In un piccolo paese dell’Alta Bergamasca, con un fiume che lo costeggiava, ogni casa aveva il suo pollaio.
Poldo era un galletto oltre che molto bello, tutto nero con il corpo striato di rosso con la cresta alta e bargigli rossi, due grossi artigli; essendo il più grosso, con il suo chicchirichi era il primo e più forte che si sentiva la mattina, era stato nominato “l’investigatore” dagli altri galli perché aveva una vista più sviluppata, vedeva più dettagli e colori anche con la luce ultravioletta e aveva parecchie volte aiutato negli altri pollai in caso di qualche guaio. La sua aiutante era la papera Matilde, tutta bianca con il becco lungo e piatto, arancione, che le serviva per setacciare i fondali dei fiumi e le zampe palmate per nuotare.
Una mattina si presentò da Poldo Caronte, il pollo del pollaio vicino alla chiesa dicendo che il giorno prima avevano aperto la gabbia per lasciare libere di girare nel recinto erboso intorno al pollaio galline, faraone e anatre, al rientro la sera la faraona Gioconda non c’era. Poldo e Matilde lo seguirono. Tutti i recinti erano circondati da una rete, avevano un cancello dove il contadino passava per dare loro il mangime. Poldo aveva imparato e fatto vedere agli altri polli come aprirlo, in caso di pericolo; disse a Caronte se per caso Gioconda non fosse riuscita ad aprirlo ma lui assicurò che era molto attento e solo lui sapeva come fare.
Poldo e Caronte girarono intorno al pollaio, fra i cespugli e gli alberi, Matilde entrò in acqua cercando con il suo becco nelle sterpaglie vicino a riva. Il Curato aveva una stalla e Poldo entrò a controllare fra le mucche, nulla, di Gioconda nessuna traccia.
Poldo ebbe una idea, la chiesa, la sera c’era la messa alle 17.00, aprivano il portone alle 16.30. Siccome era mattina Poldo disse a Caronte di tornare nel cortile e che si sarebbero trovati alla chiesa alle 17.00. Dopo che la messa finiva, disse Poldo, il Sacrestano faceva le pulizie e loro potevano infiltrarsi, per controllare.
Alle 17.00, Poldo, Matilde e Caronte si nascosero dietro il muretto che separava l’entrata della chiesa dal fiume. Alla fine della Messa quando tutte le persone furono uscite e il Sacrestano cominciò le pulizie si intrufolarono, stando attenti a non farsi vedere, cominciarono a controllare fra i banchi, dietro l’altare e nei confessionali. Poldo entrando in sacrestia sentì un movimento fra le vesti talari che usava il Curato per la Messa e trovò Gioconda mezza stordita, la beccò sulla schiena e lei si riprese, seguì Poldo piano piano rasente il muro e la portò fuori, seguito dagli altri. Si rimisero dietro il muretto e Gioconda disse che aveva fatto un volo e si era trovata fuori dal cortile, sentendo dei passi non aveva potuto avvisare Caronte per aprire il cancello ed era andata a nascondersi, la porta della chiesa era appena stata aperta e si intrufolò dentro, solo che alla fine della Messa era rimasta chiusa dentro. Tornarono soddisfatti ai propri cortili. Caronte ringraziò “l’investigatore” Poldo e Matilde, anche questa volta tutto era finito bene.
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