L’armonia del fiorire
Fiaba pubblicata da: Ilaria
Ed eccomi qui, al buio più completo. Oh, non si sta male, ti dirò. C’è un bel tepore, e questa oscurità fitta mette proprio una gran voglia di dormire e fare tanti bei sogni, aspettando il momento di svegliarsi e vedere la luce. Certo, lo spazio intorno a me non è molto, ma preferisco così per ora, mi sento protetto e al calduccio.
Come ci sia arrivato qui, però, non ne ho idea sinceramente. A dir la verità non so neanche bene chi sono io, o cosa sono.
So solo che devo aspettare fino a quando non arriverà il momento giusto per uscire. Chissà se mi ha portato qui il vento, trasportandomi leggero su di sé; o se le dita amorevoli di una donna o di un contadino hanno scavato il solco di terra che occupo adesso, mi hanno posato delicatamente e mi hanno coperto per tenermi al caldo e farmi dormire il tempo necessario.
Magari sono in un vasetto di terracotta sul davanzale di una pacata nonnina tutta sola, o, perché no, sono un regalo di un ragazzo alla sua innamorata con la promessa che quando crescerò e fiorirò simboleggerò il loro amore.
Forse sono in un lembo di terra a fare compagnia al ricordo di pietra di qualche anima che è volata in cielo su ali leggere, o magari sono stato piantato in un vasetto tutto colorato e sono il regalo a una donna appena diventata mamma.
Chissà cosa diventerò e per chi sarò. Per ora, non sono altro che un piccolo seme pallido custodito dalla terra. Come vorrei uscire subito e mostrarmi! Però sì, lo so, per certe cose ci vuole il giusto tempo, soprattutto se si vuole che diventino belle come ci si aspetta da loro.
Ma ecco che, a un certo punto, qualcosa scivola intorno a me, fresca e limpida e dissetante, e pensare che non mi ero nemmeno accorto di avere sete, eppure bevo tutto ciò che mi circonda fino ad assorbirlo..ma cos’è?
“Sono l’acqua” mi risponde una vocina sottile e argentea, come un piccolo pesce che guizza nel ruscello “Non avere paura di me!
Se tu crescere bene vorrai,
Tanta di me bere dovrai!
Sono limpida e dissetante
Fluente e un po’ sfuggente,
Però ogni volta che avrai sete,
Bevimi e troverai quiete”.
Mi tranquillizza sapere che è qui per me. Così,ogni volta che arriva l’acqua, la bevo volentieri e in effetti mi sento meglio e più forte. E continuo a crescere, a crescere, anche perché il mio guscio non mi lascia mai a stomaco vuoto per troppo tempo. Ma mentre continuo a crescere penso che poi a un certo punto sarò troppo grande e dovrò per forza uscire e mi viene un pochino di paura: non so cosa ci sia fuori ad aspettarmi e io qui nel mio guscio protetto sto così bene, mi sento al sicuro.
Ma proprio mentre mi sto lasciando abbattere da questi pensieri, sento più calore intorno, forse perché essendo più grande sono più vicino alla superficie della terra e sento il mondo esterno là fuori?
“Non avere paura, piccolo: sono il sole!” mi tranquillizza una voce rassicurante e allegra.
“Il mio calore il cuore ti riscalderà
E la mia luce tante cose scoprire ti farà
Ma se qualche volta ci sarà la pioggia, d’animo non ti perdere,
Io tornerò sempre con la mia allegria a farti sorridere,
A volte il mondo ti apparirà triste e brutto,
Ma vedrai che poi con un po’ di caldo amore passerà tutto”.
Ecco, ora sto già molto meglio! E intanto continuo a crescere: ormai ci sono quasi, manca poco, e sto già prendendo una mia forma, non sono più un piccolo puntino sperduto. Ma piacerò al mondo quando finalmente uscirò dal mio guscio? E se non piacessi a qualcuno? Se mi trovassero brutto, o antipatico, o peggio? Che farei? E se tutto mi andasse sorto, se rimanessi da solo?
Ma ecco che la terra scura che mi avvolge sembra produrre una voce calma e forte, come una coperta calda in un giorno di neve, e i minuscoli granelli sembrano scivolare gli uni contro gli altri mentre mi sento dire: “Di cosa hai paura, piccolo mio? Non averne, io sono la terra!
Da me tu nascerai presto,
E vedrai che bello quando vedrai il resto!
Al calduccio e protetto finora ti ho tenuto,
Ma ora è tempo che il mondo ti dia il suo benvenuto.
Io ti sarò sempre accanto e ti darò forza,
Anche dopo che sarai uscito da questa scorza”.
E capisco che ora è arrivato il momento: lo sento, anche se non so se sono in ritardo o in anticipo. E allora inizio a spingere per liberarmi del mio guscio e uscire dalla terra che mi avvolge.
Ci vuole un po’ più di tempo di quanto pensavo e faccio un bel po’ di fatica pure. Ma alla poi, spingi qui e spingi là, finalmente la superficie della terra mi lascia un piccolo spazio che io uso come porticina e faccio capolino fuori. E sento ancora di più il sole che mi scalda e mi da il benvenuto nel mondo. Certo, non crescerò mica tutto d’un colpo, ci vuole tempo pure per quello.
Mi domando di nuovo: chissà crescendo cosa diventerò? Forse sarò un’allegra e resistente margherita bianca. Magari sarò un dente di leone giallo spettinato e robusto, o un tulipano nero dal nobile aspetto; potrei essere un garofano rosso delicato o un oleandro o gelsomino profumati. O, perché no, potrei diventare un frondoso olivo e gli uccelli verrebbero a costruire la loro casa fra i miei rami nodosi; oppure potrei svilupparmi in un maestoso e fresco pino montano.
Non so ancora cosa sarò, ma di certo qualsiasi cosa sarò, profumerò di buono, ed è questo ciò che conta.