La Cicala con una vecchia ghironda
Fiaba pubblicata da: brunocorino
C’era una volta una Cicala e…
una formica, grideranno i miei piccoli lettori!
Ma chi non conosce la loro antica favola?
A me, invece, una volta è apparsa in sogno una versione diversa, che ora racconterò a voi.
Allora, c’era una volta una Cicala con una vecchia ghironda…
Una notte fredda e burrascosa, la Cicala bussò alla porta di un ricco contadino chiedendo una scodella calda e un riparo.
«E cosa offri in cambio della nostra ospitalità?» Chiese accigliato il ricco contadino.
«Posso rallegrare le vostre serate con le mie canzoni».
«Noi lavoriamo tutto il giorno e non abbiamo tempo la sera di ascoltare le tue frivolezze per distrarci». Rispose il contadino sbattendogli la porta in faccia.
E fu così che la Cicala si ritrovò sola e intirizzita in mezzo alla Foresta buia. Con due grosse lacrime che gli rigavano il viso.
La Cicala malediva la Natura che lo aveva fatto nascere a quel modo.
«Ah!», pensava tristemente, «se fossi nata laboriosa come la formica! A quest’ora me ne starei anch’io con i piedi caldi davanti a un fuoco scoppiettante, e non immerso tra questa fanghiglia nera, al freddo e mezzo tramortita!».
Mentre vagava affamata e stanca nel cuore della notte, la Cicala scorse da lontano la luce fioca di una lanterna. Bussò all’uscio di una misera casupola e una faccia rugosa e gentile così parlò: «Non abbiamo molto da offrirti, straniera, soltanto un tozzo di pane duro e una piccola crosta di formaggio».
La Cicala fu così felice di quella accoglienza, che, dopo essersi rifocillato, prese la sua vecchia Ghironda e si mise a cantare i suoi stornelli più belli e divertenti. I bimbi del povero contadino avevano gli occhi lucidi per la gioia di ascoltare tutte quelle belle storielle.
Il povero contadino era felice di vederli così allegri. E quell’allegria era così forte da contagiare tutta la Foresta. I gufi e i barbagianni, gli scoiattoli e le marmotte, le volpi e le donnole, i cervi e le gazzelle, gli alberi, i fiori, i cespugli e ogni altra creatura vivente della Foresta, come per incanto, furono rapiti dai canti della Cicala. Persino l’argento Luna in cielo si mise sottovoce a canticchiare.
Al mattino, la cicala salutò il contadino e i suoi bimbi, e si rimise in cammino. Passando in mezzo ai campi del povero contadino sembravano che avessero germogliato, come se la mano di una Fatina li avesse accarezzati durante tutta la notte, e ora apparivano vestiti di mille colori sgargianti. Quando, invece, attraversò i campi del ricco contadino erano invasi da erbacce, sterpaglie e serpenti, come se in mezzo ci fosse passata una Flora incattivita.
Allora, la Cicala ammirò lo spuntare del Sole. Forse fu solo un’impressione, ma le parve che l’astro luminoso, da laggiù, tra i monti, gli strizzasse un occhio!