La vita non è sempre rose e fiori. Ne sapeva qualcosa Letizia, una ragazza di diciannove anni. Era rimasta orfana da poco e soffriva molto nel restare sola nella casa dove aveva vissuto con i genitori. Ogni oggetto glieli ricordava e la riempiva di un dolore insopportabile.
Sua madre era stata una sarta e anche lei aveva imparato quel mestiere, con cui pensava di potersi mantenere. La solitudine e il silenzio della casa, però, l’avevano convinta ad andarsene. Sperava di trovare fortuna altrove e così aveva deciso di cercare lavoro come domestica presso qualche famiglia che potesse offrirle anche alloggio. Forse, in questo modo, avrebbe avuto ancora la sensazione di far parte di una famiglia, anche se non poteva più essere la sua.
Nel suo paesino nessuno aveva bisogno di una domestica e in molti le consigliarono di andare nella città più vicina, a due ore di cammino, dove abitavano famiglie più abbienti.
Era piena estate e faceva molto caldo. Attraversando una radura, Letizia sentì il sudore scenderle lungo il viso e la testa girarle: aveva bisogno di riposo. Notò una grande grotta e decise di fermarsi all’ombra. Si accasciò a terra, ma sobbalzò quando vide un’orsa molto magra con una catena pesante al collo.
«Non farmi del male, per favore» dissero entrambi, quasi nello stesso istante.
Capì che, se l’orsa avesse voluto attaccarla, lo avrebbe già fatto. Si tranquillizzò, convinta che fosse innocua.
«Ma tu chi sei? E perché porti quella catena?» chiese Letizia.
«Sono Orsa Chicca. Un giorno nel bosco arrivarono i cacciatori. Ero con il mio piccolo, Orsetto Ciuffo, che ha un ciuffo bianco in testa. Al primo sparo fuggimmo, ma mi colpirono con un dardo e mi addormentarono. Mi risvegliai in una stalla, incatenata. Un uomo con la fisarmonica mi obbligava a ballare per strada mentre lui suonava e raccoglieva soldi. Mi colpiva col bastone se mi rifiutavo. Lo supplicai: il mio piccolo non poteva stare senza di me, ma non gli importava nulla.»
Chicca pianse raccontando. Poi aggiunse: «Una notte tirai così forte da staccare la catena dal terreno. Pesava troppo e riuscii solo ad arrivare qui. Ho paura a uscire dalla grotta: temo di incontrare di nuovo quell’uomo.»
Letizia le promise che avrebbe cercato un attrezzo per liberarla e le avrebbe portato del cibo.
Arrivata in città, Letizia cercò lavoro bussando porta a porta. Una signora accettò di assumerla come domestica, ma le offrì come alloggio lo scantinato, dove mise un vecchio materasso.
«Forse ha tanti figli» pensò Letizia, cercando di consolarsi.
In quello scantinato trovò molti attrezzi: tra essi, una pinza che pensò utile per liberare l’orsa.
La sera conobbe il marito della signora. Quando lo vide, rabbrividì: aveva una benda su un occhio e una fisarmonica in mano. Letizia ricordò le parole di Chicca: un uomo con la fisarmonica e con un occhio solo.
«Forse è solo un musicista» provò a convincersi. Ma i dubbi rimasero.
Il giorno dopo, dopo aver fatto la spesa, Letizia andò di nascosto da Chicca e le raccontò dell’uomo. L’orsa tremò: «È lui! Ha perso un occhio durante la caccia. Devi fuggire da quella casa: sono delinquenti. Se è tornato con la fisarmonica, vuol dire che ha catturato un altro orso.»
La notte stessa, Letizia sbirciò nella stalla dietro la casa: vide un piccolo orsetto con un ciuffo bianco in testa.
«È Ciuffo!» pensò.
«Non farmi del male, ballerò!» gridò spaventato il piccolo.
«Non preoccuparti, sono qui per liberarti» disse Letizia, ma i cavalli iniziarono a nitrire e dovette rientrare in fretta.
Il giorno successivo Letizia tornò da Chicca con la pinza. Dopo grande fatica riuscì a spezzare la catena e liberarla.
«Grazie, senza di te non ce l’avrei mai fatta» disse l’orsa, abbracciandola.
Letizia allora le confessò di aver visto Ciuffo nella stalla. La mamma orsa si disperò, ma la ragazza la rassicurò: «Lo libererò stanotte, te lo prometto.»
Quella notte, Letizia entrò dalla porticina posteriore per non spaventare i cavalli. Con calma e coraggio liberò Orsetto Ciuffo, che tremava di paura.
«Seguimi, tua mamma ti aspetta» gli disse.
Insieme raggiunsero la grotta, dove mamma e figlio si riabbracciarono tra le lacrime.
«Ora devo andare» disse Letizia. «Ho capito che è meglio tornare a casa mia e lavorare come sarta. Meglio soli che con gente crudele.»
Chicca la ringraziò: «Sei una brava persona. Ti auguro tutto il bene del mondo.»
Letizia mantenne la promessa: denunciò i maltrattatori alla polizia, che furono arrestati. La storia della ragazza che aveva liberato due orsi fece il giro del mondo, arrivando fino a un principe amante degli animali.
Il principe volle conoscerla e tra i due fu amore a prima vista. Poco dopo si sposarono nel Bosco degli Abeti Bianchi, alla presenza di tutti gli animali.
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