annina

Annina

Fiaba pubblicata da: Paola Baldini

 

Era piccola, ma così piccola da non sembrare nemmeno una bambina vera. Anna era il suo nome, ma la chiamavano Annina perché il diminutivo sembrava molto più adatto a lei. Misurava 2 centimetri dalla cima dei capelli alla punta del tallone ed era la bambina più piccola del mondo.

-Crescerà- dicevano i suoi genitori

-Diventerà normale- aggiungevano

-Si sistemerà- continuavano

Ma gli anni passavano e Annina non cresceva, non diventava normale, non si sistemava.

La mamma non aveva retto al dolore, se ne era andata, lasciandole, chissà perché solo una monetina d’argento, con inciso il suo nome. Il papà, invece era un omone burbero e scontroso e si era affezionato a quell’essere minuscolo fino a non vederne più neanche l’evidente particolarità, forse perché la sua vista passava attraverso il cuore.

Annina avrebbe avuto tutti i motivi per sentirsi infelice, diversa, sola, anche perché non aveva amici. Gli altri bambini non la conoscevano e comunque sarebbero stati troppo grandi per lei. Ma quel giorno no, quel giorno era diverso, avrebbe compiuto 5 anni, e lei si sentiva la bambina più felice del mondo!!!

Il suo papà la teneva nascosta perché quella bimba così piccina era, a suo dire, troppo indifesa per poter entrare nel mondo, allora la custodiva con cura come il più prezioso dei tesori. In casa però si ostinava a trattarla come una bambina normale e Annina era cresciuta normalmente, come una qualunque piccina della sua età. Certo la sua camera era un po’ particolare, ricavata com’era sul primo ripiano della vecchia libreria dello studio. Dormiva in un guscio di noce (l’albero cresceva nel suo giardino e il suo papà era stato molto orgoglioso di costruirle il lettino con le sue mani); accanto al lettino, sempre sulla mensola, faceva bella mostra di sé, una pratica scrivania, tutta dipinta di giallo-canarino, ricavata sempre dalla stessa pianta e costruita sempre dalle stesse amorevoli mani. L’armadio aveva 6 antine e le grucce per gli abitini avevano rappresentato davvero un problema, perché grucce così minuscole non si erano mai viste e grande era stata la disperazione del papà quando, dopo aver girato tutti i negozi del centro, non aveva trovato il modo di appendere i colorati abitini di Annina nella prima anta dell’armadio nuovo.

-Papà- disse Annina-per il mio compleanno, vorrei un bel regalo!

-Cosa?-rispose l’omone mentre con la punta delle dita sistemava il piccolo fazzoletto che serviva da lenzuolo all’improvvisato lettino.

-Vorrei…vorrei…vorrei…una bella mela, rossa, dolce e succosa!

-Va bene, ne andremo a cogliere qualcuna oggi pomeriggio, solo per te.

Quando Annina si ritrovò davanti  un bel pomo gigantesco e profumato, lo abbracciò con tutto il suo corpo cominciando a mordicchiarlo felicemente e riempiendosi la bocca di piccole e zuccherine briciole bianche. Accanto alla mela c’era anche la piccola moneta d’argento che il papà le aveva conservato per il giorno del suo compleanno. Annina non sapeva cosa fosse, ma le piaceva così brillante e luccicante e allora la chiuse nel cassettino della scrivania, quello destinato ai suoi tesori.

Fu veramente difficile far passare il frutto dalla porticina della camera, ma dopo una serie di “Ooohhhh- forza…dai….spingi…tira…issa…” finalmente una mela un po’ ammaccata prendeva posto accanto alla scrivania giallo-canarino. La festa con il suo papà, la torta, le candeline, tutto era stato perfetto, ma Annina non vedeva l’ora di tornare nella sua cameretta a guardare la sua preziosa mela.

Finalmente arrivò il momento tanto desiderato.

-Andiamo a letto, piccola?- la voce del papà era come sempre rude, ma calda e accogliente alle orecchie della bambina.

Il rumoroso sbadiglio fu già una chiara risposta.

Annina saltò nella manona aperta a forma di conchiglia e papà e bambina si avviarono verso la vecchia libreria.

Appoggiare la testa sul microscopico cuscino e cadere in un sonno profondo fu un tutt’uno.

La notte procedeva calma e silenziosa, quando…

Scrhhh… schhhh…schrhhh…trrrrr….trrrr…ecco, ci sono, finalmente…non è potevo più di star chiuso lì dentro! Oh! Ma che bella bambina! –Ehi, ehi, bambina, ehi, guardami, sono qui…Ma da sotto le lenzuola tutto taceva.

-Ehi, ehi, allora, perché non rispondi?

Annina cominciò a rigirarsi infastidita da quella voce insistente.

-Sono qui, qui, guardami!

Ormai era sveglia.

-Ma chi è?

-Io! Mi vedi?

-E tu chi sei?

Il bruco verde, lungo e un po’ pelosetto si avvicinò al lettino con movimenti lenti e sinuosi.

-Ciao bambina, come ti chiami? Io sono il bruco della mela. Riposavo tranquillo in casa mia quando ho sentito tanti rumori e all’improvviso ho visto una luce accecante. Sei stata tu?

-Io? Ma io ho solo dato un po’ di morsi alla mia mela! E’ mia, sai? Me l’ha regalata il mio papà perché oggi è il mio compleanno!

-Tua? Ma cosa dici! La mia casa non è tua!

-La tua casa? Ma no, è il mio regalo!

-Guarda bambina che ho faticato molto per conquistarmi la mia casa. Credi sia facile, al giorno d’oggi, trovare una mela buona, fresca e accogliente? Con tutti questi frutti strani che ci sono in giro? Non sai quanto ho dovuto girare! Aggiunse il bruco mentre si lisciava dignitosamente la pelle raggrinzita.

La bambina mossa un po’ a compassione…

-Senti, bruchino, facciamo così, la mela è mia e resta qui, ma tu, se vuoi, puoi abitarci dentro. Che ne dici? Anzi, possiamo diventare amici se vuoi, sai, io non ho molti amici…sarà il nostro segreto! Non lo diremo a nessuno! A nessuno! Facciamo così: Di sera, quando sono sola e tu puoi uscire diremo una parola segreta che conosceremo solo io e te. Vediamo un po’…quale potrebbe essere questa parola? Ecco, ci sono! Diremo: Buonanotte buonanotte! Che ne dici?

-Mmmmhhhhhh!!!!!!! Sì, va bene, ma non farmi entrare dentro troppa luce perché non riesco a dormire! E poi “Buonanotte buonanotte” mi piace!

Da allora ogni notte Annina e il suo amico bruco stavano insieme. Al suono di “Buonanotte buonanotte” si raccontavano tante cose, si confidavano segreti e insieme trascorrevano delle ore bellissime.

Una sera come tante Annina si rese conto che il papà ritardava, non sapeva leggere l’orologio, ma di solito quando il sole cominciava pian piano a calare, lo sentiva fischiettare sul viale che portava alla piccola casa nel bosco. Il sole stava calando, era quasi buio e il silenzio era totale.

Sarà stato il suo sesto senso o la sensibilità tipica dei bambini, ma Annina capì subito che il suo papà non sarebbe tornato e che forse non l’avrebbe rivisto mai più. Nessuno poteva avvisarla o aiutarla perché nessuno sapeva della sua esistenza. La sera andava a dormire nel suo guscio e la mattina si alzava, piccola, indifesa, fragile, eppure, per alcuni versi stranamente indipendente.

 L’aiutavano molto le chiacchierate con bruchino.  Le mancava il papà e il suo amico la capiva e la consolava, dandole la forza di andare avanti.

 -Buonanotte buonanotte! E lui usciva dalla sua umida casa, si arrampicava sul lettino e lì si distendeva vicino al corpo minuscolo della sua amica.

-Buonanotte buonanotte- che strano quell’abitudine era rimasta intatta, anche se in casa ormai non c’era più nessuno.

-Buonanotte buonanotte- anche quella sera il rituale si ripeteva -Bruchino Bruchino Bruchino, dove sei? Perché non esci, ti voglio raccontare che cosa ho fatto oggi! Buonanotte buonanotte! Buonanotte buonanotte- insisteva ancora e ancora e ancora.

Niente. Dalla mela non spuntava il musetto ormai tanto familiare e caro.

Uno…due…tre giorni…ormai Annina non li contava più. La sua tristezza era profonda e la sua solitudine, insopportabile. Se ci fosse stato il suo papà si sarebbe certamente accorto del suo stato d’animo, ma lui non c’era e Annina si sentiva disperata.

Annina era sempre più triste e nulla riusciva a tirarle su il morale.

Quella notte la bimba era andata a letto come al solito e come al solito si era addormentata non staccando gli occhi dalla sua grande mela vecchia e solitaria, accanto alla scrivania. Ormai la formula “Buonanotte buonanotte” non aveva più significato per lei. Mai si era sentita nella sua vita, così delusa e amareggiata.

 All’improvviso sentì un alito di vento sfiorarle il viso, qualcosa di impalpabile le fece aprire gli occhi. E fu allora che la vide. Una bella farfalla cominciò a volare nella sua cameretta. Annina aprì gli occhi e…sogno o realtà? S’ incantò a guardarla, mentre apriva le ali colorate e planava delicatamente, per poi riprendere il volo. Com’era bella e leggera! Non riusciva a staccare gli occhi da lei! A un certo punto si accorse che la farfalla aveva lasciato cadere sul lettino qualcosa di duro e lucente, Annina si mise a cercare finchè vide la moneta d’argento nascosta tra le lenzuola. Il ricordo del suo papà tornò cocente e doloroso e lei non riuscì più a trattenere le lacrime.

-Papà, papino, perché mi hai lasciato sola?- balbettava tra un singhiozzo e l’altro.- Papà torna da me- Dicendo quelle parole, stringeva la moneta che si bagnava con le sue lacrime di bambina. A un certo punto le parve di sentire…no, non poteva essere vero…una voce,  le sembrò di sentire una voce…no, non era possibile…non poteva crederci…eppure la sentiva e le era anche familiare.  “Buonanotte buonanotte”. Veniva da quella bella farfalla, la voce a lei tanto cara.

La farfalla era…era…-Bruchino, sei tu?

Il suo amico non rispose, ma si abbassò fino a prenderla sulle sue ali. Annina si aggrappò delicatamente e insieme volarono fuori e mentre volteggiavano nell’aria del tramonto, il sole cominciava a calare. La monetina le cadde di mano e rotolò lungo il viale e fu proprio nel punto in cui si fermò che le sembrò di sentire qualcosa, no, non proprio una voce, più un suono… no, non era possibile…non poteva crederci…eppure lo sentiva e non le era sconosciuto.

La piccola bocca riprese a sorridere, i suoi occhi s’illuminarono di vita e il suo umore arrivò alle stelle quando, indistintamente e senza possibilità di errore, le sue orecchie e il suo cuoricino sentirono forte,  preciso e chiaro l’allegro fischiettare del suo papà che tornava finalmente a casa.

 

 La farfalla planò sulle forti spalle dell’uomo e i tre, sorridendo felici, tornarono verso la piccola casetta nel bosco, mentre qualcuno, dall’alto, sorrideva felice.



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