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Il fabbricante di alberi d’acciaio

Fiaba pubblicata da: Marcella Geraci

Aisha non si stancava mai di fare domande e suo nonno, un vecchio capo tribù, rispondeva sempre.

Una sera, vedendo il sole sparire fra le colline, Aisha chiese al nonno: “dove va il sole?”

“Torna a casa” rispose il vecchio capo tribù. “Proprio come gli uomini e le donne dopo il lavoro.”

“Qual è la sua casa?” ribatté allora la bimba.

“Un bosco di querce da sughero grande e verde, dove il sole abita insieme ad altre creature.”

“Dai racconta!” incalzò Aisha.

“Nel bosco vivono persone, querce, corbezzoli, palme nane, ginestrelle, conigli, donnole, volpi, ghiri, poiane, vipere, coleotteri e molti di più! La sughereta è un vero tesoro ed è rispettata da tutti, soprattutto dopo un orribile fatto accaduto tempo fa.”

“Quale fatto?” Riprese la bimba, chiedendo al nonno di raccontare la nuova storia.

“Un brutto giorno, un mago cattivo ed egoista si trovò dalle parti del bosco. Il mago aveva i capelli grigi e non perché fosse saggio. Il fumo delle sostanze velenose che aveva inventato, gli aveva annerito la testa, la pelle e i denti. Eppure l’uomo si sfregava le mani dalla contentezza perché trascorreva le sue giornate a contare rettangoli di carta con impressi strani numeri: un bilione, due trilioni, quattro quadrilioni, un decalione e tanti altri “lioni”.

Quando vide la sughereta, il malvagio pensò di abbattere le querce per piantare lunghi alberi d’acciaio che fabbricavano venti di guerra. Così, al posto dell’aria pulita dei sugheri, quel vento carico di odio si impadronì del bosco e lo rese inviso agli uomini e alle donne di tutto il pianeta, che temevano di essere uccisi dalla guerra. Gli abitanti del bosco si ammalarono per colpa del mago e il sole non fece più ritorno a casa, costretto, dopo il tramonto, a vagabondare e rubare  il cielo alla luna, lasciando le notti senza buio.

Non è difficile immaginare che nessuno al mondo poté più dormire. Solo il perfido mago era contento, perché misurava la sua potenza con quegli strani rettangoli di carta che aumentavano con la tristezza del sole, le malattie delle persone e la scomparsa degli animali e delle piante. Finchè un giorno le cose cambiarono.

Mentre camminava per il bosco, il perfido mago volle bere l’acqua da un ruscello, ma era nera come la pece! Allora raccolse un frutto per mangiarlo, ma era appassito! Prese un coniglio per il pranzo, ma era già morto per una malattia! Così a forza di mangiare, bere, respirare e dormire male, anche il mago si ammalò e nessuna pozione potè aiutarlo.

Preso dalla disperazione e sfigurato dai venti cattivi che aveva creato, l’uomo camminava in lungo e in largo, gemendo per il dolore. “Cosa devo fare per guarire?” Gridò, sconsolato.

“Devi solo permettere al bosco di respirare, al sole di ritornare e alle creature di vivere in pace. Anch’io prima ero un uomo, ma adesso sono nel vento” disse l’anima di un elettricista, volata via per colpa degli alberi d’acciaio e dei pochi rettangoli di carta avuti dal mago per occuparsi di quelle strane piante di morte. L’elettricista aveva utilizzato quei rettangoli per comprare del cibo, fino a quando si accorse che i pezzi di carta non servivano al suo corpo malato e che acqua, carne e frutta non erano più commestibili.

Anche il mago se ne accorse e capì la lezione. Così decise di trasformare gli alberi d’acciaio in magnifiche querce da sughero e tutto tornò come prima.”

“Si è fatto tardi nonno. Visto che il sole ha di nuovo casa e che il buio è tornato ad abitare la notte, vado a nanna anch’io” disse Aisha, mentre indossava il suo pigiama. Prima di addormentarsi però, la bimba fece volare un pensiero nel cielo. Esiste una sola cosa nemica della terra e questa cosa si chiama guerra.



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