Tutte le fiabe che parlano di "bene"
La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "bene", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".
L’eredità
A tutti gli amici che stimo sinceri,
io lascio da oggi la mia eredità.
Nè terre e palazzi ,nè soldi nè averi ,
ma solo dei piccoli e chiari pensieri.
Prima di tutto si deve sapere
che al mondo nessuno è proprio perfetto.
Pertanto da questo bisogna partire
perché in ognuno c’è almeno un difetto.
Il bambino che parlava con la terra
La favola di un burattino
C’era una volta un vecchio burattinaio che aveva bisogno di burattini nuovi. Oramai i bimbi erano stanchi dei soliti personaggi. I suoi personaggi li costruiva lui stesso: la mano non tremava nello scolpire il legno: né nel cucire i vestiti, né nell’annodare le sottili cordicelle. Così si recò nel bosco e, scelto il pezzo di legno che l’esperienza gli consigliava, se lo portò a casa. Non sapeva, però, che il bosco era incantato e che gli alberi racchiudevano anime dormienti in attesa che qualche evento le ridestasse. Gli era venuto proprio bene quel burattino; forse lo voleva diverso, ma le mani sembravano non ubbidirgli nello scolpire. A risultato ottenuto, però, non ne era scontento: aveva un aspetto ed uno sguardo dolci: ne avrebbe fatto un personaggio per parti da eroe, o comunque da difensore del Bene contro il Male.
La mente gli si schiarì piano piano. non sapeva perché si trovasse lì né chi fosse. Sentiva di essere vivo, di esserlo sempre stato, ma ora provava nuove sensazioni: il calore del sole, il fresco della brezza serale, l’inebriante silenzio delle notti del bosco e il dolce risveglio al canto degli uccelli e del ruscello. Si guardò le mani, le giunture spigolose, i piedi, ed ogni cosa di sé che riusciva a vedere. Non cercava di capire chi fosse diventato e per quale motivo si trovasse in quelle spoglie: accettava la cosa e basta, perché sapeva che così era scritto che doveva essere e così era stato.
Favola di Belfagor arcidiavolo
Leggesi nelle antiche memorie delle fiorentine cose come già s’intese, per relatione, di alcuno sanctissimo huomo, la cui vita, apresso qualunque in quelli tempi viveva, era celebrata, che, standosi abstracto nelle sue orazioni, vide mediante quelle come, andando infinite anime di quelli miseri mortali, che nella disgratia di Dio morivano, all’inferno, tucte o la maggior parte si dolevono, non per altro, che per havere preso moglie essersi a tanta infelicità condotte.
Donde che Minos et Radamanto insieme con gli altri infernali giudici ne havevano maravigla grandissima. Et, non potendo credere, queste calunnie, che costoro al sexo femmineo davano, essere vere, et crescendo ogni giorno le querele, et havendo di tutto facto a Plutone conveniente rapporto, fu deliberato per lui di havere sopra questo caso con tucti gl’infernali principi maturo examine, et piglarne dipoi quel partito che fussi giudicato miglore per scoprire questa fallacia, o conoscerne in tutto la verità.
Il Bene e la bontà
Quella notte il cane, il gatto, il topo si ritrovarono a casa dell’orso.
Si trovavano sempre a casa dell’orso, in verità, perché aveva la casa più grande.
La singolarità di quella notte, non risiedeva infatti nel luogo d’incontro, e neanche in qualche partecipante: quei cinque infatti si ritrovano ormai da anni per i loro simposi.
Simposi, sì. Infatti erano tutti animali filosofi, e coltivavano il piacere d’incontrarsi, per scambiarsi le loro opinioni sugli argomenti più svariati.








