La vita per i due innamorati, Dono e Splendente, trascorreva felice.
Non avevano bisogno di null’altro che del loro amore. Ma dopo un anno di vita insieme, cominciarono a sentire dentro il loro cuore qualcosa di non ben definito, una specie di sfarfallio, già, come il volo di una farfalla imprigionata, che fosse un desiderio che non riusciva a volare? Decisero di chiamare questo non so che “voglia matta”.
Ecco, non era come la smania di mangiare le more o le fragole del sotto bosco e neppure come l’irrefrenabile voglia di andare a correre lungo la spiaggia e cavalcare le onde, che sapevano di poter appagare, era proprio una strana voglia, matta, appunto!
A volte era così invadente che si sentivano molto turbati, ma non appena l’elfo Dono strofinava il proprio naso sul naso di fata Splendente, ritornava la gioia e la serenità che da sempre li abbracciava. Dall’alto della loro casa, il cipresso, guardavano la vita del mondo animarsi e quando cresceva l’esigenza di avere degli amici intorno, non potevano fare a meno di scendere e confondersi con gli alberi e i fiori.
Il pianto delle fate