura addormentato sotto un melo. Finché dalla folla vidi farsi avanti Melo il fornaio, che aveva da sfornare una bella soluzione: “Una gara, ecco quello che ci vuole! Chi avrà raccolto più mele vincerà per sempre il meleto. Cosa ne dite?”.

Tartatin e Marmelade si guardarono e tutti mormoravano:”Si, bella idea. Si, giusto, noi siamo velocissimi a raccogliere mele, vinceremo noi. Si, vedremo chi la spunterà”. Insomma, lo spirito era già quello giusto e i due capitani non poterono che accettare. Mandarono a prendere ceste, cestini, sacchi e secchi, e in men che non si dica, le due squadre erano pronte. Una cosa però si doveva ancora stabilire: il tempo. Quanto tempo doveva durare la raccolta? In effetti non vedevo orologi e penso che i due borghi non ne conoscessero proprio l’esistenza. La loro vita era infatti scandita dalle stagioni e dalla vita delle mele. Così mi venne una bellissima idea, mi feci coraggio, avanzai tra la folla e dissi: “Nel tempo che Nonna Tartelette impiegherà a preparare una torta!”. Mi guardarono stupiti ma l’idea piacque e Tartatin disse: “Goldino, corri alla melocanda e chiedi alla nonna di mettersi a preparare una torta.” Goldino, che da quando ero arrivata vedevo sempre correre, si precipitò alla melocanda. Marmelade intanto disse a tutti: “Prepariamoci alla raccolta e non appena vedremo fumare il comignolo della melocanda inizieremo la gara”.

Giunto a destinazione, Goldino non raccontò il come e il perchè alla nonna (visto che era un po’ sorda ci avrebbe messo troppo) ma le disse soltanto che i due capitani volevano che preparasse immediatamente una torta.

“Ci vuole pazienza con questa gioventù!” – borbottò nonna Tartelette sentendo Goldino uscire – “Prima tutti spariscono poi chiedono la torta! Poco male, ne approfitterò per provare la mia nuova ricetta. Eh già! Sono sicura che quei discoli  di Marmelade e Tartatin se ne leccheranno i baffoni!” –  e tornò in cucina per mettersi all’opera. Tutto questo non l’avevamo di certo sentito e al  meleto le due squadre, armate di panieri, aspettavano  di partire.

Pronti…fumata…partenza…fumata…via! La raccolta ebbe inizio.

E a che ritmo! Filare dopo filare il meleto iniziò a svuotarsi velocemente. I panieri stracolmi venivano rimpiazzati da ceste, le ceste da secchi e i secchi da sacchi. Il tempo passò ma il comignolo del forno di nonna Tartelette continuava a fumare. Ma come mai? Si chiedevano tutti. Di solito nonna Tartelette preparava una torta in qualche raggio di sole. Invece adesso raggi non ce n’erano più e neppure mele attaccate ai rami. Decisero allora di fermarsi e andare a vedere, vedere come mai questa torta non era ancora pronta.

Arrivati alla melocanda, trovarono Nonna Tartelette proprio sul punto di sfornarla e vedendoli disse: “Eccovi, giusto in tempo! Prendete posto e preparatevi ad assaggiare la mia nuova specialità!”.

Davanti al disarmante invito della cara nonna Tartelette, nessuno osò chiedere spiegazioni e si misero ad assaggiare la prelibatezza appena sfornata. E che bontà! “Sapete perché?” – disse nonna Tartelette: “Ho pensato bene di aggiungere alla vecchia ricetta una deliziosa confettura. Beh, non sarà una fantastica sorpresa per il re?” – chiese soddisfatta – “Una cosa però. Marmelade, mi dovrai procurare qualche vasetto della tua confettura perché oggi ci ho messo un bel po’ a prepararla”.

“Ecco!” – mi venne da dire davanti a tutti – “Il comignolo non smetteva di fumare perché la nonna non aveva dovuto preparare solo la torta ma anche la confettura. Capite?”.

Si, tutti avevano capito e non solo questo: la nuova super ricetta della nonna avrebbe risolto la questione del meleto.

“Geniale” –  esclamarono i due capitani – “Per l’arrivo del re noi faremo la sfoglia” – disse Tartatin – “E noi la confettura” – disse Marmelade. Certo, non ci avevo pensato nemmeno io! Unendo le forze avrebbero potuto fare cose ancora più grandi di prima.

Il meleto diventò allora proprietà di  tutti e due i borghi e le tante mele non poterono che gioire di finire finemente affettate o succosamente spremute nel paese di Melobourne!



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