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La Principessa che non sapeva leggere

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C’era una volta, in un regno lontano, una principessa di nome Alina.
Aveva lunghi capelli color miele, occhi curiosi e un cuore grande come il cielo. Tutti nel regno la amavano perché era gentile con i poveri, aiutava gli animali e sorrideva anche nei giorni di pioggia.
Eppure, Alina nascondeva un segreto che le pesava sul cuore.

Ogni volta che cercava di leggere un libro, le lettere le sembravano danzare sul foglio. Si spostavano, cambiavano posto, alcune sparivano, altre si scambiavano i vestiti come attrici dispettose.
Le parole diventavano un intrico di segni confusi, e lei finiva per chiudere il libro con le lacrime agli occhi.

A corte tutti pensavano che una principessa dovesse leggere con eleganza e parlare con sapienza.
Per questo, Alina si vergognava e cercava di nascondere la sua difficoltà. Quando i maestri di palazzo le chiedevano di leggere ad alta voce, fingeva un mal di gola o si inventava un impegno urgente nel giardino reale.

Solo il suo amico più fidato, un piccolo uccellino di nome Timo, conosceva la verità.
Ogni sera si posava sulla finestra della principessa e cinguettava dolcemente per consolarla.
«Non devi avere paura, Alina. Le lettere non sono nemiche, vogliono solo danzare un po’ prima di raccontarti le loro storie.»

Un giorno, nel regno giunse un vecchio saggio viandante. Portava un mantello grigio e un libro logoro legato con uno spago. Si chiamava Maestro Orfeo.
Sentendo parlare della principessa triste, chiese udienza al re.

«Maestà,» disse il saggio, «posso aiutare vostra figlia. Non c’è nulla di rotto in lei, solo un modo diverso di leggere il mondo.»

Il re, pur scettico, accettò. Così Orfeo iniziò a insegnare ad Alina in modo nuovo: invece di costringerla a leggere riga per riga, le fece toccare le parole, ascoltare i suoni, colorare le lettere come fossero fiori.
Ogni giorno la principessa imparava a “vedere” le parole con occhi diversi.

Scoprì che ogni parola aveva una voce, un ritmo, un colore.
La “A” era rossa come una mela, la “E” gialla come il sole, la “S” morbida come il sibilo del vento.
E mentre imparava così, lentamente, le lettere smisero di ballare per dispetto e cominciarono a danzare in armonia.

Un mattino, Alina trovò un biglietto sul tavolo del suo studio.
Le mani le tremavano, ma decise di provarci.
Era una poesia che diceva:

«Chi legge con il cuore
trova luce nel dolore,
e scopre che le lettere
sanno anche cantare amore.»

Per la prima volta nella sua vita, riuscì a leggere tutto.
Le lacrime le scesero sul viso, ma stavolta erano lacrime di gioia.

Il re, vedendo la figlia tanto felice, la abbracciò e disse:
«Non serve essere la più veloce per essere la più saggia. Tu, figlia mia, hai imparato a leggere con il cuore.»

Da quel giorno, la principessa Alina aprì una scuola per bambini speciali, dove ognuno poteva imparare secondo il proprio ritmo, con colori, musica e fantasia.
E quando qualcuno le chiedeva se fosse difficile insegnare a leggere, lei rispondeva con un sorriso:

«Difficile? No.
Meraviglioso, come guardare le lettere danzare.»

Morale:
Non esiste un solo modo di imparare.
Chi vede il mondo in modo diverso spesso lo capisce più a fondo, perché legge con il cuore.

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