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Tutte le fiabe di Alessio Sgrò

Questa la raccolta personale di Alessio Sgrò. Puoi contribuire anche tu al progetto "Ti racconto una fiaba" inviando i tuoi testi attraverso l'apposita pagina invia la tua fiaba.

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La zanzara ingorda

Un giorno in piena estate con il caldo che era veramente insopportabile, giravano tutte tranquille due piccole zanzare, ancora molto giovani; alla loro prima esperienza solitaria come succhia sangue. I genitori le avevano lasciate andare perché imparassero a procurarsi il cibo da sole.

Le due approfittarono di una finestra lasciata aperta ed entrarono in una stanza dove stava dormendo un uomo piuttosto grosso, che russava fortemente, e incominciarono a pungerlo per berne il suo sangue. 

«Che buono» disse la prima.

La zanzara ingorda

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Il serpente superbo

C’era una volta un serpente che credeva di essere la serpe più vorace della foresta, e per dimostrarlo divorava tutto quello che gli capitava vicino, dai piccoli uccelli, ai grandi mammiferi, addirittura si vantava di aver ingoiato un bufalo intero, fin quando girò la voce di un altro che era riuscito a ingerire un elefante adulto.

«Non ci posso credere, ma quanto era grande» chiese con vivo stupore il serpente a un suo amico.

«Dicono che fosse grande quanto quattro bufali, e che per ingoiarlo tutto avesse impiegato un mese» gli rispose l’amico.

«Sì ma le zanne? Io ho mangiato il bufalo con tutte le corna, ti ricordi vero?».

Il serpente superbo

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Il bacio degli innamorati Fenicella e Cristallo

Questa è la storia dell’amore tra Fenicella, erede al trono del regno del fuoco, e Cristallo, figlio unico dei ghiacci. Fenicella non era altro che fuoco vivo, raffigurato in forme femminili, di una tale intensità che ogni cosa bruciava in un istante al suo cospetto. Venne alla luce dopo una tremenda eruzione vulcanica, nelle cui profondità ebbe la sua gestazione. Di contro Cristallo, dall’apparenza di un uomo completamente bianco quasi trasparente, congelava in un baleno tutto ciò che toccasse, viveva perpetuamente sulle cime delle montagne più alte ove nacque, con la desolazione come sua unica compagna.

Il primo incontro dei due avvenne per caso, dopo un incendio di un bosco posto a confine con i ghiacci perenni, e in entrambi scattò subito un’allucinante voglia di rivedere quella strana figura così tanto diversa.

In quell’occasione solo gli sguardi poterono incrociarsi per pochi ma lunghissimi istanti, ma furono sufficienti a che Fenicella rimase immobile come gelata dalla vista di Cristallo, e quest’ultimo sentire un improvviso ardore nel proprio corpo.

Il bacio degli innamorati Fenicella e Cristallo

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Pontecorvo e lo scoiattolo

C’era una volta un grosso corvo soprannominato da tutti gli animali Pontecorvo. Il perché di tale nome derivava dal fatto che permetteva di realizzare una sorta di ponte con le fronde degli alberi; egli, infatti, posandosi su un ramo lo faceva abbassare, grazie al suo peso, tanto quanto bastava per farlo avvicinare a un altro posto dall’altra parte del fiume. In questo modo creava così un passaggio che era molto comodo a tanti scoiattoli del bosco che lo usavano come scorciatoia; così ogni volta che dovevano oltrepassare il corso d’acqua non facevano altro che chiamare il corvo.

Un giorno, come accaduto tante altre volte, si sentì urlare «Pooontecooorvo mi faresti passare?» e poco dopo si vide il corvo uscire dal suo nido per vedere chi si permetteva di convocarlo, e scocciato rispose «Chi è che disturba il mio riposo?».

Pontecorvo e lo scoiattolo

fiammifero-farfalla

Il fiammifero e la farfalla

In un posto tutto buio e freddo, dove non si vedeva nulla, un piccolo fiammifero si aggirava tutto solo vagabondando di qua e di là in cerca di un po’ di compagnia, quando a un certo punto sentì la presenza di qualcuno.

«Chi è?» domandò cortesemente.

«Sono una farfalla» ricevette come risposta.

«Una farfalla, e che cosa è mai?» pensò il fiammifero non avendone mai vista una, quindi incuriosito chiese «Io sono un fiammifero e posso accendere un fuoco, e tu?».

«Ma che domanda è mai questa» scocciato si sentì replicare, quasi a snobbarlo.

Il fiammifero e la farfalla

Il seme di soffione

soffione

In un verdissimo prato contornato da tante chiazze colorate viveva una pianta con tanti grossi fiori gialli, insieme a tante altre sue gemelle.

Pianta che attirati in primavera il maggior numero d’insetti per impollinare i suoi fiori, li vedeva trasformare in tanti piccoli semi, che potevano planare nell’aria con l’aiuto del vento, grazie ai lunghi filamenti bianchi posti come dei raggi di sole sulla testa del loro esile corpo.

In un giorno come tanti altri, quando ormai la stagione era matura e tutto pronto per l’addio dei semi dalla madre pianta, uno di questi nel vedere dalle altre piante il volar via degli altri semi di soffioni esclamò «Mamma perché dobbiamo andarcene?».

«È così che le cose sono sempre andate e così devono andare» gli spiegò la madre, cercando di fargli accettare quanto stava succedendo.

«Io non voglio lasciarti qui tutta sola, mamma, come sta accadendo per le altre piante» replicò il piccolo seme alla madre «Non è giusto» continuò.

«Figlio mio anche io prima di te sono stata un seme e ho dovuto lasciare mia madre e tutti i miei fratelli, solo così il mondo può proseguire» aggiunse la madre.

Il seme di soffione