Il serpente dispettoso

Fiaba pubblicata da: Patrizia Ambrosini

Ai bordi di un villaggio abitava un serpente che viveva nascosto sotto le fronde. Cauto e silenzioso osservava,  con i suoi occhi rosso fuoco, l’andirivieni degli abitanti lungo la strada che arrivava in paese.

Ogni mattina, di li’ passavano le mandrie di bestiame e i carri carichi di merci destinati al grande mercato.

Il serpente aveva un carattere piuttosto dispettoso e si divertiva a terrorizzare uomini e bestie con la sua lunga lingua biforcuta. Gli abitanti decisero di non passare più da quella strada facendo un lungo giro per evitare l’incontro con il serpente. Questo percorso richiedeva pero’ molto più sforzo e quasi un’ora in più di cammino.

Un giorno un saggio passo’ di li’ e, come di consueto, il serpente scivolo’ fuori dal cespuglio con l’intenzione di terrorizzarlo. L’uomo non solo non parve affatto spaventato ma, rivolgendosi all’animale chiese:

“Perchè mi vuoi fare del male? Io sto solo camminando e non ti minaccio in alcun modo.”

Il serpente, molto sorpreso dalla dolcezza della sua voce, si scusò:

“ Non volevo farti del male ma prenderti un po’ in giro … spaventarti un pochino.”

Il saggio sorrise e aggiunse:

“Vedo che in fondo sei buono e vorrei che promettessi di non attaccare più nessuno.”

E gli parlò a lungo di pace, bontà e solidarietà tra gli esseri della terra, tanto che il serpente colpito da quelle parole, giurò di non aggredire più nessuno.

Ben presto gli abitanti del villaggio si accorsero della positiva trasformazione del serpente e ripresero a utilizzare quella via per recarsi al mercato. Alcuni però, vedendolo così inoffensivo cominciarono a tirargli delle pietre e sassi.

Il povero rettile le ignorava, allora presero a colpirlo con i bastoni.

Il serpente si lamentò, allora un uomo, a un certo punto, lo afferrò, lo fece roteare in aria e lo gettò contro un albero.

Insomma, ogni giorno il povero serpente subiva le angherie più spietate di gente che gli gettava addosso tutta la propria rabbia.

Ma, il serpente, volendo mantenere la promessa fatta al saggio, non reagì, non attaccò e non morse nessuno.

Qualche settimana più tardi, il saggio passò di nuovo da quelle parti e chiamò il serpente per chiedergli come andava.

L’uomo si rattristò nel vedere in che stato si trovava il povero rettile, nascosto tra le foglie dolorante.

“Ma che ti è successo?” gli chiese il saggio prendendosi cura di lui.

“Maestro, mi avete detto di non mordere, ma guardate cosa mi hanno fatto gli abitanti del villaggio”

“E perchè li hai lasciati fare?” ti ho detto di non mordere più ma non di difenderti sibilando!

Il giorno successivo,il serpente, ricordandosi delle parole del saggio, affrontò i suoi aggressori sibilando. Da allora non ebbe più bisogno di mordere, nè di sibilare e non venne mai più maltrattato.

Imparò una grande lezione e cioè che non reagire non è sinonimo di subire, non solo, comprese che è indispensabile trovare una via di mezzo tra l’essere vittima o aggressore e questo lo poteva fare rispettando gli altri, conquistando una posizione di neutralità e comunicando con tutti in modo pacifico



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