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Rocco, il ranocchio stonato

Fiaba pubblicata da: MARA MENINO

In una bella notte di primavera, le rane del torrente vicino ad un piccolo paese di mare erano particolarmente in fermento.

Si stavano preparando al loro concerto che ogni sera eccheggiava in tutti i dintorni e richiamava parecchi spettatori tra i quali, anatre, pesci del torrente e anche due simpatici cavalli che alloggiavano nella fattoria vicina.
Tutti volevano assistere al concerto prima di andare a dormire, era un rituale al quale nessuno rinunciava, per questo, le rane andavano molto fiere del loro spettacolo e vi si preparavano con molta dedizione .

Sulla collina vicino al torrente c’erano diverse case dove abitava sia gente del posto che villeggianti di passaggio; la collina quella sera era illuminata più del solito poichè molti erano venuti al mare per trascorrere qualche giorno di vacanza.
La rana Isabella guardava emozionata le luci in lontananza pensando che quella notte il loro concerto avrebbe avuto un pubblico molto vasto e che, quindi, avrebbero dovuto dare il meglio.

Isabella cantava da diversi anni nel coro delle rane del torrente, ma quella sera era particolarmente emozionata perchè il suo primogenito, Rocco, avrebbe esordito accanto a lei.
Fare parte del coro delle rane era davvero un privilegio, Rocco ne era consapevole, per questo, non sapeva come farsi passare la tremarella.
La sua mamma era convinta che lui fosse un bravo cantante, ma non ne era affatto convinto, perchè quando i suoi amici lo sentivano gracchiare, schizzavano via come se avessero visto un retino da pesca. Solo Isabella lo guardava affascinato, ma lui sapeva bene che, agli occhi di ogni genitore, il proprio figlio è sempre il migliore e spesso i difetti non vengono riconosciuti come dovrebbero.

” Rocco finalmente canti con noi, per te questa sera è un debutto importante e so che non ci deluderai ” aveva sentenziato il vecchio Rospenzo con la sua cravatta rossa mentre si dirigeva verso il palco.
Rospenzo era a capo del coro e direttore d’orchestra dei grilli, una figura importantissima, che incuteva timore a tutti i girini e giovani rane del torrente.
A Rocco a quel punto la tremarella era aumentata ancora di più .

” Non so davvero come fare, voi mi conoscete bene , sapete che farò un disastro! ” disse ai suoi amici Ranabella e Ranegildo che lo guardavano perplessi senza sapere cosa dire.
Rocco era il loro migliore amico e ad ogni sua prova di canto, avevano cercato di resistere applaudendo felici, ma il suono che usciva dal gozzo di quel ranocchio era così tremendo che ogni loro tentativo si era concluso inevitabilmente con la fuga .
” Potresti dire che ti è venuto un tremendo mal di pancia ” suggerì Ranabella.
” Oppure mal di gola! ” aggiunse Ranegildo, ma proprio in quel momento Isabella si avvicinò dicendo al figlio che era ora di andare.

Rocco guardò terrorizzato i suoi amici mentre saltellava dietro alla sua mamma dirigendosi verso il palco di sassi e muschio allestito per l’occasione.
L’orchestra di grilli era posizionata sulle foglie di ninfee che galleggiavano sull’acqua, il coro delle rane era pronto ad attaccare e gli spettatori erano in trepidante attesa.
Il concerto cominciò e nella vallata tutto fu invaso come sempre dal gracchiare armonico delle rane.
I due cavalli della stalla vicina si avvicinarono alla sponda del torrente inebriati da quella melodia.
” Questa sera mi sembrano ancora più intonate! ” nitrì Randa la cavalla marrone con la frangetta nera ” Il vecchio Rospenzo le avrà fatte lavorare duro questa settimana visto il numeroso pubblico atteso per la serata! ” aggiunse Rando dal mantello color stracciatella.

Proprio in quel momento però si udì come uno strano rumore gutturale che prevalse su tutti al di sopra del coro e che eccheggiò distinto in tutta la valle.
” Mamma mia che rana stonata! ” disse una bimba alla sua mamma mentre nella loro casa sparecchiavano il tavolo.
Rando e Randa saltarono sugli zoccoli, Ranabella e Ranegildo schizzarono lontano come sempre e Isabella si girò inorridita verso Rocco il quale poverino, da verde era riuscito a diventare paonazzo .
“Cosa succede?! ” esclamò Rospenzo che aveva smesso di dirigere l’orchestra nel momento stesso in cui aveva sentito quel suono orrendo.
” E’ stato Rocco! Non sa cantare! ” rispose una ranocchia impettita dalla fila davanti e a quel punto tutti si girarorno verso il povero Rocco che saltò subito via, lontano da tutti, umiliato dalla brutta figura che aveva appena fatto.
Isabella rimase senza parole, mai si era appena resa conto di quanto fosse stonato il suo figliolo e le dispiaceva per averlo sottoposto a quella tortura.

Ranabella e Ranegildo trovarono Rocco tra i cespugli che piangeva disperato.
” Non fare così, infondo è stato il tuo esordio, forse era troppo presto, vedrai che avrai tempo di andare a scuola di canto e di perfezionarti ” cercava di consolarlo Ranabella, ma Rocco si girò e disse ” A me non piace cantare, non capisco perchè sono obbligato a farlo solo per rispettare quest’usanza! D’accordo tutti ammirano il nostro coro, ma io non voglio farne parte! “.

rocco-ranocchio-stonato-2Quella notte nessuno udì più cantare le rane e Rocco non tornò a casa a dormire.

Isabella si preoccupò molto per lui e pensò più volte a quello che era successo.
Il giorno dopo, appena Rocco rientrò a casa, Isabella decise di mandarlo subito a scuola da Rospenzo il quale era stato da giovane un grande cantante ammirato da tutti e adesso preparava ogni anno decine di rane a cantare nel coro .
Rocco non volle quasi crederci, non riusciva a capacitarsi di come sua madre, dopo averlo ascoltato la sera prima ed aver visto la sua reazione dopo il disastro, continuasse ad insistere con quella storia.
Rospenzo fu titubante quando Isabella gli fece la proposta di allenare suo figlio, da buon esperto, sapeva bene che la situazione era pressochè irrecuperabile, ma vista la disperazione della madre, decise di dare ancora una possibilità a quel ranocchio stonato.
Rocco cominciò ad allenarsi tutti i giorni sotto la guida severa ed esperta di Rospenzo.

Ranabella e Ranegildo lo seguivano in lontananza per infondergli coraggio, ma il ranocchio era sempre più stonato e sempre più triste.
L’unica cosa che lo consolava era poter vedere da vicino l’orchestra di grilli ed osservare i bellissimi strumenti musicali che suonavano ogni sera.
Anche Rando e Randa si erano resi conto che per quel poverino non c’era speranza di entrare nel coro e volevano cercare di aiutarlo a prendere coraggio affinchè potesse parlare sinceramente con sua madre e convincerla a rinunciare.
” Rocco non ce la farà mai, dobbiamo aiutarlo ” disse Rando perplesso dopo aver ascoltato l’ennesimo acuto stonato ” Parleremo noi con Isabella se non si deciderà il piccolo”.

Una sera tardi però, dopo aver finito la sua lezione, Rocco si fermò come sempre a contemplare gli strumenti musicali che tanto attiravano la sua attenzione.
Ne era molto affascinato, aveva sempre adorato ascoltare le melodie che uscivano da quegli strani aggeggi e gli sarebbe piaciuto molto provare a suonarne uno.
Così, visto che la scuola era ormai deserta, decise di approfittare di quel momento e prese in mano un’arpa.
Subito scattò in lui un’emozione nuova ” Wow! ” esclamò ” Com’è bella! “.
Gli occhi gli luccicavano poi si mise comodo e , tirando un bel sospiro, incominciò a sfregare le sue zampe palmate sulle corde. Quello che accadde fu davvero incredibile: una melodia dolce e raffinata pervase il torrente e le case vicine.
Rocco fu subito allietato da quel suono e continuò come se nulla fosse, come se avesse suonato l’arpa da tutta la vita.
Udendo quella bellissima melodia, Rando e Randa, Rospenzo, Isabella, Ranegildo, Ranabella, insomma tutti, saltarono fuori dalle loro case sorpresi.
” Chi è che sta suonando così bene? Le mie orecchie non sentivano accordi così da anni ormai!” boffonchiò Rospenzo dirigendosi a gran carriera verso la scuola.
Le altre rane gli saltellarono subito dietro curiose anche loro di sapere e, quando finalmente videro Rocco seduto su un sasso con la sua arpa, rimasero senza parole.
Il ranocchio era perfettamente a suo agio e regalò un momento magico a tutti non curandosi questa volta degli spettatori.
Isabella accorse insieme a Ranabella e Ranegildo e nel vedere Rocco suonare, piansero lacrime di commozione.
” Non me lo aveva mai detto. Se solo avessi saputo…” disse Isabella emozionata.
Al termine della sua esibizione, Rocco si guardò in giro sorpreso e stralunato nel vedere le espressioni sognanti delle rane, ma si sentiva al settimo cielo, colmo di gioia per l’emozione appena provata nel suonare quell’arpa.
Adesso sapeva perchè non gli piaceva cantare. Lui voleva suonare.

Vedendo la mamma ed i suoi amici cercò di dire qualcosa, ma loro lo precedettero saltandogli vicino per abbracciarlo.
” Sei stato bravissimo figliolo, scusami, io volevo che seguissi la mia strada e la tradizione di noi rane obbligandoti a cantare, ignoravo il fatto che non siamo tutti uguali e che ognuno di noi deve scoprire e seguire il proprio talento.”
” Non lo sapevo nemmeno io mamma, sapevo solo che sono stonato e che adoro gli strumenti musicali! Questa sera ho provato qualcosa di indefinibile suonando l’arpa, credo sia questa la mia strada! ” disse Rocco abbracciando la mamma.
” Un ranocchio che suona non si è mai visto! ” esclamò all’improvviso Rospenzo facendo sobbalzare tutti.
” Ma se questo vuol dire ascoltare una melodia così bella arricchendo non solo il coro, ma tutta la nostra comunità di rane, allora ben venga! Rocco sei ufficialmente nell’orchestra dei grilli ed avrai la tua arpa personale! “
Tutti si misero ad esultare e Rocco fu il ranocchio più felice del mondo. Finalmente aveva trovato la sua identità e non si sentiva più inferiore agli altri.
” Ognuno ha il suo talento e deve sfruttarlo! ” esclamò colmo di gioia e da quella sera non ci furono più rumori strani e gutturali nel coro delle rane, ma tutta la vallata, compresi gli umani, poterono udire canti e melodie sublimi godendosi appieno le serate estive.



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