L’arciere di natale

Fiaba pubblicata da: Licia Calderaro

24 dicembre. Vigilia di natale.

Nessuno si aspettava che anche quella notte fosse stata così cupa e tempestosa. Dopo giorni e giorni di diluvio, né il sole e a quanto pareva nemmeno la luna si degnavano ad aprire un varco tra le nubi e presenziare con la loro luce.

Non c’era niente che potesse rischiarare il buio che aveva ottenebrato l’intera città. Nemmeno una piccola evanescenza. Solo pioggia, lampi, fulmini, tuoni e saette erano presenti all’appello e si divertivano a portare disastri, allagamenti e molta inquietudine.

Gli abitanti della città guardavano il temporale al di fuori delle loro finestre e sbuffavano. Gli aliti si condensavano sul vetro formando una nuvoletta di vapore che spariva nel giro di pochi secondi.

Se ci fosse stata anche la più piccola possibilità di chiedere alla pioggia di non cadere, avrebbero certamente sfruttato quell’occasione. Ma cosa si poteva fare per fare in modo di avere un po’ di tregua da quel tempo capriccioso? Assolutamente niente.

Assorti com’erano nel guardare le gocce che cadevano intirizzite sul terreno creando delle enormi pozzanghere, nessuno si accorse di un uomo vestito in maniera molto strana. O meglio, nessuno poteva vederlo a causa del maltempo e del suo lungo vestito nero fatto di mantello e cappuccio, e questo era un bene, poiché non voleva essere notato. Si mantenne il cappuccio ben calato sulla fronte e camminò speditamente affrontando il diluvio che lo aveva letteralmente infradiciato.

Tuttavia, per quanto cercasse di passare inosservato, una bambina lo vide attraverso la finestra ed esclamò – Ma che fa quel signore? Si prenderà un malanno!-

Ovviamente l’uomo, stando fuori, non poté sentire il grido di quella bambina e continuò per la sua strada fermandovisi al centro. La bambina lo fissò attonita con le manine incollate alla finestra, non riusciva a capire cosa avesse intenzione di fare.

Lo strano personaggio, prese una freccia dalla faretra che teneva appoggiata sulle sue spalle ( e che fino ad allora, la bimba non aveva ancora notato) e dopo averla incoccata per bene sull’arco, scoccò la freccia in direzione del cielo.

Nel lasso di un solo nanosecondo, la pioggia cessò. Le nuvole si diradarono lasciando finalmente spazio alle stelle nel firmamento.

La bambina, che aveva visto tutto, si infilò velocemente il cappotto e schizzò fuori alla ricerca di colui che aveva appena salvato le festività natalizie, ma di quell’uomo non ci fu più nessuna traccia.

Passarono gli anni, e la bambina, divenuta ormai anziana con i nipotini al seguito, ciondolava sulla sua sedia a dondolo raccontando loro una fiaba di natale. Improvvisamente, uno dei nipotini si alzò andando verso la finestra e sbuffò sconsolato –Uffa, nonna. Sta piovendo-

La nonna sorrise e alzandosi dalla sedia, raggiunse il nipote. Gli accarezzò i capelli e gli disse – non preoccuparti, ci penserà l’arciere-

-L’arc … che?- chiese il nipotino perplesso.

Lei sorrise nuovamente rivolgendo lo sguardo in un punto ben preciso della strada. Ed ecco, lo rivide. L’arciere (così lo aveva chiamato) pronto a lanciare un altro dardo e salvare l’ennesimo natale. Non disse nulla, ritornò a sedersi e a riprendere il racconto lasciato in sospeso, sapendo perfettamente che lo avrebbe rivisto anche nei natali successivi.



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