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Tutte le fiabe che parlano di "città"

La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "città", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".

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Bocciolino

Graziosa filastrocca di un piccolo bocciolo cittadino.Un invito ad osservare la Natura e, in particolare i fiori che riescono a crescere anche nell’ambiente urbano. Buona visione  

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Ogni favola è un gioco

Ogni favola incomincia con un c’era una volta… questa inizia con un omino, tra tanti omini, in una città senza tempo, senza un dove ma sempre grigia.

Gli omini erano tutti uguali, tutti vestiti di uno stesso colore.

Stesso abito grigio, stesse scarpe, stesso cappello.

Uscivano tutti insieme la mattina, anche se tutti vivevano in case diverse, in quartieri diversi. Tutti in punto alle 7,30 chiudevano l’uscio di casa. Aprivano l’ombrello contemporaneamente, tanto pioveva sempre, e se non pioveva c’era la nebbia. Insieme salivano sul tram per andare a lavorare. Il cancello, l’edificio grande e grigio… quello era il lavoro… quella era la fabbrica.

Ogni favola è un gioco

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Il pifferaio magico

Questa è una favola quasi vera, perché perfino in una città asettica e a volte disattenta e crudele come Milano, a volte si può ambientare una fiaba se si ha ancora voglia di emozioni semplici e pulite, se si ha voglia di credere nelle cose ingenue, semplici e belle.

Come tutte le fiabe inizia con: “C’era una volta”…

C’era una volta un uomo anziano, ma non così anziano come si potrebbe pensare.

Era un uomo modesto, un pensionato che viveva con un sussidio da fame dopo una vita di lavoro per arricchire altri, ma era pulito, ordinato, sempre sbarbato e con un sogno ed un’arte nel cuore.

Il pifferaio magico

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La città degli Gnomi Verdi e della strega Nebbianera

Nel bosco fitto di abeti e larici, la strega Nebbianera aveva intrecciato i rami fino a costruire un’immensa ragnatela vegetale che circondava la valle degli Gnomi Verdi.
I cerbiatti imprudenti e gli uccellini, durante i primi voli di esplorazione, spesso cadevano nella rete e perdevano i loro colori e la vita, trasformandosi in statue di carbone.
Gli gnomi sapevano dell’incantesimo e si tenevano a rispettosa distanza dalla foresta, ma la ragnatela vegetale cresceva e l’anello nero guadagnava terreno nella valle verde.
Gli gnomi costruivano inutilmente dighe di pietra per opporsi all’avanzata della foresta nera che, però, erano spazzate via dai rami nodosi che ormai avevano preso consapevolezza della loro forza e volevano stritolare la verde vallata e spegnerne per sempre la luce.
Tutto era cominciato il giorno del primo compleanno del figlio del Re degli gnomi verdi: una festa che doveva arrivare nei più lontani angoli del regno per portare felicità e allegria e si era trasformata in tragedia.
La strega Nebbianera non era stata invitata alla festa perché era conosciuta come apportatrice di lutti e dolori. Il Re aveva proibito a tutti i sudditi, pena la vita, di informare la strega che, del resto, viveva appartata in una grotta sulla montagna più nera e infida del paese e non aveva mai espresso desiderio di contatti con la corte.

La città degli Gnomi Verdi e della strega Nebbianera

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Il giardiniere

Franco viveva al quarto piano di un palazzone, nella periferia ” bella” della sua grande città. Non che ci si vivesse male, lì: vita tranquilla, rispettabile ed un elegante giardino condominiale sul quale si affacciavano quattordici appartamenti, più o meno tutti uguali e c’era gente gentile  ed educata che vi abitava, insieme alle proprie grandi, ingombranti, importanti… automobili!

Tutto rientrava nei canoni richiesti ( da chi, poi?), come la sua stanza grande e luminosa, come il silenzio che accompagnava le vite di quelle quattordici famiglie, così discrete e lontane…. Ora, però, Franco sentiva che in lui qualcosa era cambiato, ora non riusciva più a guardare quel grande edificio, senza notare che sapeva di vecchio, di triste, di dimesso.

Il giardiniere

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Pèopo cerca casa

– Accipicchia, che guaio!

Matteo guardò stupito l’amico che borbottava i suoi pensieri camminando su e giù per la stanza, mentre i suoi lunghi e sottili baffi viola serpeggiavano inquieti ed accarezzavano la punta degli stivali dalle grandi fibbie argentate.

– Che c’è, Pèopo? Perché sei così preoccupato?

– Che c’è? C’è che tra poco tu compirai sette anni ed io, lo sai, dovrò cercare un altro bambino, un bimbo piccolo com’eri tu, quando ti ho incontrato. Ti ricordi? Cercavi di fare un castello con il fango, laggiù, in giardino, sotto le dalie appena annaffiate ed eri tutto nero, tutto coperto di malta!

Adoro i bimbi inzaccherati, ti ho scelto per quello! Pèopo cerca casa