finestra

La finestra di dietro / 1

Fiaba pubblicata da: Redazione

“Voglio sapere cosa c’è dietro!”, urlò il re. In fondo, per il re, tutto è legittimo. Il re si fa le leggi da solo, credo pure possa dominare se stesso. Il re ha diritto di sapere cosa c’è dietro. Il re possiede pure il dietro, che detta così non viene bene, ma l’ha detto il re.


“Aprite”, gracchiò il ciambellano con la bocca sporca di zucchero. Sarà stata la ciambella. Ma tutto taceva dietro la finestra. Che poi non so nemmeno come potrebbe parlare il dietro di una finestra. Ma il re è il re.

“C’è un tesoro, ma c’è pure il fantasma lì dietro” disse una canuta passante che sembrava lei stessa un fantasma sopraffatto dal riverbero del muro bianco. “Se lo dice un fantasma, deve essere proprio vero” pensarono le guardie del re, sempre guardinghe e anche un po’ guardone.

“Aprite!”, urlò di nuovo il ciambellano che non si rassegnava. Anche, a dirla tutta, non si sa se fosse inquieto per la fine della ciambella o per quella finestra chiusa.

Ricordo pure che non si capiva bene nemmeno a che casa appartenesse, non c’era una porta da nessuna parte da cui si potesse entrare e la finestra si sa, è fatta per essere aperta dall’interno, mica si possono violare le regole de regno. E l’editto era chiaro: “le finestre si aprono dall’interno”. L’ha detto il re.

“Apriamo la finestra!” disse il re. Ma il re può disubbidire al re? No, nessuno può disubbidire al re. Ma il re può tutto, quindi può. O no?

Le guardie facevano un passo avanti e uno indietro. Ne usciva strana marcia sottolineata dal rutilante rullo dell’araldo che faticava a tenere quel pazzo passo. Resta il fatto che le guardie guardinghe in ogni caso avrebbero disubbidito al re. Testa mozzata assicurata. E non è bella da vedere una guardia guardinga reale senza testa.

Si fece avanti lo scemo di corte e con quel sorriso sperduto lungo le vie dell’illogicità affermò con finta consapevolezza: “e se fossimo noi all’interno?”.

… to be continued … forse, se il delirio soliloquiante dovesse proseguire anche nel prossimo sogno. Ops, pardon.



L’espressione catatonica è di quelle che, mute, alzano gli occhi a guardare l’Atomium, alla ricerca del punto di equilibrio. Ci si chiede quale sia l’architetto e si scopre che alla base del progetto c’è la migliore, in assoluto, nessuno meglio di lei da sempre. Si chiama Natura, perchè l’Atomium non è altro che un cristallo di ferro ingrandito 165 miliardi di volte.

Una risposta alla domanda “noi cosa lasceremo?” che il turista distratto si pone osservando gli scorci della Grand Place. La commistione da sempre affascina chi ha il desiderio di vedere oltre la staticità e spaventa chi vede cadere i propri canoni dietro la smisuratezza innovativa.

E salta fuori che a volte, per trovare un tesoro, invece di scavare, si deve guardare in alto.



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