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La signora del tempo 26 // Gallifri

Fiaba pubblicata da: marzia.o

Qui tutte le puntate.

Il Tardis atterrò dolcemente, e poco dopo Luce fu nella grotta sotto casa sua. Adaspettarla c’era suo fratello Jemes e Yaek, Luce annunciò che il piano del dottoreera andato bene, e che ora lei si sarebbe occupata del disco del tempo. Ma cheprima doveva fare una cosa importante, perché quando sarebbe tornata, non neavrebbe avuto il tempo, Jemes le chiese:

“Tornata da dove?”.

“Da Gallifri”.

“Ma Gallifri, non esiste più”, le fece notare Yaek.

“Vero, ma noi torneremo indietro nel tempo, prima che la grande guerra scoppiasse”.

“Noi?” le domandò Yaek.

“Sì, noi”.

“Io invece mi domandavo cosa devi fare prima di partire? E perché devi andare suGallifri?”, domandò James.

“Il disco del tempo si trova su Gallifri, ed io non ne conosco le coordinate spaziotemporali, non ne capisco il perché, ma è così. Per scoprirle devo assorbirel’energia del nonno, ma non né solo per questo che devo farlo, quando tornerò,dovrò combattere contro qualcuno che tenterà di distruggere il pianeta esoprattutto l’equilibrio dell’universo, cominciando una nuova guerra deltempo”.

“Stai scherzando vero?”, le chiese Yaek.

“Mai stata più seria”.

“Tutto questo quando l’avresti saputo?”, domandò Jemes.

“Mentre leggevo i libri che hai lasciato, sul tavolo della libreria del Tardis”.

“Sì ma quando ne avresti avuto il tempo? Sei stata via meno di ventiquattroore”.

“Jemes, come ti devo spiegare che con il Tardis, il tempo e lo spazio sono relativi?Per me sono stati quattro mesi, per voi poche ore. Ora lasciando questodiscorso intricato, vorresti andare di sopra e dire a Micci di preparare il theper favore”.

“D’accordo, io però devo capire come mai ci troviamo una donna gatto comegovernante”.

“Te lo già spiegato il perché, Yaek ti dirà quando portare il the”.

“Si va bene”, disse con tono un po’ mesto Jemes. Luceera dispiaciuta per aver risposto male al fratello, ma non aveva molto tempoper spiegargli un’altra volta tutta la storia di Micci. Subito dopo la morte diOboe, Micci ricordò a Luce la promessa fatta all’ultima faccia di oboe, che unavolta mancato lui lei si sarebbe presa cura di Micci. Così quando era ripartitaper tornare nel suo tempo aveva chiesto alla donna gatto se le sarebbe piaciutooccuparsi della piccola Linda e della casa, Micci fu felicissima di accettarequell’incarico, specialmente per la piccola Linda. Però doveva sempre indossareun medaglione che alterava il suo aspetto per evitare che la gente chefrequentava la casa si fosse spaventata, soprattutto per i membri dellafamiglia che ancora non capivano il comportamento di Luce. Luce entrò nelTardis, seguita da Yaek, aprì uno sportellino ed estrasse un cofanetto, fece unrespiro profondo e lo aprì, ne prese fuori un orologio da polso, ma con ilquadrante chiuso come quello da taschino, lo appoggio su un riquadro poi dissea Yaek:

“Quello che stai per vedere è l’energia di un signore del tempo, non lasciarti toccareda lei, forse per il tuo bene faresti meglio uscire, prendi la chiave delTardis ed entra solo quando non sentirai più alcun suono”.

“Ti farà male?”.

“Sì, perché non è la mia essenza. Una volta terminato il processo, la mia strutturafisica sarà completa, e tutte le essenze da me assorbite si mescoleranno e neformeranno una nuova, quella sarà la mia vera essenza”.

“Ho capito, credo che tu abbia ragione, sarà il caso che io esca”, usci eprese la chiave del Tardis.

“Yaek?”.

“Sì, Luce?”.

“Impedisci a mio fratello d’entrare, anche se mi sentite urlare, non entrate”.

“Va bene”. Luce rimase sola, fece un respiro profondo e aprì l’orologio.L’energia rinchiusa al suo interno, usci furiosamente cominciò a entrare e auscire dai corridoi della macchina del tempo, senza mai però sfiorarne iparati, Luce si preparò a ricevere l’impatto, ma la sfera d’energia si fermo apochi centimetri da terra davanti ai suoi piedi. Per un lungo momento sembrònon volersi più muovere, poi cominciò a salire intorno al corpo della ragazza,per poi fermarsi sopra la sua testa. In quel momento Luce sarebbe scappata, maera prigioniera della spirale di luce, poi l’energia si aprì come una grandetenda dorata all’interno della spirale. Lentamente la aspirale cominciò astringere le sue spire fino a chiudere quella specie di tenda attorno al corpodi Luce. Luce avrebbe voluto gridare, la sensazione di calore era intensa, mariuscì a sopportarla, stremata, si sedette contro una parete del Tardis, ma lasua pelle era ancora dorata quando sentì la porta aprirsi, Yaek e Jemes le siaccucciarono vicino e Yaek le chiese “Luce tutto bene?”.

“Sì, ma sto ancora assorbendo l’energia”.

“Ti fa male?”, le chiese il fratello.

“No, la parte dolorosa è passata”, ma mentre parlava, ebbe un colpo di tossee una nuvola d’oro uscì dalle sue labbra.

“Luce?”.

“Tranquillo Jemes, è il segnale che l’energia è stata assorbita e che quella era solo inesubero”, ebbe un altro colpo di tosse, ed espulse ancora un po’ dienergia, a quel punto la sua pelle tornò normale, e sorridendo disse:”Sapete cosa mi andrebbe?”.

“Una tazza di the”, rise Yaek.

“E anche qualcosa da mangiare”, aggiunse Luce.

“La signora sarà servita”, rispose Yaek uscendo.

Luce sorrise, Yaek si stava dimostrando un amico fidato, e ogni giorno era semprepiù felice di averlo riportato sulla terra con lei, Jemes le domandò.

“So che papà non voleva che tu lo portassi sul Tardis quando hai seguitol’anomalia”.

“Sì, è vero”.

“Perché non hai seguito il consiglio di papà? Sai papà pensa che voglia…”, nonfini la frase.

“Voglia cosa? Yaek è un agente del tempo, e il vortice del tempo dentro di lui, qualealleato migliore possiamo avere noi signori del tempo. No, qualunque cosa pensanostro padre, Yaek è la persona più leale e fidata che io possa aver incontratosulla mia strada”, poi ridendo disse, “Però se non si spiccia atornare lo spedisco a pedate dove lo trovato”.

“Sono qui, niente pedate grazie”.

Luce rispose con un sorriso, ancora una volta il the fece il suo effetto, e anchegli zuccheri ripristinarono le energie di Luce. Rifocillata dal the e dal cibo,si avvicinò alla postazione centrale del Tardis e impostò le coordinate spaziotemporali per Gallifri, poi chiese:

“Allora siete pronti a partire?”.

“Vuoi dire che posso venire anch’io”, le domandò Jemes.

“Sì, se ti va”.

“E come!”.

“Allorasi parte”, abbassò la leva e il Tardis partì, il viaggio durò pochissimocome il solito, ma quando si fermarono, non ci fu il piccolo sobbalzodell’atterraggio, Luce apri la porta della macchina del tempo e disse,”Signori vi presento Gallifri”.

“Masiamo in orbita!”, esclamò Yaek.

“Sì, prima di atterrare volevo vedere com’era”.

“Lucei radar non ci capteranno?”.

“No Jemes, ho schermato il Tardis”.

<Capisco”.

Da quel momento nessuno dei tre parlò, il Tardis girava intorno al pianeta, permostrare le sue vedute, però lentamente si avvicinava. Le montagne d’argento sistagliarono maestose, le città si estendevano per chilometri, ma una su tuttesembrò risplendere di luce propria, e Luce con voce bassa disse:

“Quella è la città di Spiraglia, forse sarebbe più giusto chiamarla la città delvortice. Vedete il castello di cristallo, con quelle grandi guglie?”. Idue uomini annuirono, e lei continuò. “È la che si trova vortice deltempo, è la che sono allevati i Tardis”.

“Allevati? Io pensavo che li costruissero?”, le domandò Yaek.

“No, il legno di cui sono fatti i Tardis viene dalla foresta piangente. Gli alberidei Tardis, una volta cresciuti, sono prelevati senza però tagliare loro le radici,è un lavoro molto complesso, e sinceramente anche troppo complicato daspiegarsi. Una volta raggiunto il palazzo del vortice, sono immersi nel vortice,e da li cominciano a mutare forma, e alla fine diventano come li conosciamo,certo questo è di una classe un po’ vecchia, ma è comunque efficace.”.

“Come si diventa pilota di un Tardis”, le chiese Jemes.

“Quando un bambino nasce, non importa se bimba o bimbo, una goccia del suo D. N. A. è versato nel vortice. Poi quandol’albero è immerso anch’esso vortice, i due D. N. A. si mescola, una volta cresciuto ilgiovane signore del tempo, e una volta che il Tardis è pronto; il ragazzo, oragazza, è portato in una sala dove si trovano le macchine del tempo, su untavolo ci sono delle chiavi. Il giovane signore fa passare la sua mano sullechiavi quella che risplenderà è quella del suo Tardis, una volta in possessodella chiave il ragazzo deve passare davanti alle macchine quella che fravibrare la chiave è il Tardis corrispondente”.

“E se i due D. N. A. non si mescola?”, le domandò Yaek.

“Telepatia”,rispose semplicemente Luce.

“Incredibile, Luce come fai a sapere tutte queste cose?”, le chiese Jemes.

“L’essenza del nonno, è un po’ me le ha dette il Tardis”. Rimasero in silenzio,mentre sorvolavano, la foresta piangente e i deserti rossi degli scarabeilucenti, e il mare del riverbero stellare, poi il Tardis si fermò a venti metrida terra, sotto di loro vi erano i prati di Florans. Luce chiuse la porta,tornò ai comandi manuali e fece atterrare la M. T. poco lontano da unboschetto, poi disse: “Da qui dobbiamo andare a piedi ragazzi”.

“Luce dove si trova il disco del tempo?”, domandò Jemes.

“Nelle grotte purpuree, sotto le colline verdeggianti di loto”.

“E questo boschetto come si chiama?”, sogghigno Yaek.

“Ma il bosco di querce e betulle”, sorrise Luce.

“Sembrano tutti nomi di favole o del mondo incantato”, fece notare Jemes.

“Sì, sai perché?”.

“No”, rispose il fratello.

“Dai prati fioriti alle colline, si estende il regno dei sogni, con moltaprobabilità la grotta contenente il disco si trova sotto o al centro di unlago”.

“Incantato?”, sorrise Yaek.

“Può darsi, quindi state attenti a ciò che pensate, o ciò che sogniate”.

Mentre parlavano, si erano inoltrati nel boschetto, arrivarono a una piccola radunafiorita, all’improvviso migliaia di farfalle si alzarono in volo, circondaronoLuce, Jemes e Yaek. All’inizio si limitarono a volare loro intorno, poi,cominciarono a posarsi, Yaek stava per schiacciarne una, ma Luce lo fermò:

“Non farlo, non toccatele, si allontaneranno da sole”.

Pochi istanti dopo le farfalle si radunarono al centro nella radura, creando unaspirare, poco dopo al centro della spirale apparve una figura femminile, avevalunghi capelli biondi, intrecciati con dei magnifici fiori. Sulla schiena delleali da farfalla, e i suoi abiti erano di fiori e liane. Per qualche istanterimase immobile, poi mosse qualche passo verso Luce, fece un inchino e con unavoce melodiosa sussurrò:

“Benvenuta protettrice del tempo, il guardiano ti stava aspettando”.

“Sei una sua messaggera? Il guardiano come fa a sapere che io sono quella che stavaaspettando?”, le domandò Luce.

“Egli è al centro del tempo, perché egli entrato nel tempo stesso. Quando era bambino,entrò nel disco e divenne il tempo”, Luce ebbe un brivido, pensando aYaris, ma la fanciulla le disse: “No, egli non è chi pensi, il guardianoè nato agli arbori della civiltà dei signori del tempo. Nonostante che colui cuipensi diventerà come il guardiano, e come tu sei”.

“Non capisco, cosa intendi?”, chiese di nuovo Luce.

“Io sono solo colei che ti deve portare da lui, egli ti spiegherà ognicosa”.

“Allora fammi strada dolce creatura”, concluse Luce.

Il tragitto fu breve, la casa del guardiano era intagliata nel tronco di un alberoimmenso, dalla parte opposta di un piccolo lago, dove ninfee fioritegalleggiavano placidamente sulle acque calme. La creatura fatata prese la manodi Luce e le disse:

“Mi spiace mia signora, i tuoi amici devono restare qui, anche se uno di loroappartiene al tempo stesso”.

“Capisco”.

Luce fece cenno di non preoccuparsi ai dueuomini, e seguì la creatura, chiedendosi cosa il guardiano aveva da dirle, e sefosse mai riuscita a trovare il disco del tempo.



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