Elsa e il mistero del disincanto

Fiaba pubblicata da: Rosa Maria

C’era una volta una strada tortuosa e piena di sassi, nessuno sapeva quanto fosse lunga e dove portasse. Gli abitanti del regno non osavano guardare oltre la radura, dove finiva il villaggio e iniziava un sentiero. Questo sentiero era buio e costernato da grossi arbusti; all’inizio vi era una stradina ripida e stretta che nessuno aveva mai oltrepassato. Nel regno si mormorava che al di là di questa strada vi fosse il regno del male, abitato da orchi e da chissà quali altri mostri.

Le fatine e gli elfi che abitavano nel villaggio erano molto laboriosi, ma anche paurosi, trascorrevano le loro giornate a curare il giardino e il lago incantato. Un tempo lontano i primi abitanti del villaggio erano abili maghi, si narrava che fossero stati proprio loro a rendere la valle incantata, difatti lì il sole non tramontava mai e il buio era a tutti sconosciuto. Nella valle incantata non esistevano le stagioni; il tempo scorreva immutato, da anni ormai non si cresceva né si invecchiava, non vi erano nascite né morti.

Le fatine e gli elfi erano bicentenari, ma ignoravano il fatto stesso di esserlo.

Le giornate passavano sempre uguali, il sole non tramontava, la pioggia non cadeva e i prati erano sempre in fiore. Le fatine e gli elfi più piccoli si divertivano a sguazzare dentro il laghetto incantato e a svolazzare tra i girasoli. Elsa era una fatina birichina e curiosa, da sempre sognava il disincanto, non poteva pensare di passare tutta la vita senza crescere, né scoprire il mondo al di là del confine.

Pensava che l’incanto stesse più nell’infinito, che nei limiti che da sempre circondavano il suo villaggio.

La mamma di Elsa si preoccupava per quella figlia con strani grilli per testa, a nessun altro erano mai venuti in mente simili pensieri, cosi cercava di sopprimere la sua curiosità, trovando assurde spiegazioni ad ogni sua domanda.

Un giorno Elsa, decisa a scoprire cosa c’era oltre il confine, si allontanò cercando di non dare nell’occhio.

Giunta davanti la stradina tortuosa si fece coraggio e iniziò a incamminarsi. Man mano che si incamminava iniziò ad avvertire sulla sua pelle una strana sensazione. Era solo il freddo, ma lei non lo conosceva. Addentrandosi nel sentiero, cominciò a non vedere più bene la strada che aveva davanti. Era il buio, ma lei non lo conosceva. Ebbe un po’ paura ma, decisa com’era di scoprire il disincanto, proseguì senza sosta.

Neanche la pioggia si fece attendere molto, a un certo punto Elsa si sentì bagnata, ma non stava facendo il bagno nel lago, né vi era un elfo birichino che le stava schizzando dell’acqua.

“Che sarà mai?” – pensò tra sé e sé. – “Il disincanto non ha nulla di affascinante. Ho percorso tutta questa strada per non vedere quella che ho davanti e per bagnarmi senza poter sguazzare dentro un bel laghetto.”- Si disse. –

A un certo punto dopo tanto camminare vide una piccola casetta . Rimase qualche istante a fissarla e poi decise di aprire la porta. Appena l’ebbe aperta vide la luce e avvertì nuovamente una sensazione di calore. Difronte a lei su alcune scatole che fungevano da sgabello sedeva un anziano elfo.

<< Chi va là?>> disse questo.

Elsa indietreggiò un attimo per la paura, ma poi rispose:

<< mi chiamo Elsa e sono una fatina del villaggio ai piedi di questo monte.>>

<<Ti aspettavo >> – disse il vecchio Elfo-. << Da decenni nessuno degli abitanti del villaggio ha il coraggio di andare oltre il sentiero. Tu perché lo hai fatto? >> continuò.

<< Ero curiosa di conoscere il disincanto.>> rispose Elsa

<< E come ti sembra? >> domandò il vecchio elfo.

<< Non come lo avevo immaginato. Qui non c’è il sole e la strada è piena di sassi e di rami che impediscono di camminare. Non posso neanche volare, le mie ali potrebbero impigliarsi tra i rami troppo fitti e senza il sole farei fatica a liberarmi. >> rispose

<< Bene. Questo è il disincanto. Lo hai descritto in maniera impeccabile: non vedi la strada che hai davanti e hai l’impressione di non poter volare. Eppure sei arrivata fin qui. E sei anche cresciuta. Guarda, questo è uno specchio, come un lago riflette la tua immagine.>> Disse il vecchio Elfo.

<< Oh come sono diversa! >> esclamò Elsa. << Di certo appena tornerò al villaggio la mamma e gli altri non mi riconosceranno. Non mi sarei mai dovuta avventurare oltre il sentiero. Ora non so se ritroverò la strada di casa, né se potrò far ritorno al villaggio. Gli altri abitanti non riconoscendomi più potrebbero non farmi entrare. Avevano ragione: il disincanto è il male. >>

<< E’ qui che ti sbagli.>> – rispose il vecchio elfo – << La strada che hai davanti non è mai più lunga dell’ambizione alle tue spalle. Puoi tornare sui tuoi passi quando vuoi, cosi come puoi scegliere di non farlo mai. Tutto dipende da cosa cerchi e da cosa per te è importante. Puoi vivere in piccolo e sognare in grande. Il cammino è solo una strada; e questa è la stessa che ti lasci alle spalle e che non vedi davanti. La strada è futuro e passato; il cammino è il presente. Nessuno di noi può sapere cosa c’è oltre il sentiero, ma ognuno di noi sa cosa si lascia indietro. Il disincanto non è cosi male come ti sembra. Se non ti fossi allontanata dal villaggio non avresti mai visto il sentiero che hai dentro. Crescere significa incontrare sé stessi, attraversare il buio e ritrovare la luce. Seguimi.>> disse

Elsa lo seguì pur non capendo dove era diretto, perché davanti a loro non vi era altro che un muro.

<<Lo vedi questo muro?>> – disse il vecchio elfo- << Non tutti nella vita sono capaci di attraversarlo. Tu sapresti andare oltre? E come? >> chiese

<< Non mi sembra tanto difficile>> – rispose Elsa- <<Ha mica dei colori ? >> continuò.

<< Certo che sì. >> – rispose il vecchio elfo- << Sono nella scatola accanto a te. Prendili. >>

Elsa prese i colori e disegnò un arcobaleno:

<<Questo è un arco, proviamo a passarci dentro.>> disse

<< Bravissima. >> – rispose il vecchio elfo – << “Questo non è solo un arco, ma l’ arcobaleno che viene subito dopo la pioggia. Di certo lo vedi per la prima volta. E’ la magia del disincanto: sono i colori che hai dentro a indicarti la strada e ad aprirti una porta. Prima che tu vada via mi sembra giusto presentarmi: io sono l’Esperienza, tutti mi cercano ma allo stesso tempo mi temono. Io segno e insegno. Dall’incontro con me nessuno torna mai più lo stesso. Ora vai, di certo ti staranno aspettando.>> concluse l’elfo.



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